Vita consacrata, una «vocazione che illumina il mondo»

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È iniziata con la benedizione delle candele, in fondo alla navata centrale della Cattedrale, la celebrazione che ha visto radunati a Cremona i religiosi e le religiose che prestano servizio in diocesi. L’occasione è stata la 28ª Giornata mondiale per la Vita consacrata, celebrata venerdì 2 febbraio, come consueto nella festa della Presentazione di Gesù al tempio. L’Eucaristia è stata presieduta dal vescovo emerito di Cremona, mons. Dante Lafranconi, che ha portato il saluto del vescovo Antonio Napolioni, impegnato in Vaticano nell’ultimo giorno della Visita ad limina. Hanno concelebrato i religiosi camilliani, barnabiti e francescani, oltre ai canonici del Capitolo e alcuni altri sacerdoti diocesani, tra i quali il delegato episcopale per la Vita consacrata don Enrico Maggi.

«Il vecchio Simeone, ispirato certamente da Dio, proclama questo Bambino, che viene presentato al tempio, “luce per illuminare le genti e gloria del Tuo popolo Israele”». È presentando l’immagine di questa giornata che il vescovo emerito Dante Lafranconi ha iniziato l’omelia: «Mi sembra bello fermarci un istante – ha affermato– su questo modo con cui Simeone riconosce Gesù, che poi, nei suoi incontri con i discepoli, dirà: “voi siete la luce del mondo”». E allora è così per ogni uomo, per tutti i «credenti, che fanno proprie queste parole di Gesù, questo mandato – ha aggiunto Lafranconi –. Ci ispiriamo a Lui per dire che la nostra vita di battezzati è come il riflesso della luce, che è Gesù, e che, per mandato suo e in comunione con lui, diventiamo a nostra volta luce che illumina il mondo». «Questo è il bello della vocazione religiosa – ha evidenziato –, con la sua risposta a vivere con radicalità il Vangelo, dentro questi valori che formano un tutt’uno: verginità, obbedienza e povertà. Perché sono questi i tre valori che hanno caratterizzato la stessa vita del Figlio di Dio».

Da qui un forte appello alle donne e alle religiose del nostro tempo: «In un mondo in cui spesso la donna è oggettivizzata, in un momento in cui c’è una forte realtà che guarda alla donna così, la vostra vocazione significa che voi rappresentate una Parola vivente, una testimonianza concreta, che va controcorrente alla mentalità di oggi», ha sottolineato il vescovo emerito. Da qui l’interrogativo: «Che cosa c’è di più evangelico e di più importante che avere davanti agli occhi un modello che richiama la donna alla sua dignità?!». Ha quindi concluso: «Questo è ciò che dà senso, bellezza e pienezza alla vostra vocazione: la certezza che ovunque siate voi potete essere un segno, come era questo piccolo bambino che Simeone ha preso in mano».

La celebrazione si è conclusa con il rinnovo delle promesse e con i festeggiamenti per gli anniversari di professione: il 70° delle suore adoratrici Celina Maggi e Rosalia Comi; il 60° delle suore adoratrici Emilia Cattaneo, Carmela Gatti, Egidia Carrara, Giovanna Pomoni e Romilde Ravasio; il 25° delle suore della Beata Vergine Flora Matija e Rosa Gjoni.

 

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Giornata mondiale della vita consacrata, il 2 febbraio Messa in Cattedrale per “un abbraccio a Gesù”