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#UNITIPOSSIAMO, la Diocesi di Cremona aderisce alla campagna della Cei per il sostegno del clero

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In un periodo caratterizzato da situazioni di fragilità educativa, culturale, morale, economica e sociale, i cui effetti si riflettono pesantemente sul tessuto sociale e di conseguenza anche sull’impegno alla solidarietà delle comunità cristiane, è stata ufficialmente lanciata, nel mese di novembre, la campagna #UNITIPOSSIAMO, promossa dalla Conferenza episcopale italiana per il sostegno delle offerte deducibili per i sacerdoti. Continue reading »

Bahia, intervista a don Davide: «Porto i miei ragazzi a Cremona per conoscere il mondo e sperimentare una Chiesa che sa stare vicina»

Durante la Veglia diocesana dei Giovani, che avrà luogo sabato 19 novembre in Cattedrale, sarà indetta una raccolta fondi destinata al finanziamento del viaggio di alcuni ragazzi della parrocchia di Cristo Risorto di Salvador de Bahia, che faranno tappa in Italia prima di partecipare alla Giornata mondiale della Gioventù del prossimo agosto a Lisbona. Di questo e di molto altro ha parlato don Davide Ferretti, fidei donum cremonese e parroco a Salvador de Bahia, in una speciale intervista pubblicata sui canali web della Diocesi di Cremona e che andrà in onda domenica, dopo la Messa delle ore 11, su Cremona 1. Continue reading »

Tutela minori. Il vescovo a Milano: «Non cediamo alla tentazione del silenzio ipocrita»

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Dal dolore alla consolazione: nella seconda Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili – promossa dalla Conferenza episcopale italiana per venerdì 18 novembre in concomitanza con la Giornata europea per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale – i Vescovi lombardi hanno pregato insieme, uniti idealmente ai fedeli delle dieci Diocesi lombarde. Continue reading »

L’inno a sant’Omobono è un canto di speranza e carità

Sfoglia la fotogallery completa della celebrazione

«Oggi, voglio cantare con voi e per voi, perché le pene e le paure non vi strozzino la voce in gola».

È un grande messaggio di speranza e conforto quello che, secondo mons. Antonio Napolioni, S. Omobono ha rivolto alla comunità in occasione della solennità patronale. Nella mattinata di domenica 13 novembre, infatti, il vescovo di Cremona ha presieduto in Cattedrale la Santa Messa dedicata al protettore della città.

Ad aprire la celebrazione è stato il consueto rito del dono della cera da parte del sindaco Gianluca Galimberti e dell’Amministrazione comunale, un concreto segno di unità e armonia all’interno dell’intera comunità, civile e religiosa.

Unità e armonia su cui si è focalizzata l’omelia del vescovo, che ha posto al centro della propria riflessione l’inno che la Chiesa cremonese ha dedicato al proprio patrono, un uomo capace di comporre discordie e dissidi. E proprio seguendo l’esempio di Omobono, mons. Napolioni ha invitato ciascun cristiano a condividere «quella sana inquietudine che diventa ascolto, dialogo, ricerca del bene vero, che fa bene a tutti e che deve essere sempre possibile». Non è mancato, in quest’ottica, un sincero ringraziamento per l’operato di Caritas cremonese, che da cinquant’anni segue l’esempio di Omobono e «ancora apre la borsa del Santo».

Il testo dell’omelia (.pdf)

 

Napolioni ha poi messo in guardia i fedeli presenti dal grande pericolo che la volontà di fare del bene porta con sé: «Il potere e la ricchezza sono gli idoli di ogni tempo, e sempre la corruzione insidia chi ha un ruolo di rilievo nella società come nella Chiesa». Ancora una volta il vescovo ha individuato nel patrono cremonese l’esempio di colui che disperde gli errori — come ricordato dall’inno dedicato al Santo — perché capace di attingere alle fonti sicure e perenni della Chiesa: carità, preghiera e penitenza.

Mons. Napolioni ha poi concluso la propria omelia con un forte messaggio di speranza: l’invito ad essere, come Omobono, portatori di speranza, nasce dalla consapevolezza che «Dio davvero infonde in noi ciò di cui abbiamo più profonda sete. Non il successo o il potere, non l’apparire o l’avere, ma l’essere amati, sapersi amabili e scoprirsi capaci di amare».

