Tag Archives: Chiesa di casa

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Sport in oratorio, momenti per fare comunità. I valori del Csi “ospiti” a Chiesa di Casa

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Questa settimana Chiesa di Casa, il talk di approfondimento pastorale della diocesi di Cremona, affronta il tema dello sport. Ospiti in studio sono stati Claudio Ardigò, presidente del Csi di Cremona, e Francesco Monterosso, dirigente della Polisportiva Sant’Ilario di Cremona. In collegamento, invece, don Fabrizio Ghisoni, parroco di Paderno Ponchielli, nonché giocatore della selezione Sacerdoti Italia Calcio. Continue reading »

“Oltre la didattica”: puntata di “Chiesa di Casa” su scuola ed educazione

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Nella settimana che ha visto la fine dell’anno scolastico, Chiesa di Casa, il talk di approfondimento pastorale della Diocesi di Cremona, si sofferma proprio sulla tematica della scuola. Ospiti in studio sono stati don Giovanni Tonani, incaricato diocesano per la pastorale scolastica e l’insegnamento della religione cattolica, il professore Alessio Gatta, presidente della cooperativa InChiostro di Soncino, e il professor Stefano Seghezzi, insegnante alla scuola Sacra Famiglia di Cremona. Continue reading »

“Un’estate per gli altri”: a Chiesa di Casa si parla di giovani e missione

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Nell’approfondimento pastorale di questa settimana Chiesa di Casa torna a parlare di missioni. Tre gli ospiti in studio, intervistati da Riccardo Mancabelli: don Maurizio Ghilardi, incaricato diocesano per la pastorale missionaria; Tommaso Grasselli, volontario del progetto Bahia; e infine Nicola Graziani, vicepresidente dell’associazione Drum Bun, associazione che da oltre vent’anni spende le proprie estati all’estero, per momenti di servizio.

L’occasione per affrontare questo argomento è la consegna del mandato missionario ai sei giovani in partenza per un’esperienza missionaria a Salvador de Bahia durante la prossima estate. Mandato che sarà consegnato dal Vescovo nella chiesa di Sant’Ambrogio a Cremona questa domenica, 5 giugno, alle 19 a Marta Ferrari, Tommaso Grasselli, Sara Di Lauro, Anna Capitano, Alessandra Misani e Davide Chiari.

Il tema del viaggio è proprio il fulcro dell’associazione Drum Bun: «Drum Bun significa “buon viaggio” in lingua rumena – spiega Nicola Graziani – viaggio inteso come riscoperta di noi stessi, del gruppo, di realtà, persone e luoghi differenti». Drum Bun ha operato ed opera, oltre che tramite alcune realtà in Romania ed Albania, anche attraverso nuovi progetti in Italia: «Quest’estate siamo in una fase di “ristrutturazione” sia per la pandemia, sia per uno scambio generazionale che stiamo vivendo all’interno. Stiamo cercando di acquisire nuove idee, energie e risorse. Il primo progetto a cui abbiamo pensato è denominato “Zaino in spalla”: andremo a visitare realtà associative del centro e nord Italia, per un confronto con altre realtà che possono essere al nostro fianco nella ripartenza». I progetti sono tra i più vari: dai progetti con i minori stranieri non accompagnati insieme alla cooperativa Nazareth, a quelli di agricoltura solidale, fino a una partnership con l’Università Cattolica: «Siamo una associazione viva! E siamo in attesa di progetti più ambiziosi» afferma Graziani. La vitalità di questa associazione risiede, secondo lui, in «Un gruppo saldo che intendeva portare e allo stesso tempo far proprie delle esperienze, non con l’ottica del “supereroe” ma sempre con l’ottica dello scambio e servizio reciproci». Tra i principi fondativi, infatti, a partire dalla fede cristiana, c’è l’obiettivo di una «condivisione». Condivisione, cioè non solo disponibilità a svolgere determinate attività, ma anche e soprattutto curiosità nel mettere in comune la vita e la quotidianità.

