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Esempi di innovazione e cura del Creato: giornata di riflessione sulla transizione ecologica alle Colonie Padane
Testimonianze ed esperienze nell'evento proposta dalla la Zona III in occasione del "Tempo del Creato"

«La transizione ecologica è “insieme sociale ed economica, culturale e istituzionale, individuale e collettiva” ma anche ecumenica e interreligiosa»: queste le parole del messaggio dei vescovi per la 16ª Giornata della custodia del Creato che riassumono l’evento di sabato 25 settembre presso le Colonie Padane di Cremona.

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Università Cattolica, il Campus di Santa Monica apre al futuro, tra offerta formativa e passione per l’umano
I presidi delle facoltà di Economia e Scienze agrarie raccontano i primi giorni della ri-partenza nella nuova sede di Cremona

Dopo un anno e mezzo di distanze e vuoti colmati solo in parte dalle possibilità offerte dalla tecnologia applicata alla didattica, si può dire che per il nuovo campus dell’Università Cattolica viva proprio in questi giorni il suo “varo” reale.

A raccontare i primi giorni dell’anno accademico nel nuovo campus dell’Università Cattolica nell’ex monastero di Santa Monica a Cremona, è l’ultima edizione di Riflessi Magazine, il mensile digitale della diocesi di Cremona, che dedica all’Ateneo un servizio nell’edizione “Onde” con un ampio reportage fotografico dalla sede di via Bissolati e le parole dei due presidi delle facoltà che propongono i propri corsi nella sede cremonese: «Questo anno e mezzo – riflette il professor Marco Trevisan, preside della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali – è stata una perdita umana e culturale per tutti. Ora l’aspettativa più importante è quella di lasciarsi alle spalle tutti i problemi legati alla pandemia e tornare a vivere la vita universitaria». «Cerchiamo con tutte le nostre forze – guarda avanti anche la professoressa Anna Maria Fellegara, Preside della Facoltà di Economia e Giurisprudenza – di iniziare una nuova fase che ha bisogno di ripartire dalla formazione delle persone, che sono il motore di una nuova fiducia per un Paese come il nostro, avanzato, ma fortemente provato».
Una nuova fase che richiede tanta voglia di scoprire quanta capacità di costruire. Cremona, la città e il suo territorio, vede la strada che si apre: è il suo futuro a muoversi nei cortili eleganti e moderni del complesso monumentale: «Tecnologie all’avanguardia dentro tutto questo italian style», descrive ammirata una studentessa olandese.

Le immatricolazioni crescono. La Cattolica di Cremona è già passata da 400 a 600 nei sei corsi e tre master offerti dalle due facoltà. L’obiettivo è quello di arrivare ad esprimere tutta la potenzialità di accoglienza, servizio e didattica del campus che può arrivare fino a 1200 studenti. «Pensare di triplicare la presenza in una città – ragiona Trevisan – significa guardare con fiducia a un grande traguardo». La sensazione è di essersi appena alzati sui blocchi di partenza… Il preside raccoglie la metafora olimpica e sorride guardando le aule e i laboratori, grandi, moderni e attrezzati: «Per noi questo è già un salto in alto da record mondiale».

E mondiale è la vocazione dell’offerta formativa, in particolare per la facoltà di Scienze agrarie che propone tre corsi di laurea magistrale in lingua inglese che richiamano studenti da tutti i continenti: «Il bacino tradizionale dei nostri corsi raccoglie ragazzi da Asia, Africa e Sudamerica, e i corsi in double degree generano scambi continui tra Italia e numerosi paesi europei coma Francia, Olanda, Germania, Svezia, Belgio… Quest’anno tutti questi studenti stranieri torneranno a frequentare in presenza».

