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Author: lodigiani

«Una vita che rifiorisce»: la mattina di Natale il Vescovo ha presieduto in carcere la Messa dell’aurora

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La mattina di Natale, prima di presiedere la solenne Messa pontificale in Cattedrale, il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto l’Eucaristia per i detenuti all’interno della Casa circondariale di Cremona. Un momento atteso e particolarmente sentito durante il quale monsignor Napolioni ha messo al centro il tema della luce: «Noi siamo fatti per il giorno, per la luce e per la gioia – ha detto –: siamo fatti per il paradiso e vorremmo inizi già qui, anche se a volte sembra che qui sia l’inferno. La luce combatte con le tenebre e quest’anno siamo tutti più preoccupati per la guerra, per il futuro della nostra società e per le difficoltà che affrontano i giovani». Continue reading »

Domenica a San Luca il concerto per il 150° dalla nascita di don Lorenzo Perosi

In occasione del 150° anniversario dalla nascita di don Lorenzo Perosi, domenica 20 novembre, alle 17, presso la chiesa di San Luca, a Cremona, si terrà il concerto, organizzato dai Chierici regolari di San Paolo, diretto dal maestro Marco Granata, musicista, organista e apprezzata voce solista, che per l’occasione ha vestito i panni di direttore artistico mettendo insieme diversi elementi: il coro delle Voci Virili di Cremona (maestro preparatore don Graziano Ghisolfi) si affiancherà alla Corale S. Cecilia Don A. Ghidini di Asola. In aggiunta tre solisti d’eccezione provenienti dal coro del Teatro alla Scala di Milano: Luigi Albani (tenore), Andrzej Glowinka (tenore) e Davide Rocca (basso). Il suono dell’organo non solo accompagnerà le voci, ma entrerà in un vero dialogo come altro protagonista: il maestro Alberto Pozzaglio, organista titolare della chiesa di San Pietro al Po, suonerà l’organo appena restaurato per volere dei padri Barnabiti. Continue reading »

Antegnate in festa per la Nostra Signora del Rosario

Un intenso fine settimana di preghiera, contemplazione e condivisione si è svolto ad Antegnte in occasione della Festa dell’Apparizione di Nostra Signora del Rosario. La festa è iniziata la sera di venerdì 4 novembre presso la chiesa parrocchiale con la veglia della vigilia, introdotta dal canto dell’Angelus prima della Messa, seguito dal rito della luce e dal coprimento dell’immagine della Madonna, rimasta coperta fino al disvelamento il giorno successivo, riprendendo un antico tradizionale rito.

La mattina del sabato si è aperta con la celebrazione delle lodi presso il santuario di Nostra Signora del Rosario, la cappella situata all’interno della chiesa parrocchiale, alla quale si può accedere dalla “Scala Santa”, percorribile solo quattro volte l’anno.

È quindi seguito un momento molto significativo e commovente nella chiesa parrocchiale gremita di tanti bambini, tra cui gli studenti delle scuole elementari e medie accompagnati dai loro insegnanti, affiancati dai molti genitori e adulti presenti per l’occasione, con lo spettacolo teatrale della compagnia “Studio Olda” che ha messo in scena una rappresentazione teatrale incentrata sul perdono e sull’intervento di Maria che duellando con un soldato francese, gli fa deporre le armi. «Fa parte della storia di questo popolo, e un popolo senza memoria è destinato a ripetere gli errori del passato – ha voluto commentare don Angelo Maffioletti, parroco di Antegnate – questa storia che viene tramandata parla di sopruso, di violenza di occupazione, ma anche di pace di riconciliazione, di perdono e di una donna che porta la pace. Il mio augurio è che anche oggi nel nostro mondo tante donne abbiano un ruolo di pace».

Le celebrazioni sono quindi proseguite nel pomeriggio con il suggestivo corteo storico lungo le vie di Antegnate: i cavalieri del gruppo storico “Pietro Micca” di Torino hanno aperto il lungo corteo di figuranti che si percorrendo le strade del paese accompagnato dalle note della banda Manara di Antegnate, è arrivato fino al santuario.

In santuario è quindi seguita la Messa presieduta da monsignor Ovidio Vezzoli, vescovo di Fidenza che ha voluto commentare l’evento appena conclusosi andando al centro dello spirito delle iniziative organizzate: «Tutto quanto abbiamo vissuto oggi si potrebbe giudicare come folclore, ma in queste cose è il cuore che conta e si può vedere l’affetto sincero di questo gesto molto bello».

La festa è proseguita Domenica 6 con l’omaggio floreale dei bambini a Maria durante la Messa del mattino e il concerto mariano eseguito dal Coro di Mozzanica nel pomeriggio.