È questo il filo che unisce le esperienze dei tre ospiti in studio. In particolare, la curiosità emerge dalle parole di Tommaso Grasselli, giovane in partenza per l’estate missionaria in Brasile: «Voglio cambiare approccio verso la vita e verso il mio futuro». Si tratta, quindi, dell’approfondimento di un cammino personale che si inserisce nella vita della comunità di Salvador de Bahia. Un percorso composto di tasselli concreti: «Mi sono preparato facendo degli incontri con i volontari che sono in Brasile e ci hanno introdotto a questa esperienza e ora sto seguendo un corso di portoghese» dice Tommaso. Ad aspettare lui e i suoi compagni di viaggio, a Salvador de Bahia, è presente don Davide Ferretti, sacerdote cremonese fidei domum, affiancato da due laici cremonesi, Gloria Manfredini e Marco Allegri. «I contatti con loro sono frequenti» spiega don Ghilardi, mettendo in luce, anche sulla base di quanto riferito dai missionari, come la pandemia abbia acuito povertà e violenza. Tuttavia, questa non è una obiezione ad una presenza attiva nella favela: «Sia Gloria che Marco sono ormai inseriti nelle realtà educative, ma il loro principale servizio avviene in parrocchia. Il servizio prosegue dal punto di vista della vita comune: condividere il mangiare, la Messa, ma anche il percorso di fede di quella comunità».

Il gruppo che partirà con Tommaso, come spiega don Maurizio, «è costituito da giovani della nostra diocesi provenienti anche da parrocchie molto diverse. Marco, Davide e Gloria li aspettano, mentre il legame consolidato tra Salvador de Bahia e Cremona continua a consolidarsi».

 

 

La voce del Vangelo nella vita di don Primo. Parole ed episodi inediti del «parroco d’Italia» a “Chiesa di Casa”

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Questa settimana “Chiesa di Casa” è luogo di dialogo sulla figura di don Primo Mazzolari, in prossimità dell’anniversario della sua morte, avvenuta a Bozzolo il 12 aprile del 1959. Al confronto con Riccardo Mancabelli, è stato presente in studio don Umberto Zanaboni, vicepostulatore della causa di beatificazione di don Mazzolari. In collegamento, invece, Paola Bignardi, presidentessa della Fondazione Mazzolari di Bozzolo.

Definito da Papa Francesco «il parroco d’Italia», nella visita del pontefice alla tomba nel 2017, don Mazzolari è stato per 27 anni a Bozzolo, dopo 10 anni a Cicognara. Come spiega don Umberto: «Nel processo di beatificazione non servono libri famosi o grandi omelie, ma bisogna portare come prove i fatti concreti. Io ho avuto la fortuna di andare a conoscere chi l’ha conosciuto. È stato un parroco in mezzo alla sua gente. Tutti insistevano su questo: “Don Primo c’era” “Su don Primo io e la mia famiglia potevamo contare”».

È la Fondazione don Primo Mazzolari ad occuparsi della catalogazione delle carte e alla trasmissione dell’esperienza di don Primo, come spiega la presidentessa Paola Bignardi: «La sfida è fare in modo che conservare le carte di don Primo non significhi fare un monumento al passato, ma custodire una memoria alla quale attingere per affrontare le domande che l’oggi ci pone. Ancora più grande è la sfida di farlo conoscere e apprezzare ai giovani».

Dunque, carte contenenti un’eredità da cogliere e da far riscoprire soprattutto ai ragazzi: «Se non intercetta il mondo giovanile – chiarisce Bignardi – è destinata perdersi. Poco fa abbiamo coinvolto una classe del liceo Vida dando loro il compito di leggere e presentare a un pubblico uno scritto di don Primo Mazzolari, Diario di una Primavera… ne sono stati affascinati. Dobbiamo darlo in mano ai giovani – ha poi sottolineato con convinzione – che possono renderlo attuale, ri-esprimerlo».

Il rapporto con i giovani, per altro, a don Mazzolari era particolarmente chiaro, come racconta don Umberto raccontando alcuni episodi inediti del ministero di don Mazzolari: «Dopo aver pregato con le persone le preghiere della sera, lo raggiungevano dei giovani, dieci o venti giovani, che andavano con lui a passeggiare nei campi e lì parlavano di tematiche sociali, di fede, attualità. Oppure li portava con sé a comizi, conferenze… c’era sempre qualcuno in macchina con lui».

Oltre al pellegrinaggio del Santo Padre sulla tomba di don Primo, anche la conferenza del 2018 all’UNESCO è stata dedicata alla sua figura, particolarmente pertinente all’attualità, tutto immerso nelle questioni del suo tempo e con le persone di quel tempo. Così, infatti, ha concluso Paola, nel suo intervento: «Faceva parlare il Vangelo, non una dottrina, testimoniava una Chiesa vicina alla gente».