L’insistenza, da parte del vescovo, sull’attenzione alla carità che ha caratterizzato la vita del Santo, si è manifestata in modo concreto con la tradizionale offerta della stoffa da parte di una rappresentanza degli artigiani della città.

La celebrazione eucaristica nella solennità di S. Omobono ha dunque riunito l’intera Chiesa cremonese in Cattedrale. Un momento di preghiera speciale, un appuntamento centrale per tutta la comunità. Quest’anno è stata anche l’occasione per riunirsi intorno alla nuova mensa del presbiterio dedicata solo una settimana fa e posta proprio sopra il punto della cripta che custodisce le reliquie dal Santo patrono, pietra fondante della Chiesa cremonese.

 

 

Il video integrale della celebrazione

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Pastorale universitaria: pronti a farsi incontro agli studenti in arrivo da tutto il mondo

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Questa domenica, in occasione della festa patronale di Sant’Omobono, Caritas Cremonese inaugura ufficialmente Casa San Facio, la struttura ristrutturata in via Martiri di Sclemo a Cremona dove sono stati ricavati alcuni alloggi per universitari. Un’opera segno che la diocesi di Cremona mette in atto per rispondere alla richiesta crescente del territorio di soluzioni abitative per giovani che arrivano in una città che sta scoprendo una nuova vocazione universitaria. Quello abitativo, tuttavia, è soltanto uno degli aspetti delle sfide che l’ampliamento degli spazi e dell’offerta formativa accademica pone in evidenza sul territorio: da un lato il bisogno di trovare nuovi modi e nuove strade di accoglienza, e – in particolare per la Chiesa cremonese – offre una preziosa occasione di dialogo con un mondo giovanile vivace e aperto al mondo.

E proprio di pastorale universitaria si parla puntata del talk di approfondimento pastorale Chiesa di Casa, da giovedì online sui canali web diocesani. «Il periodo universitario è particolarmente significativo nella vita di un giovane – esordisce don Maurizio Compiani, incaricato per la Pastorale universitaria – credo che l’esperienza universitaria ponga le basi fondamentali di ciò che poi ognuno deciderà di fare. La Chiesa cerca di supportare ed aiutare in queste dinamiche che alcuni giovani son chiamati a sperimentare».

Alle sue parole han fatto eco quelle di Andrea Cariani, educatore referente di Casa San Facio, che ha ricordato come questa sia «una proposta per gli studenti fuori sede che han necessità di un alloggio, che per loro è una sfida su vari livelli, il primo è quella dell’abitare lontani da casa gestendone una nuova, seguito a ruota dagli alti e bassi della convivenza», che già in questi primi mesi di apertura coinvolge giovani provenienti da tutto il mondo, da Israele agli Stati Uniti. «Abitare – commenta pertanto Cariani – è uno degli aspetti di questa offerta, ma poi c’è il vivere: e nella presenza degli universitari Cremona ritroverà ossigeno». Nel confronto tra identità e culture e anche nella condivisione dell’impegno sociale e caritativo di cui Caritas si fa animatrice.

L’orizzonte della pastorale universitaria non è quella del «fare qualcosa per i giovani – spiega don Maurizio, che è anche assistente ecclesiastico per la sede di Cremona dell’Università Cattolica – ma si fonda sul capire le loro esigenze, arrivando a costruire insieme a loro dei progetti. È chiaro che non tutti i ragazzi hanno la stessa esperienza di fede, è una realtà multi religiosa, nella quale bisogna affacciarsi mirando a creare un’esperienza straordinaria sotto ogni punto di vista».

I segni, il rito, la comunità. Tutte le immagini della Dedicazione dell’altare in Cattedrale

La celebrazione si è conclusa da pochi attimi. Il Vescovo Napolioni e la processione dei concelebranti, salutando  i fedeli, hanno varcato il grande portale della Cattedrale che spalanca una porta di luce e di musica sulla piazza del Comune. Nella navata centrale, con gli affreschi illuminati a festa, restano la profondità della preghiera e la meraviglia suscitata dalla potenza dei segni rituali della Dedicazione e dallo svelamento degli arredi sacri. L’altare appena dedicato, insieme così chiaro e così solido, così semplice e così fermo, ancora cattura gli sguardi. Tanti si avvicinano per vedere meglio o per scattare una foto con il telefono. Il cuore della celebrazione è il nuovo punto focale a cui tutta la bellezza della Cattedrale oggi tende, come «perla» al centro una meravigliosa conchiglia.

