I capelli sono racchiusi in un velo di colore blu. La croce al collo si ferma proprio all’altezza del cuore. «L’amore di Dio è una cosa diversa, è totalizzante. Ti avvolge e ti cambia la vita. È presenza costante». Suor Evelina Dabellani emetterà nel pomeriggio di sabato 1 ottobre, alle 16.30, nella chiesa della Casa madre delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento, a Rivolta d’Adda, la professione perpetua davanti al vescovo Antonio Napolioni e alla superiora generale dell’Istituto, madre Isabella Vecchio.
Suor Evelina sceglie la via della vita religiosa a 56 anni, dopo il diploma da geometra e il lavoro nelle aziende come disegnatore meccanico. «Dopo le scuole superiori – ricorda – non avevo le risorse economiche per aprire uno studio tutto mio e ho scelto di andare a lavorare in ditta». Aveva anche smesso di frequentare gli ambienti religiosi. Poi la svolta: «Mi sono avvicinata alla vita comunitaria, prestando servizio in parrocchia e in oratorio circa una ventina di anni fa e ho capito che quella vicino agli ultimi, a servizio degli altri e a servizio di Dio era la mia strada».
Ha coltivato la vocazione lentamente nella sua parrocchia d’origine, a San Giovanni in Croce. «La mia esperienza – racconta – dimostra che nulla è impossibile, che la fede ci raggiunge e la presenza di Dio non ci abbandona più. Ci guida, ci sostiene». E alimenta la fiducia. «In questo percorso – aggiunge – mi ha aiutata ad abbattere i muri e le barriere che in questi anni avevano confinato il mio cuore».
Fondato da san Francesco Spinelli, l’Istituto delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento proprio dall’Eucarestia attinge «la fiamma della carità». Per questo le suore Adoratrici sono vicine agli ultimi, a tutte le persone «in quanto tali piene di dignità». Questo è il carisma che condivide anche suor Evelina: «Mi ha consentito di portare avanti un cammino, sotto la guida di un sacerdote, iniziato nel 2008 presso l’opera di carità Juana Coeli di Stilo de’ Mariani».
La prima professione nell’Istituto delle Adoratrici risale al 2019. Poi l’esperienza in una parrocchia della Calabria. Ora si trova nella casa di spiritualità di Lenno, sul lago di Como.
Il percorso è stato personale, ma non solitario. «Le scelte sono mie, è la mia vita consacrata a Dio, ma non sono sola. Avverto la presenza di Cristo, che è totalizzante, il suo aiuto e quello di quanti non mi hanno lasciato sola».
È un senso di accoglienza che ha generato consapevolezza: «La mia è una decisione in tarda età, ma convinta, frutto di un discernimento. Non può essere frutto di una delusione, durerebbe poco. Voglio invece convintamente mettermi a servizio». Lo prometterà sabato, per sempre.
«Sento un’emozione grande – conclude suor Evelina alla vigilia della professione –. Non ho paura, ma avverto una sorta di timore reverenziale. Dio mi ha chiamata, nonostante io sia così piccola, così piena di limiti, rispetto alla sua grandezza. Sono grata, immensamente. Pronta ad accogliere la sofferenza nascosta dietro occhi velati o la fatica che i giovani fanno ogni giorno. Voglio esserci. Ho scelto, ascoltando la chiamata di Dio».
La partecipazione della professione