Grest, emozioni e inclusione: don Francesco Fontana ed Emanuele Bergami ne parlano a Chiesa di Casa

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Chiesa di Casa, il talk di approfondimento pastorale della Diocesi di Cremona, ritorna dopo la pausa pasquale parlando di Grest. Ospite in studio don Francesco Fontana, incaricato diocesano per la Pastorale giovanile e presidente della Federazione oratori cremonesi; in collegamento, invece, Emanuele Bergami, educatore e collaboratore della FOCr. Continue reading »

Giornata dell’8xmille, perché firmare? Puntata dedicata a “Chiesa di Casa”

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Questa settimana Chiesa di Casa, in vista della Giornata nazionale dell’8xmille per la Chiesa Cattolica che si celebra il 15 maggio, affronta proprio questa tematica. Ospite in studio è stato don Andrea Spreafico, incaricato diocesano per il sostegno economico alla Chiesa, il Sovvenire. In collegamento dal centro d’ascolto della Caritas diocesana, invece, Alessio Antonioli. Il dialogo, guidato da Riccardo Mancabelli, ha anzitutto chiarito la natura dell’8xmille. «È un fondo pubblico che viene dallo Stato, uno dei tre pilastri che sostengono economicamente la Chiesa italiana. La prima fonte di sostegno consiste nelle offerte dei fedeli, ordinarie o straordinarie. Poi ci sono le attività commerciali fornite dalla Chiesa, per esempio un bar parrocchiale o una casa di vacanze. Il terzo è quello derivante dall’8xmille», ha spiegato don Spreafico.

Il fondo coincide con l’0,8% delle tasse raccolte dallo Stato, che chiede un “consiglio” ai cittadini riguardo a come indirizzare questa piccola percentuale. «Non è obbligatorio andare a firmare» precisa l’incaricato diocesano del Sovvenire, spiegando che «la firma indirizza i fondi destinati dallo Stato alle “opere di religione”, senza aggravio per i contribuenti. La preferenza – aggiunge – non indica come destinare una parte delle proprie tasse, ma indica allo Stato come dividere la complessiva somma delle tasse raccolte nel Paese».

A livello diocesano, una certa quantità del fondo è destinata a culto e pastorale, parte di cui beneficiano «tantissime istituzioni diocesane come la Curia diocesana, la Federazione oratori, la Casa della comunicazione, comunità parrocchiali e altro». La restante parte, invece, è destinata a interventi caritativi, area di cui è testimone diretto Alessio Antonioli che, in collegamento, ha precisato che i fondi che arrivano al settore Caritas sono utilizzati in diversi ambiti. Riferendosi quindi al proprio lavoro presso il Centro d’ascolto, ha sottolineato come gli aiuti derivanti dall’8xmille permettono di garantire un «sostegno per le bollette, ma anche per l’inserimento lavorativo, secondo molteplici forme». Oltre agli aiuti forniti dalla Casa dell’accoglienza di Cremona e quella di Casalmaggiore, che ospitano persone a titolo gratuito, esiste una importante rete sul territorio: «La rete delle Caritas parrocchiali – ha ricordato Antonioli – è fondamentale per aiutare le persone là dove esse vivono. I fondi permettono di implementare questa rete». Ultimamente, poi, l’aiuto si sta sempre di più concretizzando anche attraverso la formazione degli operatori.

Nonostante firmare per sostenere tutte queste iniziative non costi nulla, risulta ancora importante che questo sia conosciuto. Da qui il senso della Giornata dell’8xmille: «Il numero di coloro che firmano è basso – afferma ancora il sacerdote – e la giornata annuale serve, prima ancora che per invitare alla firma nel “rettangolino” della Chiesa Cattolica, per sensibilizzare alla firma. Per noi, Chiesa, questo è strumento di partecipazione democratica. Il fatto che, come cittadini italiani, lo Stato ci interpelli per chiederci come destinare una parte dei fondi, al di là della preferenza poi espressa, è forte segno di partecipazione della cittadinanza. Ma molti non sanno che possono firmare».

Anzitutto, quindi, è auspicabile che la proposta arrivi a tutti, che tutti siano quantomeno interpellati, anche coloro che non ricevono direttamente il foglio per la firma da un commercialista o dal Caf. Per questo, come ricorda l’incaricato diocesano, «c’è tempo fino al 30 di novembre» e, a tal proposito, sono sorte diverse proposte, come “Una firma per unire” «che coinvolge 29 unità pastorali della nostra diocesi e nelle quali, da maggio a luglio, alcuni volontari si impegneranno nel sensibilizzare e assistere le persone nella raccolta di delle firme dell’8xmille».