QUI LA PHOTOGALLERY COMPLETA

«Dalla Cattedra Gesù maestro ci dice “Io sono la guida”. Dall’ambone la Parola vivente del Padre dice: “Io vi parlo” e nell’altare Cristo si fa agnello, vittima, pane spezzato e dice: “Io vi nutro”». Il vescovo Napolioni con le sue parole sottolinea il fulcro dell’adeguamento della zona presbiterale della Cattedrale. Non è certo tutta una questione di gusto, non bastano l’arte ispirata di Gianmaria Potenza, né l’armonizzazione del nuovo con l’antico ricercata dal team di progetto coordinato dall’architetto Valdinoci a comprenderne tutto il valore. Ne parlano i segni dell’imponente rito della Dedicazione a definire il valore di ciò che la Chiesa cremonese vive oggi: l’acqua,  il crisma, l’incenso, la tovaglia, i fiori, i ceri, le reliquie dei santi espressione della fede di un popolo nei secoli. E ancora la Parola e la prima Eucaristia consacrata per la prima volta sulla nuova Mensa. E l’assemblea, la comunità, noi.

Della Dedicazione resta infine l’immagine potente Cattedrale colma e viva come non la si vedeva da molto tempo, luogo di preghiera ma anche della festa di un incontro. Le mani di tutti unite in preghiera, lo sguardo e il cuore rivolti alla mensa, attirati dalla luce dello Sposo.

Una festa della fede e della comunità in Cattedrale per la Dedicazione del nuovo altare della Cattedrale


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Una festa della fede e della comunità in Cattedrale per la Dedicazione del nuovo altare della Cattedrale

Si è radunata intorno alla mensa eucaristica la Chiesa cremonese per la solenne celebrazione di Dedicazione dell’altare della Cattedrale domenica 6 novembre pomeriggio. Un rito storico, partecipatissimo, segnato da una serie di atti simbolici che hanno parlato di una tradizione e storia di fede radicata nel territorio ma condivisa a livello universale. Dopo 430 anni il duomo ha una un presbiterio rinnovato secondo le indicazioni sulla liturgia del Concilio Vaticano II.  «Tanta la gioia e la commozione» espressa dal vescovo Antonio Napolioni che ha presieduto la celebrazione.

I nuovi arredi sacri (altare, cattedra e ambone sul presbiterio) sprigionano, in tempi segnati da preoccupazioni e timori, un messaggio di «grande chiarezza: dalla Cattedra Gesù maestro ci dice “Io sono la guida”. Dall’ambone la Parola vivente del Padre dice: “Io vi parlo” e nell’altare Cristo si fa agnello, vittima, pane spezzato e dice: “Io vi nutro”».

Un messaggio (illustrato nell’omelia) fatto di luce, la stessa che splende sulle opere disegnate dal maestro Gianmaria Potenza che giocano sui riflessi del bronzo e del marmo, materiali potenti che, nelle intenzioni dei progettisti vogliono donare «qualità alla celebrazione».

Ed in effetti, si è trattato di una celebrazione di grande impatto, quella della Dedicazione, che ha visto intorno alla mensa oltre a Napolioni, otto vescovi (Dante Lafranconi, vescovo emerito di Cremona,  Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio originario della Diocesi di Cremona, Corrado Sanguineti, vescovo di Pavia e delegato CEI per l’edilizia di culto, Franco Agnesi, vescovo ausiliare di Milano e vicario generale dell’Arcidiocesi di Milano, Daniele Gianotti, vescovo di Crema, Maurizio Malvestiti, vescovo di Lodi, Giuseppe Merisi, vescovo emerito di Lodi, Francesco Giovanni Brugnaro, arcivescovo emerito di Camerino-San Severino Marche, e Gaetano Fontana, vicario generale della Diocesi di Brescia, in rappresentanza del vescovo Pierantonio Tremolada), don Luca Franceschini, direttore dell’Ufficio nazionale Cei per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto, insieme ai canonici del Capitolo della Cattedrale, ai vicari episcopali, ai vicari zonali, ai coordinatori delle quattro aree pastorali e moltissimi sacerdoti.

I primi banchi di sinistra erano occupati dai preti e dai religiosi e religiose, mentre quelli di destra dalle autorità, il sindaco Gianluca Galimberti, il prefetto Corrado Conforto Galli, il questore Michele Davide Sinigaglia, i comandanti provinciali di Carabinieri e Guardia di finanza. Appena dietro le autorità il maestro Potenza e il team di progettisti guidati dall’architetto Massimiliano Valdinoci. A seguire tanti fedeli (arrivati anche con i pullman) che hanno riempito anche i transetti.

