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Sono state parole di una forte testimonianza, insieme a una profonda analisi della realtà odierna, quelle di Francesco Gesualdi, alunno di don Milani a Barbiana dal 1957 al 1967, intervenuto nella serata di mercoledì 27 settembre presso la sede delle Acli di Cremona. L’incontro – dal titolo “Cittadini sovrani”, promosso dalla Tavola della Pace di Cremona in collaborazione con l’Ufficio Pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Cremona – non è stato solo un interessante momento di testimonianza sulla scuola di Barbiana, ma anche una riflessione ad ampio spettro sull’importanza del senso critico e sulla cittadinanza attiva alla luce dei principi costituzionali.

Quella di Gesualdi è stata un’esperienza piena insieme a don Lorenzo Milani: non solo frequentò la scuola, ma, orfano del padre da bambino, si trasferì con il fratello in casa di don Milani. Successivamente Gesualdi è stato fondatore e coordinatore del Centro nuovo modello di sviluppo di Vecchiano (Pisa) e autore di numerosi volumi.

«Don Milani venne mandato a Barbiana dove non c’era nemmeno la strada, si mette a totale disposizione della popolazione sapendo che quello di cui hanno più bisogno è la scuola. Partendo dagli adulti, principalmente contadini, che svolgevano la dura vita tra gli animali e i campi», ha esordito Francesco Gesualdi.

«Nel frattempo don Milani – ha raccontato ancora Gesualdi – si rende conto che c’è la necessità di rimediare a uno Stato latitante. Così inizia a fare scuola ai ragazzi che finivano le elementari. Per necessità – non per scelta – aprì questa scuola a modo suo. Una scuola a tempo pieno, perché questi ragazzi avevano solo due possibilità: stare a scuola o nei campi a lavorare».

Don Milani a Barbiana organizzò una scuola inserita nel contesto sociale, nella quale si impiegava la mattina per studiare le materie scolastiche e il pomeriggio per spaziare sugli altri aspetti della vita umana: «Una finestra sulla realtà per dare gli strumenti di conoscenza della realtà, per formare cittadini sovrani, permettere ai ragazzi di interpretare la realtà e fare delle proposte. Oggi spesso vediamo persone che attraversano la realtà nella quale siamo immersi senza nemmeno accorgersi di ciò che le circonda».

«Non può esserci sovranità popolare se non c’è un forte sentimento di dignità personale, se io non sono capace di gestire la mia esistenza insieme agli altri, insieme alla capacità di saper fare delle proposte» questo il grande insegnamento che Gesualdi ha appreso alla scuola di Barbiana.

L’incontro ha poi spaziato sul tema del rispetto della legge ingiusta che don Milani, partendo dalla critica dell’obiezione di coscienza alla leva militare, ha superato sul terreno della logica, utilizzando laicamente la Costituzione come punto di riferimento: «Non è stata solo una difesa dell’obiezione di coscienza: perché si ama la legge quando si ha il coraggio di non rispettarla. Siamo tutti responsabili di tutto, solo così eviteremo i drammi e le usurpazioni: questo è il messaggio civico dell’obbedienza. Sapendo che chi si mette fuori dalla legge non lo fa mai a cuor leggero, perché poi la legge ti punisce».

Infine, una riflessione di carattere sulla politica economica globale derivante dall’approfondimento sviluppato dal Centro nuovo modello di sviluppo di cui Gesualdi è membro fondatore: «Davanti alle povertà ci siamo posti delle domande e ci siamo dati un doppio tipo di risposta: la prima con il realismo, per intervenire verso chi ha bisogno in questo momento. Ma non possiamo ridurci a questo, perché si finisce nell’assistenzialismo che condanna a rimanere nella stessa situazione: studia la società che produce scarti, come dice Papa Francesco, e chiediti quali misure introdurre per porre rimedio a questo. Per questo serve la politica, una politica che si prende cura della realtà e che cerca di rimediare».

Quello di Gesualdi è un approccio innovativo, che necessita il superamento dei paradigmi sociali ed economici attuali: «La risposta è nel modo in cui l’economia è organizzata: noi siamo un’istituzione di base, siamo militanti. Il sapere prima di un diritto è un dovere, ma solo se alla fine del processo di conoscenza noi ci chiediamo come agire. Altrimenti anche il sapere diventa un tipo di consumismo. Ma dobbiamo definire se noi abbiamo un ruolo in questa macchina».

L’analisi ha ripreso alcuni temi cari anche a Papa Francesco: «Serve un nuovo sistema economico che faccia i conti con il concetto del limite, perché la terra è una palla limitata: bisogna cambiare paradigma, viviamo in un sistema che non è pensato per le persone, un sistema che è pensato per servire le imprese che fanno i soldi. Dobbiamo organizzare una nuova economia pensata per le persone».