 

“Non è mai solo una firma. È di più, molto di più”: al via la nuova campagna 8xmille della CEI

Il borsello di sant’Omobono diventa digitale: anche in Cattedrale il bussolotto elettronico per le offerte

Chiesa di casa, la cura dei lavoratori a partire dalla prevenzione

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Nel contesto della Festa del Primo Maggio, la puntata di Chiesa di Casa di questa settimana, ha come tema il lavoro e i lavoratori. Gli ospiti, intervistati da Riccardo Mancabelli, sono Eugenio Bignardi, incaricato diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro, presente in studio e, in collegamento, la responsabile della sede Inail di Cremona, Monica Livella. Da un lato le statistiche, dall’altro il messaggio dei Vescovi per la Festa dei Lavoratori: il dialogo è fra i numeri e il tentativo di interpretarli con sguardo cristiano. Continue reading »

A “Chiesa di casa” l’anno della famiglia, uno stile che rinnova la comunità

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In occasione della festa liturgica della Sacra Famiglia, che la Chiesa celebra il 26 dicembre, nella puntata di questa settimana della rubrica di approfondimento pastorale “Chiesa di Casa” si parla di famiglia. E una famiglia è quella degli ospiti in studio: i coniugi Dainesi,  Maria Grazia e Roberto, incaricati diocesani per la pastorale famigliare.

Il dialogo, condotto da Riccardo Mancabelli, ha rimarcato l’importanza che il Papa, così come la diocesi cremonese, attribuiscono al tema della famiglia. Infatti, dopo un anno dedicato a San Giuseppe, ci troviamo ancora immersi in quello dedicato alla famiglia Amoris Laetitia.

I due ospiti in studio hanno sottolineato come questa attenzione del Papa risulti preziosa, specialmente dopo una fase come quella del lockdown, nella quale è emerso, come ha osservato Roberto, che «La famiglia è un’opportunità, non un problema». Maria Grazia ha poi specificato che il tema la famiglia, a volte, è talmente basilare che passa inosservato, tuttavia – ha aggiunto –  «il covid ha già riacceso riflettori sull’argomento: quante cose non avremmo potuto fare se non ci fossero state le famiglie!».

I due incaricati diocesani per la pastorale famigliare hanno poi raccontato come si è declinato l’anno a livello territoriale, tra le comunità della Chiesa cremonese: «Con la commissione per la pastorale famigliare abbiamo fissato una serie di appuntamenti, fra cui la Giornata delle famiglie a gennaio», senza dimenticare quanto richiesto da papa Franceso, cioè che anche la Giornata Mondiale delle Famiglie, in programma a giungo 2022, sia vissuta nel territorio.

All’interno della nostra diocesi, inoltre, è lo stesso vescovo Napolioni a ricordare cche lo «stile famigliare» offra un modello nuovo di relazione per tutti i settori e le attività della pastorale diocesana. Ciò significa, come spiega Roberto:  «Pazienza, cura, esserci in modo costante» ma vuol dire anche, come continua Maria Grazia «dialogo, che nella famiglia siamo quasi più “forzati” a vivere». L’auspicio è quello che la diocesi guardi a questo stile, affinché esso possa plasmare il futuro della Chiesa.

A tal proposito, anche l’ultima lettera pastorale del Vescovo, “Ospitali e pellegrini. Sulle orme di San Facio”, invita sacerdoti e sposi ad una nuova alleanza e, come commenta Maria Grazia «questo si può giocare a vari livelli: può voler dire che le varie ministerialità devono collaborare, ma anche che devono riconoscere l’una il valore dell’altra».

Quindi, la famiglia come dimensione sempre più attiva e protagonista nella vita delle comunità cristiane, ma che richiede anche di essere rispettata, nei suoi tempi. Roberto e Maria Grazia mettono in evidenza la necessità di proposte che tengano conto dei bisogni della famiglia d’oggi «il lavoro e le varie attività le portano a stare poco insieme». In relazione a ciò, anche l’importanza di iniziative che siano leggere, comunitarie, così che più famiglie possano essere insieme: «I legami e la sana amicizia sono fondamentali» specifica Maria Grazia.