Nelle classi di Santa Monica il 20-30% degli studenti arriverà dall’estero, in un clima generale di contaminazione che riguarda l’approccio alle discipline di studio come l’incontro tra culture: interculturali e interdisciplinari. A Cremona infatti Economia e Scienze Agrarie progettano e lavorano in stretto contatto per dare vita a corsi di laurea capaci di allargare lo sguardo su una realtà complessa: «Al centro di percorsi – continua Trevisan – c’è il tema dello sviluppo sostenibile che guarda certamente alle dinamiche ambientali nei processi di produzione, ma pone anche grande attenzione alla sostenibilità sociale ed economica».
Legame con il territorio e apertura mondo, questa la dinamica su cui si gioca la capacità innovativa e la conferma di qualità dell’offerta formativa della università Cattolica a Cremona in particolare. «In città come Cremona e Piacenza – commenta la preside Fellegara – si vive bene e i nuovi spazi di cui disponiamo offrono nuovi stimoli per ri-partire, ri-pensare. Non si tratta di tornare a qualcosa che esisteva prima, ma di esporsi al nuovo».
Il post-lockdown, il ritorno in presenza, lo sconvolgimento dei paradigmi e la spinta a ripartire… «Le fragilità che questo periodo ha portato alla luce possono aver fatto danni – riflette la preside della facoltà di Economia e Giurisprudenza – ma in fondo ci insegna anche che non possiamo inseguire una felicità ad ogni costo. Possiamo costruire una nuova fiducia». E per farlo servono i giovani. Questi giovani nati nel nuovo millennio che lasciano le loro case, le loro città, la loro comfort-zone per crescere, conoscere, stringere legami e immaginare un futuro.

Una giovane, jeans, lunghi capelli castani, giacca elegante e zaino con la scritta “Built to resist” si affaccia al punto informazioni. Sono le 9.50 e la sua prima lezione sarà tra 40 minuti. C’è tempo per godersi il sole fresco sulle panche nel parco verde. Qualcuno prova il caffè del bistrot, altri hanno già aperto il laptop sui tavoli sotto al portico, alcuni prof stanno già spiegando il programma del corso. Il personale del Servizio di orientamento lascia l’ufficio per accompagnare una ragazza dai tratti sudamericani che in perfetto inglese chiede dove si svolgerà il Welcome day per le matricole inizia alle 10.30 ma alle 9 c’è già movimento nel grande corridoio del Magazzino Carri.

Santa Monica è viva e l’eco di questo brulicare si sta già propagando nel quartiere, nella città, nel tessuto produttivo del territorio che guarda con grande interesse e speranza al grande di laboratorio di formazione che scalda i motori, nell’ambito agri-food come in quello dell’innovazione tecnologica, particolarmente coinvolto (sono oltre trenta le aziende partner, locali, nazionali e internazionali) dal nuovo corso di imprenditorialità digitale che si pone come obiettivo quello di formare una nuova generazione di imprenditori del settore digitale, attraverso il contatto diretto con gli stakeholder di settore e una didattica innovativa. «Il confronto con il mondo del lavoro – spiega infatti Fellegara – sarà con le imprese e le rappresentanze professionali, ma anche con tutto ciò che si muove fuori da queste categorie. Pensiamo al mondo delle start-up e ai tanti giovani che sono già imprenditori prima ancora di saperlo e si lanciano con le loro idee. Superando l’approccio di una didattica orientata allo studio della storia delle discipline, cercheremo di offrire ai nostri studenti gli strumenti per riconoscere gli elementi rilevanti e interpretare i fenomeni. Li stimoliamo a progettare, a pensare di fronte ai problemi».

L’obiettivo è dunque quello di offrire strumenti di conoscenza in grado di strutturare la creatività delle nuove generazioni, perché sia in grado di esprimersi al massimo del proprio potenziale: «Non possiamo sapere oggi cosa servirà al mondo di domani. Non abbiamo la pretesa di insegnare ciò che serve. Ma abbiamo la responsabilità di non perdere le persone, il loro potenziale per la comunità».

