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“Né barriere né guerre” l’incontro annuale nell’anniversario della nascita di don Mazzolari
L'incontro presso la cascina natale di San Colombano al Boschetto giovedì 13 gennaio alle ore 16.30

“Né barriere né guerre” è il tema scelto per il tradizionale appuntamento nell’anniversario della nascita di don Primo Mazzolari che torna anche quest’anno giovedì 13 gennaio alle 16.30 presso la cascina San Colombano (Boschetto, Cremona) dove il sacerdote nacque 132 anni fa. Il ritrovo è previsto alle 16 presso il sagrato della chiesa parrocchiale del Boschetto. Ad intervenire saranno don Luigi Pisani, parroco di Bozzolo, e alcuni esponenti della Tavola della Pace di Cremona, il coordinamento di associazioni che si impegna per promuovere i temi legati alla pace.

Questo incontro è l’occasione per rilanciare una cultura della pace e della nonviolenza tesa a fermare la corsa al riarmo e delegittimare ogni tipo di guerra, per rilanciare la campagna “Italia ripensaci” affinché anche l’Italia ratifichi il Trattato di messa al bando delle armi nucleari dell’Onu, entrato in vigore nel gennaio del 2021, per un’Europa dell’accoglienza e della fraternità che riveda il Trattato di Dublino e proponga il riconoscimento dei profughi ambientali nella Convenzione di Ginevra e per una riforma dell’Onu che superi il diritto di veto delle grandi potenze e sappia rappresentare in modo più ampio Stati e popoli della terra.

Proprio le parole pronunciate da don Primo Mazzolari nell’omelia di Natale del 1931 sono prese come ispirazione per riflettere sul tema della pace: «Non ascoltate chi vuole dimostrarvi che le barriere sono necessarie e che senza una guerra non si rimette a posto nulla». Parole che suonano di urgente attualità anche a 90 anni di distanza.

Nei diari della clandestinità di don Primo la primavera oltre la guerra

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«Mazzolari era nascosto nella sua canonica, ma non era nascosto dalla Storia». Così Matteo Truffelli, docente di storia del pensiero politico dell’Università di Parma, durante la presentazione della nuova edizione di “Diario di una primavera”, ha contestualizzato il volume che raccoglie gli appunti scritti da don Mazzolari nel periodo della sua clandestinità, dal 1944 al 1945. Truffelli, già presidente nazionale dell’Azione Cattolica, è un profondo conoscitore della figura di don Primo e sta collaborando come perito storico alla ricerca ampia e approfondita che si sta facendo sulle fonti mazzolariane per la causa di beatificazione in corso.

La presentazione del libro si è tenuta in sala dei quadri del palazzo comunale di Cremona nel pomeriggio di venerdì 25 febbraio. Anche il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, assente per un impegno pastorale, ha voluto portare il suo saluto in un video che è stato proiettato nel quale ha ricordato: «Abbiamo bisogno di una primavera che assomigli a quella che costringeva don Primo ad essere nascosto, a meditare in silenzio». Il pensiero corre oggi ai mesi difficili del lockdown e al bisogno di una ripartenza, ma non può evitare di andare anche «ai venti di guerra che in questo momento sentiamo vicini in Europa, ma che hanno insanguinato tante primavere nel mondo».

Presente il sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti che ha voluto ricordare come anche in questi giorni la testimonianza di don Primo è necessaria, come lo sono i giovani con la loro speranza.

È quindi seguito il saluto di Paola Bignardi, presidente della Fondazione don Primo Mazzolari, che ha voluto sottolineare come «il linguaggio di Mazzolari sia complesso, a tratti suggestivo, a volte non immediato, ma abbiamo voluto coinvolgere i giovani che ci stanno indicando la strada per rendere questo messaggio sempre più attuale, per reinterpretare gli scritti di Mazzolari».

Ad introdurre il relatore sono stati infatti i ragazzi della classe 5ª del liceo Vida di Cremona, che, dopo aver analizzato e riflettuto sui testi mazzolariani, hanno offerto la lettura di una selezione degli appunti presenti nel libro, alternando le parole di don Primo alle loro riflessioni.

Il professor Truffelli nel suo intervento ha riflettuto: «Il titolo iniziale era “Diario di una primavera vista da una finestra”, quella da cui Mazzolari entrava in contatto col mondo esterno con cui non poteva più essere in contatto diretto: è uno spazio per contemplare l’umano e la natura, gli serve per difendersi dal disumano nel momento in cui ha raggiunto il suo apice nella storia. La finestra è anche la porta spalancata sul creato: scrive “tutto si tiene”, quasi anticipando la Laudato si’ di papa Francesco». Il docente ha quindi proseguito: «Questo libro non parla della storia, ci sono solo alcuni accenni. Eppure don Primo pur essendo fuori dalla storia vi è profondamente calato, si fa coinvolgere: ha la consapevolezza che il male degli uomini non comanda alla primavera. Mazzolari è nascosto nella sua canonica, ma non è nascosto dalla storia e continua a parteciparla anche dentro quella stanzina, partecipando profondamente dei dolori della sua epoca, non solo di quelli vicini, ma anche delle guerre lontane».

