La chiesa parrocchiale di Antegnate ospita domenica 26 ottobre, alle 20.30, Mater Strangosciàs, di Giovanni Testori. In scena, diretta dal regista Gigi Dall’Algio, Arianna Scommegna con Giulia Bertasi alla fisarmonica, luci a cura di Pietro Paroletti e scene di Maria Spiazzi.
Mater Strangosciàs è l’ultimo dei “Tre Lai”, i tre monologhi scritti da Giovanni Testori negli ultimi giorni della sua vita. Tre lamenti funebri ispirati ad altrettante straordinarie figure femminili: Cleopatra, Erodiade e la Madonna.
Mater Strangosciàs è una donna del popolo, umile, semplice, pura. La sua terra è la Valassina brianzola. Piange la perdita del figlio e interroga Dio sulla sofferenza umana. Lo fa in dialetto brianzolo, la lingua della terra sua e dello stesso Testori. Una lingua che il poeta ha reinventato mescolandola con il latino, lo spagnolo e il francese.
«La scelta di mettere in scena Mater Strangosciàs – spiega Arianna Scommegna – nasce dal desiderio di proseguire la felice collaborazione con Gigi Dall’Aglio sull’opera dei Lai testoriani. L’intesa artistica trovata con Dall’Aglio in Cleopatràs del 2009 ha fatto nascere in noi il desiderio di dedicarci allo studio della Mater, una figura femminile che incarna un aspetto dell’animo umano diametralmente opposto a quello della lussuriosa Cleopatra morta suicida per mezzo di un aspide. Mater completa il percorso cominciato con Cleopatràs dando una chiave di lettura: per dura che la sia, bisogna vivere la condizione di dolore dell’esistenza umana con il desiderio di lasciare ai posteri non un lamento disperato bensì un sorriso di speranza. La speranza è un atto di fiducia di cui sento particolare bisogno, una fiducia nell’essere umano che non si identifica necessariamente in una fede religiosa ma che, attraverso il teatro, cerca, come la Mater un luogo di catarsi di fronte agli inconsolabili dolori del vivere».
L’ingresso alla serata è libero e gratuito.
«Testori – spiega il parroco don Angelo Maffioletti – è un autore contemporaneo per certi versi contraddittorio, ma anche capace di rappresentare al meglio una fede combattuta. Come la Mater anche l’umanità si interroga ed interroga Dio sul senso del dolore».