Questo raccontano i primi giorni di “vita vera” universitaria a Santa Monica: una struttura adatta, bellissima e funzionale, accesa dalla presenza delle persone. «Qui sta la sfida– sorride la preside Fellegara – che l’Università affronta ogni giorno, quella della formazione umana. È vero, abbiamo una “cassetta per gli attrezzi” adeguata, è la qualità della nostra formazione; ma la nostra missione è preparare gli studenti a un esercizio costante della coscienza».
Professionisti, ma soprattutto persone, adulti capaci di scelte mature e innovative, di rispetto e relazioni. «A Cremona o Piacenza, in Lombardia o nell’Emilia, in Italia, in Europa… Se ognuno farà la sua parte, se ognuno sarà nelle condizioni di dare il meglio di sé, allora potremo affrontare con fiducia il futuro». Il futuro di tutti, che non è mai stato così vicino.

 


L’offerta formativa

SCIENZE AGRARIE, ALIMENTARI E AMBIENTALI

Lauree triennali

  • Scienze e tecnologie alimentari

Lauree magistrali

  • Agricultural and food economics
  • Food processing: innovation and tradition
  • Livestock and agro-green innovation
  • Innovazione e imprenditorialità digitale

ECONOMIA E GIURISPRUDENZA

Lauree triennali

  • Economia aziendale
  • Lauree magistrali
    Innovazione e imprenditorialità digitale

MASTER

  • Agri-food business”
  • Tecnici commerciali e marketing delle agro-forniture

Pellegrinaggio diocesano: «Qui nella casa di Maria, impariamo a farci piccoli gli uni per gli altri»
Il vescovo ha presieduto la Messa di apertura dell'anno pastorale nel Santuario di Caravaggio

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Il tradizionale appuntamento al Santuario di Caravaggio all’inizio dell’anno pastorale si è rinnovato nel pomeriggio di domenica 26 settembre in modo inusuale. Non solo perché il maltempo ha impedito di ritrovarsi negli spazi esterni, ma perché la preghiera si è fusa con i colori e le note di altri parti del mondo. L’occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, infatti, è stata occasione anche per dare voce alla comunità cattoliche di origine straniera presenti sul territorio diocesano.

Dopo la prima parte di riflessione e testimonianza, alle 16, il vescovo Napolioni ha presieduto l’Eucaristia. Una assemblea partecipata con tanti che, a motivo della capienza ridotta della basilica per le normative covid, non hanno potuto trovare posto all’interno, seguendo la celebrazione all’esterno, sotto i portici del Santuario, mentre la pioggia scendeva battente.

Nelle prime file, oltre alla rappresentanza del Comune di Caravaggio con il sindaco Claudio Bolandrini, dame e barellieri dell’Unitalsi con i malati, e le varie comunità straniere: in particolare quella romena e quelle africane, sia di tradizione francofona che anglofona.

«È bello iniziare da qui ogni anno pastorale», ha subito evidenziato il Vescovo aprendo l’omelia, ricordando come è Maria che «ci permette di ripartire dall’essenziale, senza dubbi». Maria che «tiene assieme tutto», ha detto ancora monsignor Napolioni, facendo riferimento alle diverse tradizioni e carismi chiamati a mettersi in gioco «in quella gara di piccolezza che c’è tra la madre e il figlio».

Piccoli, poveri e profeti le tre parole chiave riprese dalle letture della Messa, una vera «pedagogia di Dio» che non solo deve aiutare a farsi piccoli, ma anche a «coltivare la cura delle piccole cose». In questo senso l’invito è stato chiaro: «Facciamoci accanto gli uni agli altri, senza invadenze, ma con carità». Un atteggiamento che le linee pastorali, dal titolo “Va’ avanti e accostati”, indicano chiaramente come obiettivo del nuovo anno per le comunità.

