image_pdfimage_print

Author: lodigiani

Castelverde in festa per i 120 anni della Fondazione Opera Pia SS. Redentore

Guarda la photogallery completa

Una mattina di festa e di ringraziamento nel segno della preghiera, della musica e dello stare insieme ha caratterizzato la celebrazione dei 120 anni della Fondazione Opera Pia SS. Redentore di Castelverde. La festa è iniziata con la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo emerito di Cremona, mons. Dante Lafranconi, affiancato dal presidente della Fondazione don Claudio Rasoli, dal parroco di Castelverde don Giuliano Vezzosi e da mons. Carlo Rodolfi, canonico della Cattedrale che in passato fu parroco di Castelverde per diversi anni.

Ad animare la celebrazione gli ospiti della RSA e della RSA insieme ai lavoratori della struttura e ai tanti parenti e amici che per l’occasione non hanno voluto mancare. Presenti per festeggiare questo anniversario anche la sindaca di Castelverde Graziella Locci e il direttore generale Fabio Berusi.

Nel saluto iniziale don Rasoli ha voluto ricordare la storia dell’istituto, nato per accogliere i contadini della zona, ripercorrendo le tappe storiche principali: «Dopo 120 anni siamo riuniti per ringraziare il Signore per le persone che hanno avuto questa sensibilità: dai primi diciassette ospiti, oggi siamo a più di duecento ospiti». Il Presidente Rasoli ha quindi voluto ricordare tutti i sostenitori dell’Opera Pia: «Un ringraziamento a tutti, a partire da chi in questi 120 anni ha contribuito a sostenere questo luogo, i fondatori e gli amministratori che si sono succeduti nel corso dei decenni, il sostegno delle associazioni di volontariato e dell’Amministrazione comunale, le suore che vi hanno prestato servizio e il vescovo Lafranconi che ha voluto essere oggi presente». E non è mancato un pensiero alle difficoltà degli ultimi anni: «Usciamo da due anni difficilissimi e ci vorrà ancora tempo per tornare alla normalità, ma sono certo che ce la faremo grazie all’abnegazione, la professionalità, lo spirito di sacrificio e l’amore dei nostri dipendenti che in questi anni hanno fatto davvero tantissimo».

Il vescovo emerito Lafranconi nella sua omelia ha voluto riflettere sul senso di celebrare questo anniversario: «Quando si commemora un’istituzione è bene guardare al passato per vedere con quale spirito gli uomini di allora si sono messi a dare avvio a quest’opera: con lo spirito della solidarietà, dell’amore. Potremmo dire lo spirito del Vangelo che ci aiuta una volta che lo guardiamo attentamente a scoprire le dimensioni più vere e più giuste della vita umana e delle relazioni». E ancora: «Non vogliamo essere schiavi dell’essere chiusi nella mentalità del presente, dove non si può sperare in un miglioramento – ha aggiunto Lafranconi – la speranza non guarda solo vagamente al futuro, ma è qualcosa che si impegna a rivificare quotidianamente la memoria del passato: il Vangelo ci dice che persino nei momenti difficili possiamo guardare con speranza al futuro». Il vescovo ha quindi concluso: «È bello il nome Divino Redentore, perché ci ricorda che possiamo procedere con gioia affrontando qualsiasi condizione futura perché la sua grazia e il suo spirito continuano ad accompagnarci».

Un allegro e gioioso momento musicale ha poi intrattenuto gli ospiti della struttura che hanno assistito alla Messa nel giardino e dalle balconate dei reparti: il corpo bandistico “Giuseppe Anelli” di Trigolo, diretto dal maestro Vittorio Zanibelli, ha infatti divertito i presenti, che hanno molto apprezzato questo momento di svago.

La festa si è conclusa con il taglio della grossa torta – per mano del presidente Rasoli, della sindaca Locci e della presidente San Vincenzo Iole Nava – e un semplice rinfresco per celebrare convivialmente l’anniversario.