La devozione di Antegnate

Quando nel 1705 i francesi assediarono l’antico borgo di Antegnate, nella bassa bergamasca, poco prima dell’assalto videro sulle mura una moltitudine di soldati. Erano guidati da un condottiero che prendeva ordini da una donna ferma sul soglio della chiesa: dentro l’edificio, impauriti, si erano rifugiati anziani, donne e bambini. L’esercito francese pensando di essere in posizione d’inferiorità decide di non attaccare e solo successivamente avrebbe scoperto che non vi era alcun soldato a presidiare Antegnate e che quella donna era identica alla statua della Madonna del Rosario venerata dagli abitanti del luogo.

Questi eventi miracolosi sono ancora oggi ricordati con grande fede e devozione dai fedeli della quattrocentesca chiesa di San Michele: dietro l’altare maggiore, ma in posizione elevata, si trova un piccolo santuario dedicato alla Vergine al quale si accede tramite una Scala Santa che viene aperta eccezionalmente quattro volte l’anno.

Nel piccolo santuario ancora oggi è conservata la preziosa statua della Madonna, rivestita di abiti preziosi e incoronata con corone del Capitolo vaticano.

Il vescovo Napolioni, guardando ai drammi dell’oggi: «È tempo di diventare tutti francescani»

 

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È stato il vescovo Antonio Napolioni a presiedere la Messa nella festa di san Francesco d’Assisi, patrono d’Italia e degli ecologisti, celebrata nel pomeriggio di martedì 4 ottobre presso la chiesa di San Giuseppe dei frati Cappuccini di Cremona. A concelebrare insieme al vescovo Napolioni anche l’emerito Dante Lafranconi, il guardiano del convento di via Brescia padre Giorgio Peracchi, il vicario zonale e parroco di San Bernardo don Pietro Samarini con anche alcuni altri frati e sacerdoti.

Aprendo la celebrazione eucaristica monsignor Napolioni ha sottolineato come la solennità di san Francesco sia ancora una ricorrenza sentita anche dalla comunità civile, ricordando le celebrazioni civili alla presenza del Presidente della Repubblica Mattarella e la Messa celebrata ad Assisi dal cardinale Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana.

Nella festa del poverello di Assisi il vescovo Napolioni ha proposto nell’omelia una riflessione sui tre drammi che stiamo vivendo: «La guerra, l’emergenza ambientale con il pianeta che rischia di essere distrutto da noi e la crisi economica… la pandemia la lasciamo da parte, ma sullo sfondo c’è il legame di queste tre con la pandemia. Francesco d’Assisi è la risposta a questi drammi perché è uomo di pace, è uomo che sa trattare la natura e il Creato con rispetto e con amore e ha scelto madonna povertà».

«Pensate l’attualità di Francesco – ha proseguito Napolioni –. Pensate quanto non l’abbiamo seguito abbastanza: altrimenti non saremmo in questa situazione. Pensate quanto è necessario rileggere la sua testimonianza e ricevere la sua intercessione. Non bastano tutti i frati del mondo, non bastano tutte le famiglie francescane: è tempo di diventare tutti francescani! Vescovi compresi, industriali, famiglie, non si tratta di vestirci di marrone, ma di dire no a altre risposte a altre sfide».

La figura del frate medioevale, simbolo anche di pace, è stata quindi affiancata a un’altra figura dei giorni nostri: «Davanti alle sfide di oggi cosa avrebbe fatto Francesco? Quello che un altro Francesco sta cercando di fare: era giovane quello di Assisi, è vecchio e infermo quello di Roma, ma annuncia lo stesso Vangelo, della fraternità e della riconciliazione, del dialogo a ogni costo e dell’andare incontro per primi anche se costa, anche io lo faccio molto poco». «Francesco d’Assisi e Francesco di Roma sono gli imprudenti del Vangelo che non si arrendono all’inevitabilità della guerra, che non si rassegnano all’inquinamento, allo sfruttamento sconsiderato delle risorse, all’ingiustizia tra i popoli e le classi sociali per cui il divario tra ricchi e poveri si allarga  a dismisura», ha proseguito il vescovo di Cremona.

Da queste premesse monsignor Napolioni ha quindi proseguito: «Cosa fare dunque? Può sembrare una riflessione sociale, invece siamo in chiesa. Qui è esattamente il modo e il luogo dove Francesco non ci lascia in pace, non ci lascia soli, perché è Cristo che non lascia in pace né lui né noi e ci si consegna inerme. Qual è la nostra medicina, la nostra forza?».

Nel concludere l’omelia un invito forte e un auspicio al futuro da parte del Vescovo: «Il mondo è un po’ crocifisso, non alla maniera di Cristo, ma alla maniera dei maledetti: c’è il modo di Gesù, quello di cui Francesco porta le stigmate, con i poveri che si stringono a Gesù per partecipare almeno un po’ a quell’amore con cui il Padre non ha condannato il mondo, ma ha donato il figlio per salvarci: l’offrirsi gratis, il sacrificio e la condivisione sono la nostra forza: non siamo autorizzati a mollare, lo dobbiamo per fedeltà a Dio e agli uomini, a chi nel mondo aspetta che si manifesti l’armonia tra i figli di Dio, il Creato e le nazioni. Non c’è altro futuro: rimettere in ordine le cose lasciando che sia la croce a scrivere i segni di questa nuova vita».

