Giornata del malato, il Vescovo: “Il Signore non ci lascia soli”

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La 32ª Giornata mondiale del malato, come accade per alcune ricorrenze nella quotidianità, è un promemoria utile a ricordare la fragilità del corpo umano e l’importanza di prendersi cura delle persone più deboli. A partire dalle relazioni, «perché il Signore abita il nostro corpo personale e comunitario, lotta contro di noi contro il male per attraversarlo con fiducia»: così ha introdotto questa particolare giornata il vescovo Antonio Napolioni.

A livello diocesano la Giornata mondiale del malato si è celebrata domenica 11 febbraio a Piadena. Prima dell’Eucaristia in chiesa parrocchiale il Vescovo ha incontrato i residenti e gli operatori della Rsa “San Vincenzo” per condividere con loro qualche minuto di convivialità e preghiera.

Durante la visita di monsignor Napolioni alla casa di riposo gestita dalla cooperativa sociale “Il Gabbiano”, erano presenti il presidente Giacomo Bazzoni e la coordinatrice e responsabile di struttura Roberta Broglia. Con loro anche il sindaco Matteo Priori e il parroco don Antonio Pezzetti, oltre ad alcuni dei circa 80 dipendenti, coordinati dalla direttrice sanitaria Annalisa Boldini.

«Cerchiamo di mantenere un livello di attenzione nelle cure molto alto», ha raccontato Broglia. Sono 106 infatti i posti letto disponibili ad accogliere le persone richiedenti grazie al servizio di consulenza personalizzato. «Il nostro punto di forza è infatti la presa in carico delle esigenze da parte della nostra equipe multidisciplinare», ha aggiunto la coordinatrice.

Nel corso dei saluti e degli incontri tra i corridoi e nelle stanze degli ospiti, il vescovo ha regalato una piccola immagine con una breve preghiera per questa giornata: «Tutti prima o poi ci ammaliamo, ma il Signore non ci lascia soli: condivide con noi anche questo». Sottolineando l’importanza di queste «strutture preziose» nelle quali «le famiglie non “scaricano” i parenti, ma vivono con coraggio e pazienza la stagione della debolezza».

Il passaggio viene anche ripreso durante l’omelia nella Messa presieduta alle 11 nella chiesa parrocchiale di Piadena, concelebrata dal parroco don Antonio Pezzetti, dall’incaricato diocesano per la Pastorale della salute don Maurizio Lucini, dal collaboratore parrocchiale don Cristino Cazzulani e servita all’altare dal diacono don Giuseppe Valerio.

«Le malattie – ha detto il Vescovo nell’omelia – nel nostro linguaggio corrente cerchiamo di evitarle perché ne abbiamo paura. Se qualcuno ha un male lo emarginiamo e non ci avviciniamo». «Con il Covid abbiamo fatto un’esperienza simile – ha ricordato Napolioni –. Eppure, l’isolamento ci guarisce? Le parole del Papa per questa Giornata ci ricordano il senso dell’uomo: solo insieme ci si salva».

Qual è dunque la medicina? L’immagine del lebbroso del Vangelo guarito da Cristo va proprio in questa direzione: «Questo malato intuisce che in quell’uomo c’è Dio». E infatti Gesù rispose alla sua preghiera in silenzio, ne ebbe compassione e a quel punto lo salvò. «La forza straordinaria è la compassione di Gesù: non quella che noi pensiamo di evitare negli altri o il pietismo ma la tenerezza, la vicinanza, una mano che si tende quando si è in difficoltà. Prendersi cura non fa bene solo a chi riceve ma anche a chi la offre», ha detto il vescovo. Dio, in conclusione, è presente nella sofferenza delle persone, «ci restituisce una famigliarità che guarisce le nostre solitudini, anche laddove ci sentiamo spacciati». Da qui l’invito a seguire l’esempio di Cristo: «Mettiamoci a servizio della comunità e dei più deboli, anche come mestiere o vocazione. Portare l’Eucarestia ai malati significa portare Gesù nella loro carne. Perciò date una mano a qualcuno e non rifiutiamo la mano. È difficile ma è bella. Solo così siamo degni della nostra umanità fatta a immagine di Dio»

Al termine dell’Eucarestia sono stati affidati i malati alla Madonna di Lourdes, per la cui ricorrenza dell’11 febbraio è stato istituito questo anniversario per le persone più fragili. Diversi di loro erano presenti a Piadena accompagnati dai barellieri e dalle dame dell’Unitalsi (che prima della Messa hanno animato la preghiera del Rosario). Altri, invece, hanno potuto viverla in comunione da casa il momento di preghiera grazie alla diretta trasmessa in TV su Cremona1 e sui canali web e social della diocesi.

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