 

Storia dell’Opera Pia SS. Redentore

L’Opera Pia “SS. Redentore” fu fondata in seno alla Società S. Vincenzo da’ Paoli nel 1897, per iniziativa del medico condotto del comune, dottor Ercolano Cappi, con il sostegno dell’allora parroco mons. Pietro Gardinali; tra i fondatori figurano altresì Primo Ferrari, Enrico Ferrari, Secondo Balteri e il dott. Giuseppe Camerini.

Lo scopo originario era quello di offrire ai malati cronici del comune di Castelverde una sistemazione adeguata, sia in termini di assistenza sia di vicinanza con i parenti. L’opera nacque dalla convinzione che l’anziano malato rappresenta sempre una forza positiva e, nonostante le sue fragilità, può aiutare a scoprire il valore della vita.

Il 20 marzo 1901 presero il via i lavori di costruzione dell’ospedale, la cui attività fu autorizzata dal prefetto di Cremona il 10 giugno 1902, mentre l’apertura seguì a pochi giorni di distanza: il 1° luglio 1902. Il registro di allora contava diciassette ammalati, dei comuni di Castelverde e Tredossi.

Successivamente il numero degli ospiti crebbe insieme alle esigenze assistenziali. La struttura fu allargata con la costruzione di due infermerie per cento posti letto e una cappella per il culto.

Fin dall’inizio la presenza di personale religioso si rivelò discreta, efficace ed essenziale, prima con le Canossiane (1902/1907), quindi con le Adoratrici del SS. Sacramento (dal gennaio 1908 al 2003). A partire dal 1931, anno in cui l’Opera Pia fu eretta ad ente morale diventando Ipab (Istituzione pubblica di assistenza e beneficenza), si aprirono nuove prospettive di azione, prima con la creazione della “Casa S. Giuseppe” per disabili (1932), poi, su progetto dell’ing. Giulio Ceruti, con la costruzione della scuola materna (1933), in capo alla Fondazione fino al 2005.

Dal 1° gennaio 2003, con la privatizzazione dell’ente, la gestione della Rsa (con 133 posti convenzionati e 7 solventi) e della Rsd (60 posti) è stata affidata alla Fondazione Opera Pia “SS. Redentore” onlus. Dal dicembre 2010 è stato altresì istituito come servizio per il territorio il Centro diurno integrato per anziani (12 posti) e, infine, dal luglio 2012 la struttura si è arricchita di un servizio di fisioterapia aperto agli esterni. A seguire anche il potenziamento dei servizi territoriali: assistenza domiciliare, voucher dimissioni protette, pasti a domicilio. Dal 2019 l’ente ha ottenuto un budget per la gestione della misura regionale Rsa aperta.

Dall’8 luglio 2022 presidente è don Claudio Rasoli, coadiuvato dai consiglieri di amministrazione Francesca Mondini, Linda Cottarelli, Francesco Longo e don Giuliano Vezzosi.

Il Vescovo per gli anniversari di don Silvano Rossi, don Mario Olivi e don Sergio Lodigiani: «Possiamo continuare a seminare fino all’ultimo giorno»

Guarda la photogallery completa

«205 anni di sacerdozio, circa ottantamila Messe e decine di migliaia di confessioni: con questi conti un po’ sommari vogliamo ricordare oggi i vostri anniversari di ordinazione sacerdotale». Così il vescovo Antonio Napolioni si è rivolto a don Silvano Rossi, don Mario Olivi e don Sergio Lodigiani nella Messa celebrata nella mattinata di mercoledì 29 giugno, nella solennità dei santi Pietro e Paolo, presso la casa di riposo Giovanni e Luciana Arvedi, nella struttura di via Massarotti, a Cremona, gestita dalla Fondazione La Pace Onlus. Un momento celebrativo solenne, al quale hanno partecipato tanti volti amici che negli anni hanno incontrato i tre presbiteri e diversi sacerdoti: tra loro il vicario episcopale per il Clero don Gianpaolo Maccagni, il presidente della Fondazione La Pace don Roberto Rorta e il cappellano don Luigi Mantia. L’occasione sono stati i 70° di ordinazione presbiterale per don Silvano Rossi e don Mario Olivi e il 65° di don Sergio Lodigiani. Continue reading »

