“Gli appelli e i doni di Dio in questo tempo”, meditazione del Vescovo al Clero riunito giovedì in Seminario

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“Gli appelli e i doni di Dio in questo tempo”. Questo il tema della meditazione ed esortazione che il vescovo Antonio Napolioni ha offerto ai presbiteri e ai diaconi della diocesi di Cremona riuniti in plenaria mattina nel salone Bonomelli del Seminario nella mattinata di giovedì 19 ottobre.

«È bello riconoscere quanto stiamo di fatto camminando insieme», ha esordito il vescovo. Un cammino per il quale ha offerto due articolati e profondi spunti di riflessione.

Il primo ha preso le mosse da un discorso che l’arcivescovo Montini tenne nel duomo di Milano il 24 ottobre 1957, a conclusione del triduo della Missione al clero ambrosiano. «Alcuni passaggi impressionano per la loro attualità – ha sottolineato il vescovo Antonio – che proprio per questo ci conforta, ci illumina e ci smuove», nell’invito cura della conversione di se stessi, della Parola come via che prepara alla grazia, dalla comunicazione dei doni divini attraverso il ministeri dei Sacramenti, dell’amministrazione del sacramento «pedagogico per eccellenza» della Penitenza, della vita pastorale nelle sue varie articolazioni ed espressioni. Con una raccomandazione fondamentale: «Mi pare che il nostro ministero debba essere più unito, cioè concepito in una maniera più  solidale e più  fraterna».

«I doni  che chiamano alla missione» è il tema che ha fatto da sfondo alla seconda parte dell’intervento del vescovo Napolioni, che ha così sviluppato gli orizzonti tracciati dall’arcivescovo Montini. Perché «la Chiesa nasce e rinasce sempre così: laica, piccola, povera, mite, fraterna, orante e missionaria. Nella misura in cui rammenta che tutto è  grazia, tutto è  dono». La riflessione ha attinto al capitolo 10 del vangelo di Luca, nella condivisione di alcune consegne missionarie, «nella sacramentalità del nostro essere Vescovo – Presbiterio – Diaconi, nella gioia di essere evangelizzati per evangelizzare. A partire dal riconoscere i doni che ci circondano, e che abbiamo da ricevere e trafficare, perché portino tutti i possibili  frutti».