A segnare la solennità del rito anche il Coro della cattedrale insieme a quello di Castelverde, Soncino il coro Disincanto di Cremona, un quartetto di ottoni e all’organo Mascioni il maestro Marco Ruggeri.

Ad aprire la solennità la lunga processione dei celebranti da palazzo vescovile fino alla Cattedrale dove all’ingresso non è avvenuto il bacio della mensa perché ancora l’altare non era stato dedicato, cioè destinato per sempre al culto.

Poi l’apertura della celebrazione con l’evidente commozione dei presenti.
A Cremona si ha memoria di sole due dedicazioni in duomo. La prima annotata dal vescovo Sicardo il 16 giugno del 1196 quando vennero poste in un’arca le reliquie dei Santi Imerio e Archelao e venne dedicato l’altare; la seconda il 2 giugno del 1592 quando il vescovo Speciano dedicò l’altare e l’edificio. Quella del 6 novembre è dunque la terza solenne dedicazione per cui si è utilizzato il copione di un rito antico secondo cui l’altare ripercorre l’iniziazione cristiana, viene prima asperso con l’acqua (in ricordo del battesimo), poi unto (Cresima) e quindi usato come mensa per celebrare l’Eucaristia.

L’aspersione ad inizio messa dell’altare è stata seguita dalla proclamazione della Parola, con cui si è inaugurato ufficialmente l’ambone a cui è seguita l’omelia di Napolioni che ha ricordato come «le forme degli arredi, che ci trasmettono luce, vedo la chiamata a credere». Una chiamata che coinvolge ciascuno e tutta la comunità «perché – ha concluso la sua riflessione il vescovo – la Dedicazione di questo altare rappresenti la dedicazione di tutta la nostra vita, singolare e comunitaria a Colui che è la fonte della vita, dell’amore, della pace».

Quindi sono iniziate con le litanie dei santi cremonesi le preghiere di dedicazione. Una sequenza di gesti forti con il quale l’altare è diventato «simbolo dell’agnello, centro della nostra lode e comune rendimento di grazie».  In un sepolcreto, ricavato all’interno dell’altare, è stata posta un’urna (disegnata da don Gianluca Gaiardi, responsabile per i beni culturali della diocesi) con le reliquie degli antichi santi da secoli venerati in Cattedrale: sant’Imerio, vescovo patrono secondario della città e della diocesi di Cremona, e san Facio, testimone di carità di cui proprio quest’anno ricorrono i 750 anni dalla morte, oltre alle reliquie dei più recenti santi e beati cremonesi, dediti all’educazione e alla carità: santa Paola Elisabetta Cerioli, vedova soncinese che realizzò la sua vocazione nell’educazione della gioventù e degli orfani; il beato Arsenio Migliavacca, francescano originario di Trigolo fondatore delle Suore di Maria Santissima Consolatrice; san Francesco Spinelli, fondatore delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento di Rivolta d’Adda; san Vincenzo Grossi, prete diocesano nato a Pizzighettone fondatore dell’Istituto delle Figlie dell’Oratorio; e il beato Enrico Rebuschini, camilliano che a Cremona spese la sua vita a servizio dei malati.

Poi  è avvenuta l’unzione del crisma (Cresima) dell’altare ad opera del vescovo e l’incensazione con un braciere acceso sulla mensa. Ed infine l’altare è diventato luogo dove si spezza il pane con la prima consacrazione delle ostie realizzate per questa occasione dai detenuti di Opera (Milano).

A conclusione della celebrazione la benedizione finale del Vescovo e la distribuzione ai presenti della lettera pastorale “La Casa dello sposo. Vivere oggi la nostra cattedrale”, per «dar voce – ha scritto il presule – alla gioia della Chiesa, sposa del Signore, che ha il privilegio di abitare la casa dello Sposo per stare con Lui e ricevere i suoi doni vivificanti».