«Il pieno di Spirito Santo»: il mandato ai giovani che si preparano ad un’estate di missione

 

«Vogliamo fare il pieno di Spirito Santo per essere capaci di intenderci al di là delle lingue umane» l’augurio del vescovo Napolioni ai sei giovani che quest’estate partiranno per la missione nella parrocchia di Cristo Risorto di Salvador de Bahia (Brasile) durante l’intimo e raccolto incontro tenutosi nel pomeriggio di domenica 5 giugno presso la chiesa di S. Ambrogio a Cremona.

Insieme al vescovo di Cremona è stato presente anche don Maurizio Ghilardi, incaricato diocesano Pastorale missionaria, il quale accompagnerà i giovani nella missione brasiliana. Prima della preghiera un semplice e aperto momento di condivisione tra mons. Napolioni e i giovani in partenza: Marta Ferrari, Tommaso Grasselli, Sara Di Lauro, Anna Capitano, Alessandra Misani e Davide Chiari.

«Una sincronia perfetta in questa Domenica di Pentecoste: anche i dodici erano riuniti insieme. Se in quel giorno lo Spirito agì in modo straordinario, da quel giorno agisce in maniera ordinaria, costante, capillare, nascosta e infinita nella sua fantasia» ha riflettuto il Vescovo aprendo la sua breve riflessione.

Il commento è quindi proseguito nella riflessione della memoria della Pentecoste: «Vogliamo fare il pieno di Spirito Santo, non per fare a meno di studiare un po’ di portoghese che aiuta, ma per essere capaci di intenderci al di là delle lingue umane, riuscendo a comunicare nello spirito, in ciò che è profondo ed essenziale. Il linguaggio della fede è davvero universale perché da quando il Figlio di Dio si è incarnato è la carne umana il sacramento primordiale».

 

 

«Mi piace che la vostra partenza avvenga in questa grande chiesa vuota senza una grande assemblea che vi applaude o vi manda – ha quindi proseguito mons. Napolioni rivolgendosi ai giovani in partenza allargando l’idea della missionarietà – ma mi piace pensare che quando tornerete sarà bello incontrare una grande assemblea, magari tante piccole assemblee, le vostre comunità. Tornerete alle vostre attività, ma mi auguro che questa esperienza non resti chiusa nel cassetto del cuore».

Infine, l’augurio per la partenza nella speranza che l’esperienza potrà portare ulteriori frutti una volta tornati: «Vi aspetto l’indomani per ascoltare i vostri racconti, le vostre impressioni e per elaborare insieme i passi successivi, mi auguro che questa esperienza non vi lasci indifferenti e ci aiuti ad essere la Chiesa di Pentecoste sempre».

Prima della benedizione finale sono stati consegnati ai giovani dei quadernini come segno del mandato ricevuto.

Una missione che non è improvvisata: infatti nel frattempo, don Davide Ferretti, Marco Allegri e Gloria Manfredini, già attivi da tempo a Salvador de Bahia, hanno già steso un ricco programma per questi giovani, pronti a mettere in luce la loro intraprendenza e la loro dedizione.

 

 

Tra crisi mondiale e sfide del cambiamento: all’Università Cattolica un convegno sul futuro del sistema agro-alimentare

 

Un momento di approfondimento sui temi dell’attualità del futuro del sistema agro-alimentare si è svolto presso l’aula magna dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Cremona gremita dagli studenti e alla presenza delle autorità cittadine nel pomeriggio di mercoledì 8 giugno 2022.