E questo aspetto è già stato osservato, tramite la proposta delle due esperienze a Tonfano e Folgaria: tre fine settimana dedicati alla famiglia e, in particolare, alle coppie. Il primo fine settimana, già svoltosi, con le coppie che accompagnano i corsi in preparazione al matrimonio; il secondo (dal 21 al 23 gennaio) proporrà un’esperienza spiritualità rivolto a tutte le coppie; il terzo riguarderà nello specifico coppie con bambini da zero a sei anni.

Tutte le iniziative le attenzioni dedicate a questo tema, mostrano la crescente consapevolezza che la famiglia è una risorsa. Questo è già un tassello imprescindibile di un cammino, che però deve continuare: «Poi ci “aggiustiamo” cammin facendo» ha sorriso con ottimismo Roberto.

Infine, anche il periodo di Avvento che ci conduce al Natale si rivela imprescindibile per le nostre famiglie, come chiarisce Roberto: «La Sacra Famiglia è una famiglia concreta che si collega alle bellezze e alle difficoltà delle nostre famiglie. Amoris Laetitia e quest’anno, in particolare, ci stimolano a tenere presenti questi temi». Una famiglia come le altre, ma speciale, che ricorda, come conclude Maria Grazia: «Ogni famiglia può essere luce per il mondo anche la più disastrata, per la sua capacità di amare».

A Chiesa di Casa protagonista il nuovo Museo diocesano

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Questa settimana in “Chiesa di Casa” al centro della riflessione non poteva che esserci il nuovo museo diocesano, che dopo la presentazione ufficiale alla viglia della solennità patronale di sant’Omobono, il 13 e 14 novembre aprirà per la prima volta – e gratuitamente – le proprie porte ai visitatori.  Per raccontare l’opera e svelarne la ricchezza, sono stati ospiti in studio don Gianluca Gaiardi, incaricato diocesano per i Beni culturali ecclesiastici, e Stefano Macconi, conservatore del Museo diocesano.

Nel dialogo è emersa, anzitutto, l’originalità del criterio seguito per la realizzazione del percorso espositivo. Come spiega Macconi, «non criteri cronologici, ma tematici». Il pensiero che sta dietro a questo lavoro di valorizzazione si focalizza, prima di tutto, sul rapporto tra museo e fede nel territorio: «Dal tema delle origini del cristianesimo e della diocesi di Cremona, attraverso la tematica cristologica e mariana, passando poi ai santi e ad alcune aggiunte tematiche, fra cui la collezione Arvedi».

Il percorso proposto offre spunti anche per il cammino catechistico. Quindi, più che un museo sulla diocesi, si tratta del museo della diocesi: «Vogliamo raccontare, attraverso l’arte, la fede del territorio», afferma don Gaiardi. Le parrocchie hanno, qui, la rilevanza di protagoniste. Protagoniste nella fruizione, ma anche nel prestito di alcune opere. A proposito del prestito, don Gaiardi ha sottolineato il desiderio da parte di alcune comunità di entrare a far parte di un percorso museologico, specificando: «Sottolineiamo che i proprietari rimangono tali, ma tutti così possiamo diventare fruitori del bello».

Questo museo è l’esito di impegno e professionalità da parte di molti. «Aprire oggi un museo non è facile – afferma don Gaiardi – sia per l’esposizione stessa, sia per la sua valorizzazione e tutela». Sono entrate in gioco energie e competenze: dall’architetto Giorgio Palù che ha curato la progettazione, alle agenzie che hanno cooperato. Senza dimenticare il decisivo contributo della Fondazione Arvedi Buschini che ne ha permesso la realizzazione.

Un punto forte, è il recupero di spazi interni al palazzo vescovile. Il museo diocesano è, infatti, ospitato in quelli che furono, un tempo, i locali di servizio del palazzo. Lo spazio espositivo consta di 1400 metri quadrati e conta circa 120 opere esposte.

Il nuovo museo è, però, solo l’ultimo tassello di una valorizzazione del patrimonio storico, culturale, religioso della città, a partire dalla Cattedrale, insieme al Battistero e al Torrazzo, che sicuramente contraddistingue la città e al cui interno, dal 2018, è stato realizzato un “Museo verticale”, tutto legato al tema del tempo». Si tratta, perciò, di un vero e proprio polo culturale, che tassello per tassello, diventa un tesoro sempre più valorizzato e accessibile.