Santa Rita, presentato il nuovo organo
Nel pomeriggio di domenica 23 ottobre con un’esibizione del maestro Marco Fracassi

Il nuovo organo della chiesa di Santa Rita, come a Cremona è conosciuta la rettoria delle Ss. Margherita e Pelagia, è stato presentato ufficialmente nel pomeriggio di domenica 23 ottobre con un’esibizione del maestro Marco Fracassi. I brani per l’esibizione sono stati scelti in armonia con lo stile barocco delle decorazioni della chiesa, attingendo da un repertorio di compositori dell’epoca tra cui Haendel, Pachelbel e Sweelinck. Continue reading »

Domenica mattina l’ingresso di don Jicmon a Vicomoscano
Alle 10 la Messa presieduta dal Vescovo nella quale il sacerdote d'origine romena si insedierà ufficialmente nelle comunità di Vicomoscano, Casalbellotto, Fossacaprara e Quattrocase

Si terrà nella mattinata di domenica 11 settembre, alle 10, presso la chiesa di San Pietro apostolo di Vicomoscano, l’insediamento di don Anton Jicmon come nuovo parroco dell’unità pastorale formata dalle parrocchie di Vicomoscano, Casalbellotto, Fossacaprara e Quattrocase. Continue reading »

Sabato a Isola Dovarese l’insediamento di don Loda Ghida
Con la Messa presieduta alle 17 dal vescovo Antonio Napolioni il sacerdote inizia il proprio ministero di parroco moderatore dell'unità pastorale di Isola Dovarese, Pessina, Stilo de' Mariani e Villarocca

Le parrocchie di Isola Dovarese, Pessina, Stilo de’ Mariani e Villarocca accoglieranno, nel pomeriggio di sabato 17 settembre, don Antonio Loda Ghida, il nuovo parroco moderatore dell’unità pastorale, che prende il posto di don Adelio Bucellè. Continue reading »

L’unità pastorale Cafarnao domenica accoglie don Pierluigi Capelli
L'insediamento del nuovo parroco in solido alle 9.30 a Pescarolo con la Messa presieduta dal vescovo Napolioni. Il sacerdote andrà ad affiancarsi agli altri due parroci in solido: don Giovanni Fiocchi (moderatore) e don Alessandro Bertoni

Si terrà nella mattinata di domenica 18, alle 9.30, presso la chiesa di Sant’Andrea, a Pescarolo, l’insediamento di don Pierluigi Capelli come nuovo parroco in solido dell’unità pastorale “Cafarnao”, formata dalle parrocchie “San Leonardo” in Vescovato, “San Bartolomeo apostolo” in Ca’ de’ Stefani, “Sant’Andrea apostolo” in Pescarolo, “San Giovanni decollato” in Pieve Terzagni, “Santi Martino e Nicola” in Binanuova, “Sant’Ambrogio vescovo” in Gabbioneta. Don Pierluigi andrà ad affiancarsi agli altri due parroci in solido: don Giovanni Fiocchi (moderatore) e don Alessandro Bertoni. Continue reading »

Il vescovo alla Messa per la Regina del Po: «Il futuro del nostro piccolo pianeta è legato alla convivenza fraterna»

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«Solo la sete di giustizia, di vita e di verità intercetta il dono di Dio» questo il forte appello di mons. Antonio Napolioni durante l’Eucarestia celebrata sulle rive del Po durante la tradizionale celebrazione dell’Assunta.

La festa mariana della Madonna di Brancere, nonostante la siccità che ha impedito la tradizionale processione di barche sul Po con la statua della Madonna, è stata comunque celebrata con una Messa nella località Sales, presieduta dal Vescovo mons. Napolioni.

A concelebrare, accanto al vescovo, anche don Pierluigi Vei, parroco di Brancere, don Alberto Mangili, parroco di Bosco ex Parmigiano, don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per la pastorale e don Pietro Samarini, vicario zonale e parente da parte di una nonna di don Aldo Grechi, parroco primo ideatore di questa bella tradizione agostana. La celebrazione eucaristica è stata animata dal maestro don Graziano Ghisolfi e dalla soprano Annalisa Losacco.

Dopo i saluti del parroco don Pierluigi, la liturgia è proseguita sotto l’ombra degli alberi che circondano la santella mariana opera di Graziano Bertoldi inaugurata per il Giubileo del 2000.

