In Costa d’Avorio una Messa nel ricordo di don Mario Cavalleri

La celebrazione avverrà a "Notre Dame de l'esperance", chiesa che egli fece costruire nel villaggio di Sekrobgo, nel distretto di Tissadalé
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È ancora forte il ricordo del sacerdote cremonese mons. Mario Cavalleri, deceduto il 9 marzo 2020 durante la pandemia di Coronavirus, e del suo impegno a favore degli ultimi, sul territorio e non solo. In particolare a Sekrobgo, nel distretto di Tissadalé, in Costa d’Avorio, dove il prossimo 16 settembre sarà celebrata una messa in suo suffragio in quel villaggio sperduto che ha aiutato, in quella chiesa – “Notre Dame de l’esperance” – che mons. Cavalieri aiutò a costruire e che ora è diventata parrocchia.

La comunità parrocchiale di Sekrobgo, tanto grata e tanto legata al sacerdote cremonese, ha deciso di esprimere una memoria riconoscente per tutto il suo prodigarsi per il Paese africano. Nei suoi venti viaggi nel Continente Nero don Cavalleri ha portato a termine tanti progetti, grazie anche alla generosità di molti cremonesi: oltre alla chiesa sono stati costruiti l’ambulatorio, un reparto di maternità e il campo da calcio.

Una vita, durata la bellezza di 104 anni, dedicata alla carità e al sostegno alle fragilità. Una vita impreziosita anche dalla sua “Casetta”, un’esperienza di carità e di accoglienza durata circa trent’anni, prima presso la casa vicariale della Cattedrale e poi in via Patecchio, nel centro di Cremona. Le porte della “Casetta” sono state aperte a una moltitudine di persone: poveri della città, etilisti, tossicodipendenti e poi profughi in cerca di un futuro migliore.

 

Biografia di mons. Cavalleri

Don Mario è nato il 9 novembre nel 1915 alla cascina Bulgaro di San Marino dove il padre Alessandro era fattore. Entrò giovanissimo nel Seminario di Cremona mentre risiedeva a Castelnuovo del Zappa nella cui parrocchia si impegnò da subito come ministrante sotto la guida di Angelo Dondeo, fratello del vescovo Virginio.

Il 18 maggio 1940, al mattino presto, alla presenza di pochissime persone, l’ordinazione sacerdotale per le mani dell’arcivescovo Cazzani. Don Mario fu quindi destinato alla comunità di Sesto Cremonese guidata da don Achille Carpi, con il quale il novello sacerdote trascorse nove anni.

Nel 1949 il trasferimento a Rivolta d’Adda dove era parroco mons. Stefano Renzi. Don Mario, nato in campagna, si trovò subito a suo agio frequentando le tante cascine della borgata.

Una grave malattia costrinse il giovane prete a un ricovero presso l’ospedale Fatebenefratelli dei Pilastroni di Brescia e, quando fu dimesso, non tornò a Rivolta ma fu inviato al ricovero di Castelverde, dove c’era un piccolo reparto per sacerdoti.

In seguito fu nominato vicario della Cattedrale (il cui parroco era mons. Carlo Boccazzi) e mansionario del Capitolo, compito che attese per ben cinquant’anni fino a quando, nel 2006, il vescovo Lafranconi lo nominò canonico effettivo.

Nel 2010, in occasione dei 95 anni, monsignor Cavalleri pubblicò la propria autobiografia, dal titolo “Sulla cresta dell’onda suo malgrado”: un agile volumetto nel quale il sacerdote racconta con semplicità di cuore la sua lunga esistenza segnata fin da subito dalla sofferenza: la morte per annegamento del fratellino Ottorino e lo strazio della mamma Palmira.

Don Mario è conosciuto a Cremona soprattutto per la sua “Casetta”, un’esperienza di carità e di accoglienza durata circa trent’anni.

La sconfinata carità di don Cavalleri è giunta anche in Africa: nei suoi venti viaggi nel Continente Nero il sacerdote cremonese ha portato a termine tanti progetti, soprattutto in Costa d’Avorio.

Don Mario era anche poeta e musicista.

Nel corso della sua lunghissima esistenza mons. Cavalleri ha attraversato tante stagioni della vita sociale ed ecclesiale, lasciando in ogni occasione il segno della sua originale testimonianza a sostegno dei poveri e dei diseredati dei quali si è sempre occupato con quel suo tratto inconfondibile capace di mescolare alle opere la curiosità, il candore e l’allegria.