“Beato chi ascolta la Parola di Dio”, con don Compiani a “Chiesa di Casa” i temi e il senso della Domenica della Parola

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In occasione della Domenica della Parola, che la Chiesa celebra il 23 gennaio questa settimana, Chiesa di Casa ha incontrato don Maurizio Compiani, biblista cremonese e incaricato diocesano per l’apostolato biblico. Nel dialogo con Riccardo Mancabelli, don Maurizio ha introdotto il significato della «iniziativa voluta da papa Francesco nel 2019, perché tutta la comunità cristiana si concentri sul valore della Parola di Dio. Non solo catechisti, sacerdoti e coloro che direttamente hanno a che fare con il ministero della Parola – ha spiegato – ma tutti i fedeli si devono nutrire del continuo rapporto con la Parola di Dio».

“Beato chi ascolta la Parola di Dio”: questo il tema scelto per la giornata nel 2022: «Richiamando questo passaggio evangelico, il Papa ci indica che il mettere in opera la Parola di Dio è fondamentale, però

occorre stare attenti a cosa si mette in opera: ciò presuppone ascolto attento e fedele della parola, altrimenti metto in pratica le mie strategie e non mi lascio realmente nutrire dalla Parola» spiega don Compiani.

Tuttavia, si potrebbe pensare che le nostre comunità non siano sempre educate ad un ascolto sincero della Parola. Don Compiani, invece, fa notare come «il fatto che la Domenica della Parola cada in questo periodo non è casuale: stiamo vivendo la Settimana dell’unità dei cristiani ma siamo anche molto vicini alla Giornata di preghiera per il dialogo fra cattolici ed ebrei, che è stata il 17 gennaio: è come dire che stiamo facendo un cammino proprio della comunità cattolica, che pone attenzione alla Parola di Dio».

Se dal Concilio di Trento si è verificata una sorta di «disaffezione alla Parola di Dio» – ripercorre il biblista cremonese – il Concilio Vaticano II va a sottolineare il fatto che «la Parola di Dio, per la comunità cristiana, è anche nutrimento diretto». Questa familiarità con la Parola, secondo l’incaricato diocesano, è ultimamente accresciuta: «Sicuramente ci sono state una serie di iniziative per aiutare a conoscere la Parola, come gruppi biblici, gruppi di ascolto della Parola, incontri di preghiera, scuole della Parola». È anche vero, però, come specifica don Compiani, che «la familiarità non nasce in poco tempo. Fa fatica a prendere piede quando nasce da iniziative sporadiche. Ha bisogno di forme più stabili.

Lo scoglio maggiore è forse questo: riuscire a sanare la frattura fra la vita pastorale della Chiesa e la Parola di Dio».

Capita, infatti, che «la Parola sia un riferimento, ma fintanto che non siamo tenuti a fare delle scelte; quando dobbiamo scegliere, spesso ci muoviamo a partire da logiche che poco hanno a che fare con la Parola di Dio». Come l’ospite in studio specifica, «la Parola di Dio deve essere il principio vitale che va ad animare ogni aspetto della vita del credente, sia personale che comunitario. Bisogna tornarci continuamente». 

Familiarità non significa, però, cercare nella Parola le soluzioni che preferiamo, oppure, di fronte ad un brano “scomodo”, scegliere di ignorarlo. Il rischio è quello di adottare «un approccio a volte utilitaristico: vado a cercare ciò che ho già in mente. In tal caso, però, sono io che costringo la parola di Dio entro i miei pregiudizi. Oppure cerco solo la pagina che conferma le mie idee, eliminando le altre». Don Compiani ha dunque rimarcato che tale problematica è sintomo della «necessità di un rapporto continuativo».

Alla Parola bisogna accostarsi «con domande, ma in modo libero: non solo devo scrutare la Parola di Dio, ma devo permettere alla parola di scrutare me, così che mi parli in modo più ampio rispetto alle mie certezze».

Dunque, una Parola che va oltre i nostri pensieri e le nostre immagini. «La riforma liturgica va proprio in questo senso. Secondo quanto ci insegnano i Padri della Chiesa, la Parola di Dio è come una sposa per il suo sposo: cerca il suo coniuge!». Per questo è sempre più auspicabile un ascolto leale e disponibile, nella certezza che la persuasività della Parola non sia frutto di una nostra abilità o delle nostre idee, ma nel contenuto della Parola stessa.