Ad aprire i lavori dell’incontro intitolato “L’impatto del nuovo contesto geopolitico sul futuro del sistema agro-alimentare: crisi congiunturale o cambiamento strutturale?” è stato il rettore dell’Ateneo Franco Anelli, che ha voluto sottolineare l’importanza del ruolo dell’università nell’analizzare e riflettere sulla complessità delle sfide che si pongono con sempre nuova urgenza nel periodo storico che stiamo attraversando: «È necessaria – ha detto – la capacità di comprendere la complessità dei fenomeni del nostro tempo. Noi cosa possiamo fare? Dobbiamo pensare e riflettere, e forse – ha aggiunto – anche affidarci alla Provvidenza»,

Non sono mancati quindi i saluti di mons. Antonio Napolioni, vescovo di Cremona, che ha tenuto a ricordare «il secondo secolo dell’Università Cattolica è un tempo che dev’essere fecondo per il pensiero, per la ricerca e per la formazione. Questa sera verranno affrontate delle tematiche che vedono anche la comunità ecclesiale attenta».

Il dibattito è quindi proseguito moderato da Tonia Cartolano, vicecaporedattrice Anchor e reporter presso Sky TG24 con gli interventi di Lea Pallaroni, segretaria generale Associazione Nazionale tra i Produttori di Alimenti Zootecnici (ASSALZOO), Simone Tagliapietra, della facoltà di Scienze politiche e sociali e Guglielmo Gennaro Auricchio, presidente Giovani imprenditori di Federalimentare.

Al termine della tavola rotonda sono state consegnate le borse di studio promosse dalla Fondazione “Romeo ed Enrica Invernizzi” e da “Syngenta Italia S.p.a.”.

«La Cattedrale sia casa nostra, casa di tutti, casa della comunità cristiana»

 

Nella mattina di giovedì 2 giugno, il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto in Duomo la Messa in occasione della Dedicazione della Cattedrale, avvenuta il 2 giugno 1592 alla presenza del vescovo Cesare Speciano, che intitolò a Santa Maria Assunta e Sant’Omobono la chiesa madre, ampliamento di quella fondata nel 1107.

All’inizio della celebrazione eucaristica mons. Ruggero Zucchelli, presidente del Capitolo della Cattedrale, ha voluto ringraziare il vescovo per la partecipazione e ricordare la speciale occasione ai fedeli presenti.

«La triplice dedicazione del vescovo Speciano della Cattedrale, a Dio, a Maria Santissima Assunta in cielo e a Sant’Omobono, mi guida a meditare su tre immagini consegnate dalle letture: il tempio, la casa e la tenda» ha riflettuto il vescovo aprendo la sua omelia.

Mons. Napolioni ha quindi iniziato riflettendo sulla prima immagine: «Dio davvero abita la Cattedrale con la Sua presenza sacramentale, con il mistero della sua trascendenza. Un tempio che non lo imprigiona, ma lo racconta anche con la sua bellezza: si viene in Cattedrale per incontrare ed ascoltare Dio e lo benedico perché pur essendo un luogo attraente dal punto di vista artistico e culturale non fa prevalere il turismo sulla preghiera».

 

Il pensiero è stato quindi per il Capitolo della Cattedrale, in buona parte presente a concelebrare insieme al vescovo: «Vi ringrazio perché assicurate la preghiera e il servizio dell’ascolto nelle confessioni, dono di grazia che Dio trasmette attraverso la nostra povertà».

Il vescovo ha quindi proseguito nella sua meditazione rivolta ai fedeli: «La Cattedrale è anche casa, perché se dedicata a Maria il pensiero non può andare che alla famigliarità domestica e feriale, in cui la ragazza di Nazareth accoglie il verbo e lo fa crescere nella sua casa insieme a Giuseppe, introducendolo all’alfabeto dell’umano e gli trasmette i sentimenti e gli atteggiamenti più belli. Che bello quindi che la Cattedrale sia casa nostra, casa di tutti, casa della comunità cristiana e luogo di incontro dove ci si riconosce fratelli, ci si riconosce popolo e da cui si riparte per affrontare la vita e tornare nelle nostre case meno soli, consolati e incoraggiati».