Così da poter scegliere «vie di giustizia. Le vie della convivenza con chi non viene a minacciare la nostra sicurezza se gli tendiamo la mano, se ci mettiamo in ascolto della sua storia», ha detto con un chiaro riferimento all’odierna Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. E ancora: «Tutti abbiamo diritto di trovare rifugio quando siamo in fuga, quando siamo perseguitati, quando abbiamo perso tutto».

E il luogo di rifugio per eccellenza è proprio il Santuario della Madre, ha detto monsignor Napolioni, che ha affermato: «Qui veniamo a imparare, come ci si accosta gli uni agli altri».

Poi il richiamo al cammino sinodale, che in diocesi sarà inaugurato il prossimo 16 ottobre come nelle Chiese particolari di tutto il mondo, facendo dei prossimi anni «una sosta di ascolto». E anche qui «Maria è maestra di questa profezia. Lei che – ha sottolineato il Vescovo -, Vergine del silenzio, è tutta ascolto».

Altra indicazione chiara guarda all’iniziativa Giorno dell’ascolto, richiamata con l’invito a «fermarsi spesso attorno alla Parola per ascoltare e decifrare il disegno di Dio». «E allora il Signore avrà mano libera – ha concluso – nei nostri cuori, nella vita delle comunità per stupirci con la fantasia del suo amore».

Insieme al vescovo Napolioni hanno concelebrato diversi sacerdoti, giunti con le loro comunità da diverse parti della diocesi, alla presenza anche del vescovo emerito Dante Lafranconi e degli studenti del Seminario diocesano che hanno servito all’altare.

Ad animare la celebrazione con il canto l’unione corale “Don Domenico Vecchi”, in alcuni momenti affiancato dal coro Saint Michel che ha proposto canti in lingua francese, così come anche le preghiere dei fedeli sono state proposte nelle diverse lingue.

 

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«Le nostre assemblee non possono escludere chi è di passaggio»: in dialogo con il Vescovo nella Giornata Mondiale dei migranti e dei rifugiati

La scelta di Gloria e Marco, missionari laici in partenza per il Brasile

«Le nostre assemblee non possono escludere chi è di passaggio»: in dialogo con il Vescovo nella Giornata Mondiale dei migranti e dei rifugiati
Un momento di dialogo e testimonianza con le comunità cattoliche straniere in diocesi ha aperto il pellegrinaggio di inizio anno pastorale a Caravaggio

«Trasformare le frontiere in luoghi privilegiati di incontro dove può fiorire il miracolo di un noi sempre più grande», così il vescovo Napolioni – richiamando il tema della 107ª Giornata mondiale del migrante e del rifugiato – ha raccolto la riflessione offerta dal momento di dialogo che ha aperto il Pellegrinaggio diocesano di inizio anno pastorale presso il Santuario di Santa Maria del Fonte in Caravaggio, che domenica 26 settembre è coinciso proprio con la Giornata mondiale di preghiera per chi lascia la propria terra in cerca di una vita migliore.

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La Parrocchia di Caravaggio ha accolto i suoi tre nuovi sacerdoti
Nella celebrazione di domenica 26 settembre presieduta dal Vescovo, insieme al parroco mons. Giansante Fusar Imperatore si sono insediati il vicario don Andrea Piana e il collaboratore don Bruno Grassi

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È con l’invito a essere profeti, capaci di mettersi in ascolto della Parola come Maria, che il vescovo Antonio Napolioni ha augurato buon cammino alla comunità di Caravaggio, che nella mattinata di domenica 26 settembre ha accolto i suoi nuovi sacerdoti. La parrocchia più grande della diocesi, chiamata da mons. Napolioni a farsi piccola e vicina ai più poveri.