 

Il video integrale dello speciale dedicato alla Dedicazione con la Messa presieduta dal vescovo Napolioni

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«La casa dello sposo». In arrivo la nuova Lettera pastorale del vescovo Napolioni

«I secoli hanno segnato, cambiato, arricchito e aggiornato il tempio maggiore della città e della diocesi, perché fosse sempre puntuale nel far vivere agli uomini l’oggi della grazia. La nostra Cattedrale è stata ed è romana e romanica, medievale, rinascimentale e barocca. La Riforma gregoriana ne è la matrice fondamentale e il vescovo Sicardo ha riccamente documentato l’antico fiorire di simboli spirituali. Il Concilio di Trento e il grande san Carlo ne hanno deciso l’attuale struttura, in funzione della vita liturgica e della coscienza di Chiesa di quel tempo. Rendiamo grazie a tanto coraggio, che all’epoca sarà pur sembrato improvvido. E prendiamoci ora la nostra parte di responsabilità, alla luce del Concilio Vaticano II, che si apriva proprio 60 anni fa, e che per la sapienza pastorale di due grandi lombardi, come san Giovanni XXIII e san Paolo VI, ha orientato la Chiesa a un buon rapporto con il mondo moderno, sulla soglia del nuovo millennio. Chiamando anche noi ad annunciare, celebrare e testimoniare la fede cristiana, nella contemporaneità».

Con queste parole, nella prima pagina dell’introduzione alla lettera pastorale La casa dello Sposo. Vivere oggi la nostra Cattedrale, il vescovo Antonio Napolioni definisce il contesto storico ed ecclesiale in cui si inserisce il progetto di adeguamento liturgico della cattedrale di Cremona che sarà svelato domenica 6 novembre alle 16 con la solenne concelebrazione di dedicazione del nuovo altare. Un evento storico per la Chiesa cremonese che da oltre 400 anni non viveva una dedicazione nella sua Cattedrale, ma anche un momento di riflessione e approfondimento su segni e modi del celebrare la fede oggi. Ed è proprio una meditazione quella che Napolioni offre alla diocesi con la lettera pastorale che proprio in occasione della dedicazione, viene distribuita in diocesi.

«Con questa lettera pastorale – si legge ancora nell’introduzione – il Vescovo non intende spiegare ciò che si è fatto, quanto dar voce alla gioia della Chiesa, la sposa del Signore, che ha il privilegio di abitare la casa dello Sposo per stare con Lui e ricevere i suoi doni vivificanti. Canterò gli sguardi e i pensieri che si accendono in me da questo luogo ricchissimo e affascinante, plasmato nel tempo dai diversi modi di celebrare, per offrire anche ai miei fratelli e sorelle un sentiero».

«Ora risplendono al centro della Cattedrale, ben visibili e inconfondibili, coronati dalle pagine della storia sacra e dai volti dei santi: altare, ambone, cattedra, dove le nozze si rinnovano, a ogni  di Dio e degli uomini». In dodici capitoli, impreziositi da un apparato di immagini che fondono i dettagli artistici dei nuovi arredi sacri alla tradizione liturgica e spirituale di cui il grande e meraviglioso edificio è segno nel cuore della città e della diocesi, immaginati «come le litanie processionali di un popolo in cammino», con le sue parole in vescovo accompagna lo sguardo dei lettori alla scoperta della nuova forma assunta dal presbiterio e, contemporaneamente, alla riscoperta del significato originario e ultimo di ogni celebrazione: l’incontro della comunità in preghiera con lo Sposo. «C’è una casa – scrive il vescovo Napolioni – che chiamiamo chiesa, perché in essa la Chiesa si raduna, e si rigenera».

La lettera pastorale si conclude con un appuntamento: «Quando la fretta non mortifica le nostre relazioni, terminata la santa Liturgia è bello restare sul sagrato, salutarsi, augurarsi ogni bene… è così che scelgo di concludere questa riflessione, dandovi l’appuntamento non solo in cattedrale, nelle più belle celebrazioni dell’anno liturgico, ma anche sulle strade della nostra città e dei diversi paesi. Perché il dialogo fraterno, imparato da piccoli nella casa dello Sposo, continui donando a tutti ragioni di speranza e forza per la vita».

 

La casa dello Sposo. Vivere oggi la nostra Cattedrale, edita da TeleRadio Cremona Cittanova in un agile volume di 44 pagine a colori, è disponibile a partire dal 6 novembre a Cremona presso la Casa della Comunicazione (via Stenico 3 – tel. 0372-462122) e la libreria Paoline. Sarà inoltre possibile richiedere la propria copia al costo di 1,50 euro anche scrivendo a edizioni@teleradiocremona.it. Il testo sarà disponibile anche nelle parrocchie delle diocesi.

 


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