L’omelia di mons. Napolioni è iniziata con una bonaria provocazione: «Vogliamo proprio il miracolo? Che arrivi quella pioggia non cattiva che riempia gli invasi, irrighi i campi, disseti i popoli? Io questo miracolo non ve lo prometto affatto – ha quindi proseguito il vescovo di Cremona – vi prometto un altro miracolo: che noi passiamo dal lamento alla speranza, dall’essere spettatori all’essere responsabili, che prendiamo coscienza delle parole vere che ci nutrono e rifiutiamo le parole fasulle che ci manipolano».

«Giovanni vede questo segno nel cielo – ha quindi proseguito il Vescovo nella sua riflessione sulle letture della solennità – una donna vestita di sole, con la luna sotto i piedi e sul capo una corona di dodici stelle: ho controllato e nei versetti successivi c’è un fiume. Il nemico vomita un fiume per cercare di travolgere la donna con il suo bambino, ma il libro dell’Apocalisse finisce con la nuova Gerusalemme scendere dal cielo, una città attraversata da un fiume le cui acque portano vita e guarigione, dove crescono alberi le cui foglie sono medicina. Per quell’acqua c’è un invito universale e gratuito, bevete dell’acqua della vita: ecco la condizione più vera dell’essere umano».

Da questa riflessione biblica il Vescovo ha proseguito la riflessione sulla situazione che quest’anno sta caratterizzando l’estate lungo il fiume: «Ma allora la siccità ci voleva? Sì, ad un popolo sazio, viziato e reso debole da tutte le comodità il momento della prova prima o poi arriva, perché non può essere cuccagna all’infinito per pochi e fame, sete, miseria e morte per tanti. No, non è possibile!»

 

 

Una meditazione che partendo dagli elementi naturali, arriva a quelli più umani: «Non solo si ribella la natura, ma si ribellano le coscienze e i popoli, dobbiamo quindi assumerci questa responsabilità; non egoisticamente, magari litigandoci i litri d’acqua da una sponda all’altra del fiume, perché di questo passo facciamo il gioco del nemico. Tutto è stato affidato a noi in prestito, ci dobbiamo rimboccare le maniche e ci renderci conto che davvero il futuro del piccolo pianeta è legato alla convivenza fraterna, perché se le guerre finora le abbiamo fatte per il petrolio le faremo per l’acqua, per l’aria: svegliamoci!».

Un forte appello che mons. Napolioni ha continuato a declinare: «Solo questa sete di giustizia, di vita e di verità intercetta il dono di Dio. Non perché Egli chiude i rubinetti del cielo a seconda di come noi ci comportiamo (sarebbe un Dio meschino se giocasse con noi in questo modo) ma perché Lui continua a dare se stesso, suo figlio, la madre di suo figlio, la compagnia dei santi, la preghiera dei semplici, la coscienza di essere uomini e donne che hanno una dignità cui tener fede».

Infine, l’ultimo auspicio e incitamento ai tanti fedeli presenti: «Ripartiamo da questa Messa sull’argine del fiume, un po’ dispiaciuti di non averlo potuto navigare, impegnandoci ad altre navigazioni, gli uni incontro agli altri, la navigazione del dialogo che permettano al nostro Paese e alle nostre comunità di non dilaniarsi, ma di essere sagge e forte davanti alle difficoltà: Maria è con noi e si manifesta se ci comportiamo così e cantiamo anche noi il Magnificat, il canto delle situazioni ribaltate, con i potenti rovesciati dai troni e gli umili nel cuore di Dio anche se nell’immediato non sembra».

Un altro riferimento all’attualità non è mancato durante la preghiera dei fedeli. Infatti, il vescovo Napolioni ha sottolineato come nella stessa giornata sia iniziata una “quaresima” particolare con la campagna elettorale in vista delle prossime elezioni e l’augurio affinché tutte le forze politiche si impegnino con serietà nei confronti dei cittadini.

Al termine della Messa la statua della Madonna di Brancere è stata portata a spalla in processione dai “pescatori scalzi” fino sulle sponde del fiume dove è stata letta la preghiera alla Regina del Po scritta dallo stesso mons. Napolioni. Dalla stessa sponda il sindaco di Stagno Lombardo, Roberto Mariani, ha quindi gettato la corona di fiori nel fiume a memoria delle vittime delle inondazioni.

La benedizione finale è stata eseguita in modo particolare dal Vescovo, il quale ha voluto procedere utilizzando la stessa statua per impartirla, aiutato dall’abile bravura dei pescatori scalzi che hanno accompagnato l’effige secondo il movimento delle braccia di mons. Napolioni.

Presenti alla celebrazione molte autorità civili cremonesi e dei comuni rivieraschi con i loro gonfaloni e l’attenta presenza della Protezione civile e dei corpi delle Forze dell’ordine che hanno garantito il regolare svolgimento della celebrazione.