Ben tre i nuovi sacerdoti che hanno fatto il loro ingresso ufficiale: il parroco mons. Giansante Fusar Imperatore (che prende il testimone da don Angelo Lanzeni), il vicario don Andrea Piana (che sostituisce don Matteo Pini, diventato parroco di Arzago e Casirate) e il nuovo collaboratore parrocchiale don Bruno Grassi (al posto di don Giovanni Fiocchi, nuovo parroco dell’unità pastorale Cafarnao). I tre sacerdoti potranno continuare a contare anche sull’ausilio di don Gianni Maccalli, collaboratore a Caravaggio dal 2017, festeggiato in questa giornata per il suo compleanno.

Una tregua del maltempo, che ha costretto a cambiare un po’ i piani organizzativi, ha consentito alla banda di allietare l’arrivo dei sacerdoti e dei numerosi fedeli, giunti anche dalle parrocchie lasciate dai tre sacerdoti, in particolare da Soresina, ben distinguibili dalle loro magliette gialle, e con anche il sindaco Diego Vairani. Presenti con i propri labari anche le associazioni del territorio e in uniforme gli scout del Caravaggio1.

Il benvenuto ufficiale, però, è stato nell’intervento del primo cittadino di Caravaggio, Claudio Bolandrini, che con lo sguardo rivolto ai tanti presenti ha sottolineato l’importanza di questo momento. Quindi uno sguardo alla «complessa, disponibile e generosa» realtà caravaggina, con la richiesta al nuovo parroco di aiutare l’intera comunità a sentirsi tale. Ai tre nuovi sacerdoti ha voluto quindi affidare le giovani generazioni, insieme a tutti i bisogni e le fragilità della cittadina.

Dopo il saluto del sindaco, ai piedi dell’altare, è iniziata la Messa, animata dalla corale parrocchiale per l’occasione insieme al coro dell’oratorio e subito caratterizzata dalla lettura del decreto di nomina del nuovo parroco, da parte di don Maccalli. Quindi due gesti di particolare significato compiuti da don Giansante Fusar Imperatore – l’aspersione dei fedeli e l’incensazione della mensa – prima di ricevere il saluto da parte del rappresentante parrocchiale, che non ha nascosto lo sconcerto alla notizia del cambio di ben tre sacerdoti, ma anche la voglia di una piena collaborazione a partire dalla ricca tradizione di questa comunità. Il pensiero è andato anche alle iniziative che i nuovi sacerdoti saranno chiamati a portare avanti: dalla realizzazione del nuovo oratorio all’impegno in ambito educativo con la scuola Conventino-La Sorgente. Ovviamente affidando il tutto ai santi patroni e a Santa Maria del Fonte.

Come segno di benvenuto a don Piana e don Grassi è stato fatto dono di una stola mariana, mentre al parroco è stata regalata una casula che ha voluto indossare già durante la sua prima Messa. Doni a cui si è unita anche la generosità della comunità per i bisogni della parrocchia.

Iniziando la sua omelia il vescovo Napolioni ha voluto ringraziare anzitutto i sacerdoti per la disponibilità dimostrata e sottolineando come i rapporti di amicizia potranno favorire una maggiore collaborazione fraterna. In questa che – ha ricordato il Vescovo – è la più grande parrocchia della diocesi, monsignor Napolioni ha voluto proporre «il programma del Padre per il suo popolo» attraverso tre “p”: piccoli, poveri e profeti.

Profezia che significa capacità «di vivere l’esistenza come dono che porta frutti di carità e trasforma la realtà che la circonda con la propria opera e il proprio servizio». Profezia che non significa, dunque, essere veggenti, ma mettersi in ascolto della Parola, sull’esempio di Maria.

Mettendoci insieme, in fraternità – ha concluso il vescovo – la comunità diventerà profetica e non avrà paura del futuro. Perché lo costruirà secondo lo spirito di Dio, che è spirito di libertà e creatività infinita. Questo non è solo il programma del Padre, è anche il contenuto della mia preghiera per voi: è l’augurio e il patto su cui continueremo a camminare insieme. Grazie ai sacerdoti che ieri, oggi e domani serviranno questa comunità».