Mons. Napolioni ha quindi proseguito la sua riflessione con l’ultima immagine: «Lego la dedicazione a Sant’Omobono in maniera simbolica all’altra espressione che abbiamo sentito nelle letture, il popolo nel deserto aveva la “tenda della testimonianza”: questa fragilità di Dio in mezzo agli uomini viene spiegata dalla Lettera agli ebrei dove ci viene spiegato che la vera tenda di Gesù è la sua carne, anzi la carne e la vita di ciascuno di noi. Non possiamo adorare Dio su un monte piuttosto che su un altro, misurando la sua presenza perché Dio è nel cuore di ogni uomo».

Nel concludere la sua meditazione, il Vescovo ha anche voluto far riferimento alla giornata di festa civile della Repubblica: «La santità di Omobono ci ricorda come sia possibile essere santi lavorando e impegnandosi nella società, operando per la pace e la riconciliazione. Quanto è bello dirlo oggi, Festa della Repubblica, che ci fa dire cosa la Chiesa dona a tutti: una casa che è luogo di preghiera e di incontro, una casa che educa all’umano».

 

 

Al termine della celebrazione, prima della benedizione finale, il vescovo di Cremona ha voluto far notare ai presenti il restauro delle cantorie sul presbiterio appena conclusosi e ha dato notizia dell’inizio dei lavori per il rinnovamento del presbiterio della Cattedrale: infatti, nei prossimi giorni inizieranno alcuni lavori di prova per poi poter partire in autunno con i lavori veri e propri.

Il vescovo Napolioni, finita la Messa, si è quindi spostato in piazza del Comune per partecipare alle celebrazioni della Festa della Repubblica che si sono tenute per la prima volta dopo l’avvento della pandemia con la partecipazione delle autorità civili e militari: particolarmente spettacolare l’esposizione dell’enorme tricolore, srotolato dai vigili del fuoco al termine della celebrazione civile.

L’arcivescovo Marcianò ai militari e alle forze di polizia: «Il vostro servizio trasforma in vita ciò che altrimenti sarebbe morte»

«Chi cancella il volto dell’uomo scatena guerre e semina morte». La vera potenza non è quella del predominio, «ma quella che fa vivere il volto dell’altro, che dona la vita per la vita dell’altro e solo così cancella la morte». Ed è questa «la potenza che Dio affida al vostro servizio: di difesa della vita e che trasforma in vita ciò che altrimenti sarebbe morte». Così l’arcivescovo Santo Marcianò, ordinario militare per l’Italia, si è rivolto ai militari e alle forze dell’ordine radunate nella mattina di giovedì 7 aprile in Cattedrale per il Precetto pasquale, la celebrazione per le forze armate e le forze di polizia in preparazione alla Pasqua. A presiederlo, per la prima volta a Cremona, il loro vescovo: l’Ordinariato militare, infatti, è l’equivalente di diocesi con speciale giurisdizione su tutte le parrocchie e cappellanie militari e delle forze armate. Continue reading »

Una vita spericolata diventata testimonianza di Dio: l’ex chitarrista di Vasco, Nando Bonini, si racconta

Guarda la photogallery completa

Il pomeriggio di domenica 1° maggio è stato un’occasione ritrovata di festa e di apertura per l’associazione “Famiglia Buona Novella”: quest’anno è stato ospitato Nando Bonini, chitarrista di Vasco Rossi dal 1991 al 2004. Quella di Bonini è stata una testimonianza di fede, di un grande musicista professionista che fin da bambino, all’età di sei anni, ha iniziato a coltivare il suo talento con la chitarra esprimendolo in diversi modi nella sua vita. Continue reading »

«Abbiamo bisogno di coscienze inquiete!». Don Ciotti commenta la “Laudato si'” tra pace, ecologia e accoglienza dei poveri

Qui la photogallery completa della serata

 

Un intervento appassionato, coinvolgente e a tutto tondo quello tenuto da don Luigi Ciotti nella chiesa parrocchiale del Maristella a Cremona nel pomeriggio di giovedì 21 aprile. L’evento dal titolo “Laudato si’, laudato qui: pace, giustizia, cura del creato” è stato organizzato nell’ambito della rassegna “La Trama dei Diritti” da Pax Christi, Comunità “Laudato si’” di Cremona, Tavola della Pace di Cremona, Libera contro le mafie e in collaborazione con CSV Lombardia Sud.

