Settimana per l’unità dei cristiani: il 22 gennaio a Cremona la veglia ecumenica

La celebrazioni si terrà alle 21 nella chiesa di S. Abbondio alla presenza del vescovo Antonio Napolioni, del pastore Nicola Tedoldi (Chiesa Metodista di Parma – Mezzani), del pastore Franco Evangelisti (Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno di Cremona, Mantova e Parma) e di padre Lucianu Munteanu (delegato della parrocchia ortodossa romena di Cremona).
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“Ama il Signore Dio tuo… e ama il prossimo tuo come te stesso” (Luca 10,27): questo il tema conduttore della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2024, che anche quest’anno nell’emisfero settentrionale si celebra dal 18 al 25 gennaio,  non  molto  tempo  dopo  la  festa,  per  molte  tradizioni  cristiane,  del  Battesimo  del Signore. In altre parti del mondo, invece, la Settimana di preghiera ricorre nel periodo di Pentecoste.

In questo contesto come consuetudine in diocesi di Cremona è in programma una veglia ecumenica, che si terrà a Cremona la sera di lunedì 22 gennaio (ore 21) nella chiesa di S. Abbondio. Saranno presenti il vescovo Antonio Napolioni, il pastore Nicola Tedoldi (Chiesa Metodista di Parma – Mezzani), il pastore Franco Evangelisti (Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno di Cremona, Mantova e Parma) e padre Lucianu Munteanu (delegato della parrocchia ortodossa romena di Cremona).

Proprio in questa occasione un affettuoso e riconoscente ricordo sarà riservato a padre Duru Fuciu, parroco ella Chiesa ortodossa romena di Cremona, e al prof. Mario Gnocchi, a lungo presidente nazionale e locale del Segretariato attività ecumeniche, recentemente scomparsi.

La scelta del tema che accompagna la Settimana quest’anno è stata affidata dal Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani al Gruppo ecumenico locale del Burkina Faso, nell’Africa occidentale, coordinato dalla Comunità locale di Chemin Neuf, con la feconda e attiva collaborazione di fratelli e sorelle dell’Arcidiocesi cattolica di Ouagadougou e delle Chiese protestanti: una vera esperienza di lavoro insieme come un vero cammino di conversione ecumenica.

Non casuale è stata la scelta della nazione africana per la preparazione della Settimana. Il Burkina Faso conta circa 21 milioni di abitanti, appartenenti a una sessantina di etnie. In termini religiosi, circa il 64% della popolazione è musulmano, il 9% aderisce alle religioni tradizionali africane e il 26% è cristiano (20% cattolico, 6% protestante). Di fatto, in ogni regione e in ogni famiglia sono presenti questi tre gruppi religiosi.

Drammatica è la situazione in cui si trovano a vivere le Chiese cristiane in quella regione del mondo, i cui fedeli non possono praticare liberamente la loro fede: numerosi sacerdoti, pastori e catechisti sono stati uccisi durante il culto e rimane sconosciuto il destino riservato ai rapiti. E dove il culto è ancora possibile, sotto la protezione della polizia, è stato comunque necessario abbreviare le celebrazioni per garantirne un minimo di sicurezza.

“Il particolare contesto del Burkina Faso – come si legge nel testo elaborato per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani – riflette la necessità di porre l’amore al centro della ricerca della pace e della riconciliazione. Questa ricerca è stata spesso minata dalla perdita di valori e di un senso condiviso di umanità e da una sempre minore cura per il bene comune, per la rettitudine, l’integrità e il senso civico. L’impoverimento spirituale e la ricerca di facili guadagni hanno ulteriormente indebolito il perseguimento della riconciliazione; di fronte a tale situazione l’imperativo di testimoniare l’amore di Dio diviene ancora più pressante”. Imperativo e appello che vale per tutti i cristiani, di tutto il mondo.

Sempre nella presentazione della Settimana si colgono questa ineludibile provocazione e questo accorato invito: “Non è, in certi casi, l’ideale della pacifica convivenza, così come l’amore per il prossimo, un segno di contraddizione o, comunque, un progetto paradossale e utopico, se l’intolleranza sussiste proprio nelle comunità religiose? Non è una contro-testimonianza parlare oggi di fraternità e di dialogo e di amore per il prossimo se alcuni leader religiosi fomentano le lotte e le discriminazioni per la stessa fede? Che potere effettivo hanno le religioni e le nostre Chiese per costruire la pace e per ricercare la via della giustizia se la stessa libertà religiosa è negata da Stati teocratici e da comunità cristiane radicate nel fondamentalismo?”.

Per questo, riflettere sull’amore di Dio e per il prossimo e pregare, sollecitati dalla povertà delle comunità cristiane dell’Africa e non solo e dalle minacce dei fondamentalismi religiosi “vuol dire concretamente agire affinché il sogno della fraternità universale si realizzi al più presto”.

Un sogno che ha una straordinaria concretezza del modello di fraternità presente nei Vangeli, che ha un fondamento cristologico e trinitario. Infatti “la comunione di Gesù con il Padre nello Spirito santo rivela il volto di una comunità che accoglie e dialoga e fa esperienza di perdono e riconciliazione, come altresì di servizio e di amore libero. La fraternità di Gesù, ove c’è un solo maestro, e gli altri sono tutti fratelli e sorelle, ossia amici, posti sullo stesso piano sociale, colturale, religioso e affettivo, nonché spirituale ed etico, è sempre inclusiva, nel senso che è aperta alla diversità e fa della differenza una risorsa, un bene comune, un dono da condividere, ed è capace di esercitare il potere dell’amore come dono e servizio”.

Proprio e anche in questo affonda le sue radici il cammino ecumenico che motiva e sostiene la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. E interpella ogni donna e uomo di buona volontà, che non vi può restare insensibile o immobile, in virtù della fedeltà al proprio e comune Battesimo.

 

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