Come consuetudine al termine dell’Eucaristia ha preso la parola il nuovo parroco per un indirizzo di saluto e i ringraziamenti, a cominciare dal Signore, per i doni che non fa mai mancare nella vita di ciascuno e per quanti si fanno suoi strumenti, nella certezza che «il Signore non mancherà di sostenere il mio lavoro». «Non dobbiamo partire da zero», ha detto mons. Giansante ringraziando chi l’ha preceduto. E ancora: «Faccio conto sulla vostra carità», ha detto rivolto ai propri parrocchiani, perché «ogni parrocchia ha i sacerdoti che si merita», ha scherzato chiedendo affetto, consigli e pure qualche critica, ma sincera e costruttiva e non in piazza. Poi l’invito alla preghiera e il pensiero ai tanti collegati alle celebrazioni in chiesa parrocchiale attraverso la radio.

 

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Biografia del nuovo parroco

Mons. Giansante Fusar Imperatore, nato a Romanengo nel 1956, è stato ordinato il 21 giugno 1980. Ha iniziato il proprio ministero come vicario parrocchiale a Viadana. Dal 1984 al 1990 è stato vicerettore del Seminario vescovile; dal 1990 al 2002 segretario vescovile. Nel 2002 è stato nominato parroco di Bozzolo e dal 2008 era parroco della parrocchia “Santa Maria Immacolata e San Zeno” in Cassano d’Adda. Ora monsignor Napolioni l’ha scelto come nuovo parroco della parrocchia “Santi Fermo e Rustico martiri” in Caravaggio. 

 

Saluto di mons. Fusar Imperatore

Cari parrocchiani

entro per la prima volta, in punta di piedi, nelle vostre case tramite “Nostra Famiglia” per inviarvi il mio saluto. Inizierò ufficialmente il mio servizio di parroco dal 26 settembre prossimo ma, da quando il vescovo mi ha proposto questo nuovo servizio, siete già tra le persone che affido al Signore nelle mie preghiere.

Vengo con un po’ di trepidazione, entrando in una realtà nuova e per me del tutto sconosciuta: oltretutto con il fatto che anche i più stretti collaboratori, don Andrea e don Bruno, sono nuovi di questa esperienza. Raccolgo il lavoro pastorale dove don Angelo, don Matteo e don Giovanni lo lasciano, avendo speso in mezzo a voi le loro energie sacerdotali: mi ci vorrà un po’ di tempo per conoscere la realtà della parrocchia di Caravaggio, i suoi punti di forza e le persone che collaborano all’azione pastorale. Qualche volta sono stato nella vostra (e tra poco nostra) chiesa parrocchiale accompagnando il vescovo per le cresime ma, come dice la bibbia, questi incontri “si dileguano come il ricordo dell’ospite di un solo giorno” (Sap. 5, 14). Se tutto è ancora da “scoprire” per me, sono però certo che il Signore ha in serbo sorprese per farmi incontrare testimonianze di fede e di vita cristiana che mi stupiranno: come tante volte ha fatto in altri contesti.

Vengo portando il peso degli anni (uno in più rispetto a don Angelo); vengo a spendere tra voi gli ultimi anni del mio servizio sacerdotale. Certamente non ho più l’entusiasmo della gioventù ma porto con me un po’ di esperienza. Però non confido su quanto ho imparato nel servizio da parroco prima a Bozzolo per sei anni e poi a Cassano per tredici, ma sull’esperienza di quanto il Signore sa fare più e meglio di noi. Insieme dovremo curare l’aspetto organizzativo della parrocchia senza dimenticare che se a noi compete seminare è solo Lui che fa crescere.

Vengo tra voi con la consapevolezza che non è il parroco che fa la parrocchia, ma i parrocchiani che “plasmano” il prete con la loro vicinanza, le loro preghiere e le loro richieste. In questo senso vi chiedo di aiutarmi ad essere un buon parroco con voi e per voi.