A conclusione dell’incontro è intervenuto anche don Luigi Pisani, parroco di Bozzolo: «Il potere politico di quel tempo aveva costretto don Primo a nascondersi, ma subì anche una clandestinità a livello ecclesiale: perché la Chiesa, la gerarchia di quel tempo era contro don Primo? Non ci fu mai un richiamo teologico, né a livello etico, ma erano delle “opportunità pastorali” che hanno fatto in modo che don Primo facesse nascere un’esperienza che per noi è stata fondamentale, l’esperienza di una nuova Chiesa». Ha quindi proseguito nella sua riflessione don Pisani: «Con le sue opere don Primo ha fatto capire a noi e alla sua Chiesa i valori importanti, ripresi poi dal Concilio Vaticano II: all’epoca la Chiesa era molto piramidale mentre l’idea di Mazzolari è quella di una Chiesa popolo di Dio».

Arrivato a Cicognara la sera del 31 dicembre 1921, don Primo Mazzolari ha celebrato il giorno successivo la sua prima Messa nella nuova parrocchia. E così, il 1° gennaio 2022, in concomitanza con il centesimo anniversario del suo insediamento, ha avuto inizio l’ “anno 100 Primo”, il percorso verso il centunesimo anniversario, così intitolato dalla parrocchia di Cicognara giocando sul nome di Mazzolari.

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Mazzolari, Don Bignami: «Un uomo e un prete che si è lasciato coinvolgere dagli eventi del suo tempo»

«È bello ricordare Mazzolari non solo per le date e per quello che ha vissuto, ma anche per quello che c’è dietro di lui, per quello che lui ha interpretato e ha cercato di promuovere attraverso la sua testimonianza». Con queste parole don Bruno Bignami ha voluto prendere la figura di don Primo come esempio ancora attuale da seguire durante la serata di approfondimento sul sacerdote cremonese, del quale è in corso il processo di beatificazione, tenutasi nella chiesa di S. Giuseppe, nel quartiere Cambonino di Cremona, il 10 febbraio.

L’occasione per questo incontro è stata la recente costituzione dell’unità pastorale “don Primo Mazzolari”, che comprende, insieme al Cambonino, le parrocchia di S. Ambrogio, Migliaro e Boschetto, dove don Primo è nato. A introdurre la serata il nuovo parroco moderatore, don Paolo Arienti.

Una riflessione articolata con letture, meditazioni musicali e interventi sul pensiero mazzolariano intorno alla comunità ecclesiale, la sua natura e la sua destinazione. Ospiti e relatori della serata don Bruno Bignami, profondo conoscitore di Mazzolari e direttore dell’Ufficio nazionale della CEI per i problemi sociali e il lavoro, e don Umberto Zanaboni, che si sta occupando a tempo pieno del processo di beatificazione aperto in diocesi dal vescovo Napolioni.

«In questo momento stiamo lavorando per portare a Roma, dal Papa, l’unico che potrà dire se don Mazzolari sarà proclamato beato e santo, tutte quelle pratiche e prove che potranno servire per la canonizzazione: io in questo periodo della mia vita mi sto occupando di raccogliere tutto il materiale che riguarda don Primo. Nel fare questo lavoro mi chiedo che cosa noi siamo capaci di dare al nostro tempo, alle persone che ci incontrano», ha spiegato don Zanaboni.

A seguire don Bruno Bignami ha tracciato un profilo di don Mazzolari, analizzando alcuni aspetti che hanno contraddistinto la sua esistenza: la vita contemplativa proveniente dalla sua origine di uomo di campagna, l’impegno per la pace, l’importanza della vita parrocchiale come esperienza di comunità, il Vangelo come centro della vita e l’attenzione ai poveri, sia nella concretezza materiale sia nel prendere coscienza delle proprie povertà spirituali.

Ha quindi sottolineato don Bignami: «Son passati ormai più di sessant’anni dalla sua morte e in molti lo seguono e fanno riferimento alla sua spiritualità, affascinati dal suo messaggio: le sue parole spesso riescono a interpretare in maniera molto chiara anche il nostro tempo. Se vogliamo capire questa figura e capirne la sua grande attualità dobbiamo far riferimento al fatto che si è lasciato coinvolgere dagli eventi storici del suo tempo, ha anche vissuto entrambe le guerre mondiali, a tal punto da riflettere sul Vangelo su quello che la storia gli presentava, quindi come lui da credente e da prete si doveva lasciar interpellare dagli eventi che capitavano».

A riecheggiare anche le parole scritte da Mazzolari, con quattro letture, tratte da I lontani, La samaritana e Il compagno Cristo, scelte con cura tra le migliaia di pagine che don Primo ha lasciato, perché cresca la competenza e la conoscenza sul pensiero di don Primo a cominciare da quelle comunità che ne portano il nome.