Discriminazioni sessuali, veglia di preghiera con il vescovo: senza esitazioni, incontro all’umanità di ognuno

Mons. Napolioni ha guidato un momento di preghiera nella chiesa della Beata Vergine di Caravaggio a Cremona

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«Qui senza esitare, non a condividere idee ed approvare scelte di vita, ma a compiere un incontro umano e a costruire una fraternità cristiana, a ricevere insieme lo Spirito perché ogni uomo chiama la Chiesa e la Chiesa ha il compito di andare incontro a ogni uomo».

Questo l’invito del vescovo Napolioni durante la preghiera con le persone che soffrono a motivo della loro identità e del loro orientamento sessuale tenutasi nella serata di venerdì 16 maggio, alla vigilia della Giornata internazionale per il superamento dell’omotransfobia, presso la chiesa parrocchiale della Beata Vergine di Caravaggio a Cremona.

L’incontro presieduto dal vescovo di Cremona, si è aperto con la lettura di un passo degli Atti degli Apostoli, quello dell’incontro di san Pietro con Cornelio che ha orientato la riflessione di mons. Napolioni: «È Cornelio – ha osservato – che chiama Pietro, che lo manda a chiamare. Questo ci dice che l’iniziativa di Dio ci viene incontro dalla vie più impensabili, dai fratelli e sorelle che immaginiamo non ne abbiano il diritto, che invece possono farsi portatori per la loro storia, la loro umanità, per le loro domande di una chiamata di Dio per Pietro e i suoi».

E Pietro, nel brano degli Atti, risponde a questa chiamata senza esitare. «Quanta esitazione oggi – ha quindi commentato il vescovo – quanta diffidenza, maldicenza e violenza si è accumulata nei secoli di fronte a tante diversità, tra cui anche quella dell’orientamento sessuale».

“Ma Dio mi ha mostrato che non si deve chiamare profano o impuro nessun uomo”, si legge ancora nella Scrittura. «Semmai sarà impuro un gesto – ha proseguito Napolioni – sarà profano un atto, ma mai la persona, mai la dignità, il mistero di ognuno di noi».

Lo sguardo va alla comunità cristiana, a una Chiesa che «va in uscita se percepisce i frammenti di mondo che ha smarrito e  la interpellano nella sua maternità». Una Chiesa – è proseguita l’omelia – che «oggi vive un tempo di apprendimento, nella verità di sempre ma nella vita di oggi per essere capace di insegnare in maniera credibile Cristo alle generazioni che verranno. È bello essere una Chiesa che non ha tutto chiaro, ma sta rendendosi conto. Ci fa stare un po’ a disagio, ma c’è un contenuto preciso: “Dio non fa preferenza di persona, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia” ».

 

 

Nelle parole del vescovo un richiamo alle prime parole di Papa Leone XIV: «Lo Spirito non aspetta, precede. Ci apre occhi, mente e cuore al discernimento e dà senso e forza ai gesti che compiamo. Il miracolo della Pentecoste continua: parlare la lingua degli altri. Questo è il senso profondo di ciò che ci ha detto Papa Leone nei giorni scorsi: “Disarmare le parole”. Lo Spirito genera una capacità di dialogo capace di far innamorare della verità sull’uomo e sulla donna. Disarmare i giudizi – ha aggiunto Napolioni – non significa non avere giudizio, ma significa operare un discernimento nello Spirito. E tutta la Chiesa sta cercando di riallenare, non ad affermazioni frettolose di cose da dover fare o di poteri da affermare, perché il cammino sinodale è proprio questa laboriosità nell’ascoltarci tutti, nell’ascoltare chi non è mai ascoltato, non per svendere ma per ritrovare il tesoro e metterlo veramente a frutto».

Un percorso di cambiamento reso visibile anche durante i gesti della veglia nella chiesa della Beata Vergine di Caravaggio a Cremona, che ha proseguito richiamando tutti alla richiesta di perdono e alla promessa di impegno: «Sono i due elementi di un cambiamento non ideologico o strutturale – ha concluso il vescovo – ma interiore, che inizia dalla conoscenza del Signore, in una relazione con lui che dura nel tempo: una fraternità che cresce, una carità senza la quale non è possibile fare verità».

Nella seconda parte della serata si è quindi svolto un momento segnato da alcuni gesti seguendo il dinamismo morte-risurrezione. Il canto del Kyrie ha accompagnato una riflessione a più riprese dalla richiesta di perdono per i momenti in cui “non siamo stati la Tua luce”, seguita dall’affermazione dell’impegno al cambiamento: invocando col canto del Veni Sancte Spiritu i partecipanti a turno hanno portato incenso in un braciere posto ai piedi del cero pasquale, segno di Cristo, a cui guardare – come recita il sottotitolo scelto per l’iniziativa di preghiera – “affinché lo Spirito del Risorto ci renda davvero fratelli”.

Con questo spirito, dopo la preghiera del Padre Nostro si è conclusa la veglia con un caloroso scambio di pace tra tutti i partecipanti e l’invito a portare questa pace nel mondo, come Chiesa capace di annunciare una comunione che parta dal riconoscimento dei peccati, dalla valorizzazione di ciascuno e dal bisogno di guardare a Lui che ci ama e che è “Signore di tutti”.

 

Matteo Lodigiani
TeleRadio Cremona Cittanova
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