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È il simbolo della città e del suo importante passato. È quel “monte” visibile per chilometri e che attira gli sguardi su di sé, come ricordò il vescovo Antonio Napolioni nella sua ultima visita pastorale. È richiamata negli eventi, nelle feste, nelle iniziative della cittadinanza. È la cupola del Duomo di Casalmaggiore; una maestosità fragile e malata su cui le parrocchie casalasche hanno deciso di intervenire con un cantiere ad alta quota. Nel pomeriggio di sabato 7 ottobre, all’auditorium “Giovanni Paolo II” dell’Oratorio Maffei, è stata organizzata una presentazione pubblica dei prossimi e decisivi interventi strutturali all’edificio sacro. In particolare, si è mostrato l’iniziale e urgente restauro architettonico della lanterna della cupola della chiesa, ormai pericolosamente a rischio crollo dopo il terremoto del 2012.

Oltre al parroco don Claudio Rubagotti presente l’incaricato diocesano per i Beni culturali don Gianluca Gaiardi, il geometra e supervisore dei lavori Stefano Busi e il grafico Marco Visioli. Poco il pubblico presente, tra cui il sindaco Filippo Bongiovanni e il vicesindaco Giovanni Leoni. Un dettaglio che il parroco don Claudio Rubagotti ha rimarcato all’introduzione dell’appuntamento. «È qualcosa che riguarda e appartiene a tutti: il Duomo non l’ho fatto e voluto io ma, è una realtà condivisa. Spero ci sia un passaparola su che cosa si sta facendo a questa grande struttura e come intendiamo recuperare le risorse economiche per affrontare questa spesa immane».

Le operazioni di messa in sicurezza della lanterna e del tamburo della cupola, il primo e il secondo lotto delle tappe previste per il restauro della chiesa, comportano infatti da sole una spesa di circa un milione di euro. Un percorso finanziato per il 70% dalla Conferenza episcopale italiana tramite i contributi dell’8xmille per i successivi tre anni e svolto in sinergia con l’Ufficio Beni culturali della Diocesi, la Soprintendenza, le ditte partecipanti e i professionisti tecnici coinvolti. Le restanti e ingenti spese restano a carico delle parrocchie.

Don Gianluca Gaiardi ha descritto le scelte prese nel corso del tempo per il recupero e la conservazione della struttura, descrivendo questa progettualità «complessa, articolata e potenzialmente poco costosa» e in che modo la Diocesi «si è messa in gioco» nei processi burocratici per l’ottenimento delle autorizzazioni e dei contributi previsti «cercando di contenere le spese dei cantieri». Infatti, l’elemento oneroso dei preventivi di spesa è la creazione del ponteggio per la realizzazione del cantiere ad alta quota, a quasi 52 metri di altezza. «Ci auguriamo che le preoccupazioni non siano solo dei tecnici, dei sacerdoti o degli amministratori, ma anche di una comunità informata e che si prenda carico insieme di questa bellezza».

Il geometra Stefano Busi ha illustrato la critica situazione attuale e le soluzioni mirate a livello strutturale del “cupolino”, dove «la difficoltà maggiore è proprio l’altezza nel quale verranno eseguiti tali interventi». Se dall’esterno il suo aspetto sembra integro, all’interno i tecnici hanno rilevato «grosse sorprese purtroppo negative». Una volta costruito il ponteggio elevato e collaudato l’ascensore nel vano centrale, l’accesso all’interno della stretta lanterna ha mostrato la fragilità dei muri e come essa, durante il sisma, sia ruotata su se stessa e sia staccata dal resto della struttura, rimanendo «in piedi grazie alla forza di gravità».

L’intervento, dunque, consisterà nella sistemazione dei serramenti in ferro e nell’unione delle componenti esterne e interne del “cupolino” tramite perforazioni, in cui saranno inseriti dei tiranti d’acciaio per “ancorare” tutta la struttura in una sorta di “cintura” di sicurezza. La medesima operazione sarà eseguita anche con il tamburo sottostante, «rendendo tutta la cupola un corpo unico». Il secondo step, sfruttando dunque la presenza del ponteggio, «sarà risanare i serramenti lignei del tamburo, la verifica di tutte le vetrerie e infine il rinforzo dei maschi murari». In futuro si metterà mano al manto del tetto del Duomo e del sottotetto, anch’esso gravemente danneggiato dalle infiltrazioni d’acqua, «cominciando dall’abside alla sagrestia», per poi concludersi «sul portale d’ingresso e la parte sulla Fondazione Busi».

Da qui il nuovo appello di don Claudio a partecipare con una libera donazione, in particolare con l’iniziativa della raccolta fondi ogni terza domenica del mese durante le Messe, per arrivare alla copertura necessaria delle spese di cura questo simbolo incerottato.