In occasione dell’inizio del nuovo anno liturgico, il settimanale appuntamento di Chiesa di Casa mette a tema la liturgia: ospite in studio, in dialogo con il conduttore Riccardo Mancabelli, don Daniele Piazzi, incaricato diocesano per il Culto divino.
La riflessione ha riguardato, anzitutto, la partecipazione da parte di tutti alla liturgia. Essa è, infatti, «momento non solo personale, ma che deve esprimere la vitalità di una comunità concreta», come ha subito specificato don Piazzi. Il sacerdote ha poi spiegato che, durante la Settimana Liturgica nazionale, ospitata a Cremona lo scorso agosto, «si sono approfonditi alcuni snodi che riguardano la pastorale liturgica ed è emerso che, rispetto ai giovani, che non basta dire “vai a Messa”; la fede non può essere solo spiegata, ma va vissuta con un’esperienza esistenziale». La questione, però, non è «il moltiplicare le celebrazioni, ma è il prendervi parte ed essere accompagnati a prendere parte alla vicenda di Gesù Cristo, a un evento di salvezza che non è lontano, ma è presente».
Il pensiero corre immediatamente alla pandemia, quando non è stato possibile, per un certo periodo, partecipare alla Messa: «Il rischio è stato di un ritorno alla centralità del presbitero e non dell’assemblea», ha sottolineato don Piazzi. Inoltre, ha aggiunto che «non si può sostituire un evento al quale devi partecipare con una sua rappresentazione». Secondo l’incaricato per il culto divino, da un lato vedere la Messa in diretta televisiva o sui social «è comunque compresenza: un evento lontano nello spazio, ma non nel tempo. Però, è innegabile che la liturgia richiede di essere in presenza. Siamo ancora alla ricerca di un equilibrio».
Rispetto alla nuova traduzione del Messale, poi, ha affermato: «I vescovi invitano a riprendere una formazione all’arte del celebrare, per chi è ministro, ma anche una formazione dell’assemblea».
Invece, per quanto riguarda coloro che auspicano ad un ritorno alle celebrazioni di un tempo, don Piazzi ha spiegato che il problema non è la liturgia, ma «l’idea di Chiesa». Dunque, può succedere di trovare celebrazioni non curate, ma bisogna chiederci a che tipo di Chiesa di vuole appartenere.
Alla domanda sui ministri straordinari della comunione, che in sessanta hanno da poco ricevuto il mandato dal vescovo Napolioni, don Piazzi ha sottolineato: «è una necessità, ovvero che non venisse meno l’uso antichissimo di portare l’Eucaristia agli assenti; anche loro sono parte della comunità». Infine, don Piazzi ha posto in evidenza il termine “comunità”, il quale ha una doppia valenza: nel suo senso verticale, indica il rapporto con Cristo, nel suo senso orizzontale riguarda proprio il rapporto la comunità. Come emerso dal dialogo in studio, questi due aspetti sono entrambi presenti all’interno della liturgia.