Ha voluto essere una giornata di ascolto e discernimento, e non tanto di programmazione pastorale, il Convegno diocesano che sabato 27 settembre si è svolto in Seminario. Una occasione di riflessione a partire dalla Lettera agli Efesini, individuata in Diocesi come punto di riferimento del nuovo anno pastorale. In modo da capire «perché può essere un paradigma della Chiesa del nostro tempo» – ha detto il vescovo nell’introduzione – e aiutando a capire «a che cosa ci chiama e di che cosa ci nutre». Un compito affidato alla biblista marchigiana Rosanna Virgili, che ha proposto un’articolata riflessione a partire da un Dio che si fa Padre di una umanità che, da fratelli, non può più vivere quella solitudine che si traduce in divisione e odio.
L’appuntamento è stato a partire dalle 9.30 nel salone Bonomelli del Seminario di Cremona, gremito di sacerdoti, diaconi, religiose e religiosi insieme a tanti laici, oltre duecento.
Dopo la preghiera inziale, l’introduzione da parte del vescovo: «Quello che stiamo per affrontare – ha detto – è il secondo dei tre momenti di grazia con i quali iniziamo il cammino dell’anno pastorale. Domenica scorsa abbiamo vissuto il pellegrinaggio diocesano a Caravaggio. Oggi ci apprestiamo a condividere una giornata di riflessione, di formazione, di scambio, di orientamento. Domani sera la grazia della concelebrazione eucaristica con le cinque ordinazioni diaconali, che non riguardano solo le persone, le famiglie, gli amici degli ordinandi, ma sono un dono di grazia da spartire con tutto il popolo di Dio».
Il vescovo ha poi presentato la nuova programmazione pastorale, ringraziando chi ha servito negli anni scorsi e accogliendo i nuovi collaboratori. Ha ricordato che il lavoro nasce da un discernimento condiviso nei consigli diocesani e si ispira all’immagine del “lievito di pace e di speranza”, scelta anche per il Sinodo. Infine, richiamando i 50 anni dell’Evangelii Nuntiandi di Papa Paolo VI, Napolioni ha ribadito che il vero rinnovamento non è solo organizzativo, ma conversione delle persone, delle comunità e delle strutture alla missione.
Introduzione del vescovo Antonio Napolioni
La prima parte della mattinata è stata quindi caratterizzata dalla appassionata e competente esposizione della professoressa Rosanna Virgili, scrittrice e docente di Esegesi dell’Antico Testamento presso l’Istituto Teologico Marchigiano, aggregato alla Pontificia Università Lateranense.
Al centro della Lettera agli Efesini – che si articola in due grandi parti, che offrono rispettivamente la visione di una nuova creazione e l’esortazione pratica al cammino per realizzarla – c’è anzitutto la rivelazione di Dio come Padre, introdotto da Gesù: un Dio non soltanto creatore dall’alto, ma come Padre che parte dal basso, dai figli, e che ascolta il grido degli uomini e dei popoli oppressi. Un Padre che non è di un solo popolo, ma di tutti, perché «in Lui ci ha scelti prima della creazione del mondo» con «il concetto di elezione che non è più divisivo».
Nella sua esposizione ha poi indicato Gesù, nuovo Adamo, come ministro della nuova creazione, che con il suo sangue e con la sua vita donata ha portato redenzione e perdono, trasformando il sangue di morte in sangue di vita. L’elezione dell’umanità non è più allora privilegio di un popolo solo ma, in Lui, diventa universale e anteriore alla creazione del mondo.
La biblista ha intrecciato la lettura teologica con riferimenti concreti alla storia e all’attualità: i bambini privati del padre dalle guerre, le stragi moderne, il rischio di strumentalizzazione delle Sacre Scritture per giustificare la violenza, come sta accadendo con l’utilizzo di nomi e di riferimenti biblici per alcune armi, come ad esempio la “fionda di Davide” o i “carri di Gedeone” dell’Idf. «Questa è per me è una ferita enorme, quindi io vengo qui anche per supplicarvi di custodire la Scrittura, testimoniandola». E ancora: «Non riesco più ad accendere la televisione. Mi ferisce troppo vedere continuamente morti e sangue. È come ritornare a Caino. È come non avere mai avuto la Lettera agli Efesini».
La Virgili ha poi ricordato come la fede non sia opinione, ma annuncio della Risurrezione, da testimoniare con un’sperienza di prossimità a chi soffre, come fecero le donne dopo aver visto il sepolcro vuoto. La Chiesa è madre e costruttrice di questo mondo nuovo, chiamata a testimoniare fraternità, condivisione, giustizia.
Infine, ha esortato a custodire la Scrittura nella sua verità, a non tacere davanti alle ingiustizie e a vivere la fede come sapienza per il futuro, piuttosto che come nostalgia del passato. «L’umano è una scelta – ha detto la biblista – e noi tutti i giorni possiamo scegliere se essere bestie o icona di Dio». E ha concluso: «La Lettera agli Efesini ci consegna un orizzonte di luce e di speranza: il disegno di Dio di ricapitolare tutte le cose in Cristo, capo e fondamento di una nuova umanità».
Intervento della biblista Rosanna Virgili
Alla fine dell’esposizione e dopo un lunghissimo applauso, che Napolioni ha definito «liberatorio», data l’intensità dell’intervento e la sua profondità, il vescovo ha ricordato che «tra un mese esatto dovrei essere in volo insieme agli altri vescovi lombardi verso Tel Aviv. Saremo lì tre giorni, a nome vostro. Ci aiuterete con la vostra preghiera, non tanto perché dobbiamo tornare sani e salvi, il che dovrebbe essere abbastanza facile e non è il maggiore dei problemi, ma perché questo pellegrinaggio sia davvero un segno di testimonianza, di fede, di convinzione, di impegno per questo mistero incarnato che Dio ha scritto nella nostra carne, nella nostra realtà».
I lavori del convegno sono continuati quindi con un laboratorio di approfondimento della Parola a gruppi, i cui spunti di riflessione, dopo il pranzo, sono stati ripresi in assemblea, con le conclusioni affidate ancora alla professoressa Virgili.
Le conclusioni del convegno
Alle 16.30, nella chiesa del Seminario, la chiusura della giornata con la preghiera del Vespro presieduta dal Vescovo.
Domenica sera alle 20.30 in Cattedrale l’ordinazione di cinque diaconi