Al suo arrivo don Ciotti è stato accolto con tanto affetto, al quale non si è sottratto a scambiando qualche parola con tutti e scattando foto con le tante persone presenti. Dopo l’introduzione di Fabrizio Aroldi e don Antonio Agnelli, sacerdote collaboratore nelle parrocchie dell’unità pastorale Madre Nostra, hanno preso la parola per una presentazione e per un saluto i rappresentanti delle diverse associazioni organizzatrici.

L’audio integrale dell’intervento di don Ciotti

 

L’ampio intervento del sacerdote fondatore del Gruppo Abele e di Libera contro le mafie è iniziato con una condanna alla guerra e alla corsa al riarmo: «Negli anni scorsi, anche durante la terribile pandemia, sempre più risorse economiche sono state investite per il riarmo e questo è uno scandalo». Non è quindi mancato un affondo sulla situazione Ucraina e in particolare sull’accoglienza dei profughi: «Giusto accogliere fratelli e sorelle in fuga dalla guerra, ma come mai non abbiamo messo la testa sulle altre trentatre guerre in atto nel mondo. Perché non toccano i nostri interessi. Questa è una riflessione che si impone».

Dal tema della guerra è stato, quindi, collegato anche il tema dei profughi e dei poveri: «Nell’enciclica “Laudato si’” il papa si dimostra preoccupato ancora una volta per quello che sta avvenendo e per la qualità della vita di tutti. Siamo chiamati anche noi a diventare attivi per occuparci insieme del futuro, che è un tempo che va vissuto, non sprecato perché la vita è un tempo imprevedibile e inafferrabile».

«La crisi è unica, una crisi socio-ambientale, la strada tracciata dal Papa è quella della conversione ecologica: tutela della natura e dei diritti umani. È in gioco la vita! – ha così proseguito don Luigi nel commentare l’ecologia integrale, tema centrale dell’enciclica – con l’aggettivo integrale il Papa sottolinea come il nostro rapporto con la natura deve essere esteso a tutti gli ambiti della vita a cominciare da quello sociale e relazionale: c’è allora un grande richiamo all’accoglienza, perché non basta accorgersi che gli altri esistono intorno a noi. Non basta però accogliere gli altri perché dobbiamo anche sentirli dentro di noi e anche politici in Europa dovranno un giorno rendere conto di come mai l’Europa paga miliardi perché la Turchia si tenga i profughi, come qualcuno dovrà dirci di tutti questi investimenti che abbiamo fatto per la guardia costiera libica che continua a tenere nei lager tantissime persone, come qualcuno dovrà spiegare perché abbiamo venduto armi all’Egitto con cinquemila persone nelle carceri e che non ci consegna la verità su Giulio Regeni».

Il lungo intervento è terminato con un invito forte e sincero: «Vi auguro il conflitto delle coscienze: con la coscienza è sempre bene dialogare, a volte anche litigare in modo acceso, perché non sia una coscienza inerme che porta a mafia e guerra. Abbiamo bisogno di coscienze inquiete!».

Il pellegrinaggio diocesano a Lourdes concluso con la preghiera del Rosario alla Grotta in diretta su Tv2000

Per tanti, specialmente anziani e ammalati, il Rosario seguito in televisione su Tv2000 e pregato in comunione con la Grotta di Lourdes è un appuntamento fisso del pomeriggio nel salotto di casa. Mercoledì 27 aprile il consueto appuntamento ha avuto un significato particolare per la Diocesi di Cremona, visto che a presiedere la preghiera mariana è stato il vescovo Antonio Napolioni. È stato questo l’ultimo atto del pellegrinaggio diocesano – il primo dopo la pandemia – proposto dal Segretariato diocesano pellegrinaggi, diretto da don Roberto Rota, e al quale ha aderito un centinaio di fedeli delle diverse parrocchie della diocesi. Tre giorni intesi di spiritualità iniziati lunedì 25 aprile e scanditi da momenti di preghiera comunitari e personali. Continue reading »