All’incontro plenario del Clero l’intervento del teologo don Raffele Maiolini

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Il secondo appuntamento proposto ai preti della diocesi per la loro formazione è stato dedicato, nella mattinata di giovedì 7 dicembre in Seminario, all’identità del presbitero in un contesto culturale ed ecclesiale caratterizzato da un profondo cambiamento. La riflessione è stata affidata a don Raffele Maiolini (in foto a destra), teologo e vicario per la Cultura della Diocesi di Brescia.

Nell’introduzione il sacerdote bresciano ha subito specificato che non intendeva affrontare le questioni teologiche e sacramentali che si stanno dibattendo sulla questione, per la quale ha rimandato agli atti del XXX Corso di aggiornamento per docenti di Teologia dogmatica organizzato dall’Associazione teologica italiana, dal titolo “Il prete, il suo ministero, le sue relazioni”. La sua relazione, invece, si è soffermata su una lettura “sapienziale” del tempo che viviamo, proprio per cogliere dalla Sacra Scrittura  i criteri per decifrare il presente, lettura indispensabile per ripensare all’identità del prete all’interno di questo contesto .

I riferimenti scritturistici alla vicenda del profeta Elia, all’esperienza dell’esilio nel quale Israele ha perduto tutto, alla lettura sapienziale e alla vicenda del profeta Geremia, aiutano il presbitero a rifuggire dalla tentazione della nostalgia del passato o dal desiderio oggi di convincere e riconquistare spazi per scegliere, invece, di abbracciare la logica di Dio.

Don Maiolini, citando articoli apparsi su La rivista del clero ad opera di mons. Franco Giulio Brambilla, don Giuliano Zanchi e del noto teologo Christoph Theobald, ha ribadito più volte la necessità da parte della Chiesa e dei presbiteri di mettersi in ascolto del mondo per domandarci che cosa questo tempo dice alla Chiesa. Non è il mondo principalmente che deve cambiare e ritornare alla Chiesa, ma la Chiesa che, seguendo lo stile di Gesù, deve farsi vicina al mondo per raccontare a questa umanità, ferita e disorientata, la bellezza del Vangelo. La stagione sinodale che stiamo vivendo oggi rappresenta quindi una provvidenziale opportunità per immaginare la Chiesa di domani rifuggendo dalle malattie, più volte stigmatizzate da Papa Francesco: il neognosticismo e il neopelagianesimo.

Come dunque essere preti a servizio di questo mondo e dentro a questo travaglio? Sicuramente investendo più sulle relazioni autentiche che sulla cura di spazi e di strutture, avvicinandoci all’umanità nella certezza che Dio continua a operare rivedendo i percorsi formativi che iniziano alla fede, soprattutto guardando al mondo adulto, valorizzando il laicato per la sua vocazione a essere nel mondo annunciatore e testimone .

Dopo la ricca relazione, i presenti hanno potuto, nei gruppi di lavoro, continuare la riflessione con una semplice traccia offerta dal relatore.

   

Ascolta l’intervento di don Maiolini