Non ci mancherà l’aiuto e l’intercessione di Nostra Signora del Fonte che, da prima di entrare in Seminario, visitavo con il pellegrinaggio a piedi dalla mia parrocchia di Romanengo. Adesso che la distanza geografica si è fatta molto più corta dovrà crescere ulteriormente il mio affidarmi a Lei.

Agricoltura, allevamento e ambiente nell’armonia del Creato: giornata di riflessione a Grumone di Corte de’ Frati
L'incontro per la Zona 2 nella suggestiva cornice della Villa Manna Roncadelli

Nel pomeriggio di sabato 25 settembre, presso Villa Manna Roncadelli di Grumone (frazione di Corte de’ Frati) si è svolto l’incontro dal titolo “A.A.A.: Agricoltura, Allevamento, Ambiente nell’armonia del Creato” per le comunità della Zona pastorale 2, in occasione delle giornate dedicate al Tempo del Creato (1 settembre– 4 ottobre) voluto da Papa Francesco nell’anno dedicato all’enciclica Laudato.

L’evento, a cui ha partecipato anche il sindaco di Corte de ‘ Frati Giuseppe Rossetti, è iniziato con un momento di preghiera tenuto da don Giovanni Tonani (parroco di Pozzaglio, Olmeneta, Casalsigone, Castelnuovo Gherardi e Corte de’ Frati) e da don Giambattista Piacentini, vicario zonale, nella suggestiva riproduzione della grotta di Lourdes presente all’interno del giardino della villa.

In seguito, si sono succeduti diversi relatori moderati da Eugenio Bignardi, incaricato diocesano per la Pastorale Sociale e del Lavoro, che ha introdotto le diverse tematiche trattate.

Luigi Ferrari, presidente del Parco Oglio Nord ha illustrato le molteplici attività del parco che vanno dall’educazione ambientale per i più piccoli fino alla promozione di prodotti di eccellenza coltivati e lavorati da aziende che si trovano all’interno del parco e che rispettano le regole di sostenibilità loro imposte, oltre al controllo per la salvaguardia della biodiversità di questo territorio.

Uuna guardia ecologica volontaria ha raccontato la sua esperienza nel Parco mostrando la sua grande passione e amore per la Terra, concludendo con la preghiera: «Le volpi dei campi e gli uccelli del cielo hanno un posto da chiamare casa. Poiché utilizziamo male la terra, il suolo, l’acqua e l’aria, gli habitat vengono profanati e milioni di specie non hanno più una casa. Abbi pietà di noi per il bene della Terra e di tutto ciò che contiene»

Carlo Maria Recchia, Delegato Regionale Giovani Impresa Lombardia, che con la sua azienda ha recuperato la coltivazione del mais corvino, una delle varietà più antiche del mondo, ha puntualizzato come sia importante per una agricoltura sostenibile, anche un attenzione alla sostenibilità economica.

L’esperienza di Luciano Lanfredi ha mostrato invece come sia possibile promuovere eco-sostenibilità attraverso le nuove tecnologie, nel rispetto dell’ambiente.

La Terra è la casa di tutti e ognuno deve averne cura e rispettarla collaborando, ne è un esempio l’interessante iniziativa promossa dalle sorelle Sivalli: Laura Sivalli ha illustrato come attraverso una forma di tutorato condominiale sia riuscita a responsabilizzare condomini appartenenti a diverse etnie illustrando regole da utilizzare per una civile convivenza e rispetto dell’ambiente. Oltre a questa avventura ha descritto la sua attività come pedagogista all’interno dalla cooperativa Inchiostro di Soncino che si occupa di promozione territoriale a partire dai bambini attraverso l’orto didattico fino a ristorante e bar didattici.

Per concludere il moderatore Bignardi ha sottolineato l’importanza di creare momenti d’incontro per sensibilizzare tutti e capire come continuare l’attenzione all’ambiente e la cura del creato nel territorio.