Identità di genere e orientamento sessuale: iniziamo a parlarne

Partecipato incontro il 6 maggio a Cremona nella chiesa della Beata Vergine di Caravaggio

image_pdfimage_print

Guardare al vissuto delle persone superando gli stereotipi o ogni forma di pregiudizio, anche a partire dai termini e dal linguaggio usato, per farsi Chiesa più attenta e vicina. Sono questi i “primi passi” di una pastorale che, in diocesi come a livello regionale dopo occasioni di riflessione e confronto, intende guardare a strade nuove di incontro e accoglienza per testimoniare che nessuno è escluso dall’Amore di Dio. E neppure le persone Lgbt+.

In questo contesto, con il coordinamento dell’Ufficio diocesano di Pastorale familiare, ha preso avvio a Cremona l’iniziativa “Egli è il Signore di tutti”. Un percorso in due serate – una prima di carattere formativo e una successiva come momento condiviso di preghiera –  che ha preso avvio la sera di martedì 6 maggio, presso la parrocchia della Beata Vergine di Caravaggio di Cremona, con l’incontro “Identità di genere e orientamento sessuale: iniziamo a parlarne” che ha visto intervenire come relatori Emanuele Bellani, psicologo e presidente diocesano di Azione Cattolica Cremonese, e don Stefano Montagna, docente di Teologia morale e vicario dell’unità pastorale Sant’Omobono di Cremona.

Nella sua relazione, Bellani ha analizzato i quattro pilastri che compongono l’identità sessuale di una persona: il sesso biologico, l’identità di genere, l’orientamento sessuale e il ruolo e l’espressione di genere. Il sesso biologico coinvolge naturalmente il sesso che ognuno ha dalla nascita, da qui lo psicologo ha anche approfondito il tema dell’intersessualità. L’identità di genere riguarda invece «la percezione che il singolo ha di se stesso, a quale genere sente di appartenere». Il concetto di genere ha dunque a che vedere con un aspetto più culturale, varia in base al periodo storico e alla cultura di riferimento. Bellani ha poi chiarito l’utilizzo di termini specifici quali cis-gender e trans-gender: il primo indica un allineamento tra il sesso biologico e l’identità di genere, il secondo identifica un individuo la cui identità di genere è diversa dal sesso biologico. L’orientamento sessuale, ha spiegato poi Bellani in maniera semplice, è «chi mi piace». Infine, ci sono il ruolo e l’espressione di genere che «sono determinati dal punto di vista culturale: come mi comporto in questa cultura, come mi vesto, come parlo». Lo psicologo castelleonese ha concluso il suo intervento con una domanda: «Da dove arrivano tutte queste identità? La cosa che stiamo facendo non è rendere difficile ciò che è semplice, ma dare ragione di una complessità».

L’intervento di don Stefano Montagna intitolato “Pensieri per una navigazione comunitaria” ha affrontato il tema da un approccio teologico e antropologico cristiano. «Se la Chiesa nel corso della sua storia ha affermato alcuni dogmi – ha esordito il sacerdote – dal punto di vista di ciò che riguarda le scelte delle persone non ci sono mai stati pronunciamenti definitivi perché, pur essendoci degli insegnamenti, c’è anche la delicatezza nel riconoscere che rispetto al modo di vivere e di essere non riusciamo a vedere tutto con gli occhi di Dio». Il concetto fondamentale che don Montagna ha poi voluto trasmettere al pubblico numeroso raccoltosi in chiesa è stato quello di rispetto, aggiungendo: «Gesù non dà semplicemente la vita per gli altri, ma dà vita nuova agli altri. La nostra riflessione deve quindi portarsi nelÒ cercare di dare vita agli altri, forse anche secondo criteri e parametri che non sono nostri». 

Citando a più riprese l’esortazione apostolica Amoris Laetitia di Papa Francesco, don Montagna ha chiuso l’incontro con una riflessione finale: «C’è un quadro di riferimento, un riconoscimento di un’origine che orienta il nostro cammino, ma insieme siamo attenti ai passi possibili di una persona, riconoscendo che c’è un bene che siamo chiamati a tutelare e custodire. C’è un’esigenza di verità, il desiderio del credente di riconoscere gli spazi di bene in cui il Signore semina. In quest’ottica, di riconoscere la verità delle persone, c’è bisogno di narrazione. Sarebbe interessante se dal punto di vista dell’incontro personale fossimo in grado di creare uno spazio di conoscenza e incontro reciproco perché non si rischi che il filtro dell’idea diventi superiore alla realtà e alle sue sfaccettature che sono un bene da riconoscere».

Venerdì 16 maggio, sempre alle 21 presso la parrocchia della Beata Vergine di Caravaggio, vi sarà un momento di preghiera comunitario guidato dal vescovo Antonio Napolioni, per e con quanti soffrono a motivo di discriminazioni legate all’identità di genere e all’orientamento sessuale, e per la promozione di uno stile di fraternità realmente ispirato all’amore evangelico “offerto per ogni persona senza eccezioni”.

Giulia Gambazzi
TeleRadio Cremona Cittanova
condividi su