Tag Archives: Mazzolari

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La Tavola della pace al Boschetto nel nome di don Mazzolari

Le bandiere della pace hanno accompagnato i partecipanti all’incontro “Gaza: Tu non uccidere” tenutosi nel freddo pomeriggio di domenica 14 gennaio organizzato dalla Tavola della Pace di Cremona in occasione del 134° anniversario della nascita di don Primo Mazzolari. Come ogni anno, infatti, è stata organizzata la visita alla cascina san Colombano, situata al Boschetto (frazione di Cremona), dove il 13 gennaio 1890 il sacerdote cremonese nacque. Continue reading »

Matteo Truffelli è il nuovo presidente della Fondazione Mazzolari: «Portiamo ai giovani il cuore di don Primo»
Già presidente nazionale dell'Azione Cattolica Italia, eletto sabato 2 dicembre dal Cda a Bozzolo, raccoglie il testimone dalla presidente uscente, Paola Bignardi

La Fondazione “Don Primo Mazzolari” di Bozzolo ha un nuovo presidente. Matteo Truffelli raccoglie il testimone dalla presidente uscente, Paola Bignardi, e inizia il suo incarico dopo la riunione di sabato 2 dicembre a Bozzolo del Consiglio di amministrazione dell’ente. Esce rinnovato il Consiglio di amministrazione della Fondazione Mazzolari. Il nuovo assetto prevede, oltre al presidente Matteo Truffelli, don Luigi Pisani, parroco di Bozzolo, Daniele Dall’Asta, rappresentante della parrocchia di Bozzolo, Simone Coroni, rappresentante della parrocchia di Cicognara, Massimo Passi, rappresentante della famiglia di don Mazzolari, don Giovanni Telò, don Umberto Zanaboni, Silvia Corbari e Marisa Rosa.

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“Guerra alla guerra”: don Mazzolari e don Milani protagonisti a Bozzolo il 13 gennaio
Don Bruno Bignami e Rosy Bindi ospiti del convegno della Giornata Mazzolariana sulla pace

Saranno due i “profeti di pace” protagonisti della prossima Giornata mazzolariana sulla pace, che si terrà nella ricorrenza dell’anniversario di nascita di don Mazzolari, il prossimo 13 gennaio. L’iniziativa di quest’anno sarà infatti occasione per ricordare, insieme a don Primo, anche don Lorezno Milani – e il suo celebre slogan “I care” – a 100 anni dalla sua nascita. Continue reading »

Arriva fino a noi il messaggio di don Primo contro la guerra. Presentato a Cremona il libro “La pace. Adesso o mai più”

 

È stato presentato nel pomeriggio di venerdì 14 luglio presso la Sala conferenze della Biblioteca statale di Cremona il libro “La pace. Adesso o mai più”, una nuova raccolta di testi di don Primo Mazzolari curata da don Bruno Bignami, postulatore della causa di beatificazione di don Primo, e dal vicepostulatore don Umberto Zanaboni. Ad aprire la presentazione Walter Montini, presidente della sezione cremonese dell’Unione cristiana imprenditori dirigenti (Ucid). Insieme ai curatori del libro anche la direttrice della biblioteca, Raffaella Barbierato.

 

Ascolta l’introduzione di Walter Montini

 

«Come spesso capita la pubblicazione di un libro ci supera – ha esordito don Bignami presentando il volume che consiste in una raccolta di scritti sul tema della pace elaborati da Mazzolari estrapolandoli dal quindicinale Adesso nel periodo dal 1949 al 1959 – abbiamo iniziato a pensare a questo libro dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina», ha spiegato, sottolineando che il libro è introdotto dalla prefazione del cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana nelle scorse settimane in missione di pace proprio a Kiev e Mosca come inviato di Papa Francesco.

 

Ascolta l’intervento di don Bruno Bignami

 

Il tema della pace per don Primo è centrale: «Ha vissuto le due guerre mondiali in modo diverso, ma come protagonista, nel senso che l’hanno segnato in modo radicale e profondo – ha spiegato don Bruno Bignami – nell’elaborazione del suo pensiero su questo tema Mazzolari si accorge che le guerre del Novecento riguardano i civili, non solo gli eserciti, fino ad arrivare alle conseguenze catastrofiche della bomba atomica».

Quindi Bignami ha voluto sottolineare come il pensiero mazzolariano non è rimasto circoscritto: «Questi concetti sono stati analizzati anche dentro la Chiesa e ci si è accorti che il teorema della guerra giusta andava messo in discussione».

Un tema importante analizzato da Bignami ha riguardato quindi la capacità del parroco di Bozzolo di raccogliere le istanze delle diverse parti durante la Guerra Fredda, senza mai semplificare in logiche di mera contrapposizione: «Mazzolari fa una scelta, ma, pur essendo atlantista, spiega che bisogna stare attenti a muoversi, pone il tema di quante armi e di quali armamenti perché un conto è la legittima difesa, mentre un altro è l’utilizzo di altre armi, come le armi atomiche. Non assolve il mondo che ha deciso di sostenere».

Quindi, Bignami ha concluso il suo intervento ricordando come: «”Agonizzare per la pace” è un’espressione tipica di Mazzolari, la quale indica la necessità di “stare in mezzo” perché la pace si costruisce aprendo un dialogo tra le parti. Queste pagine ci aiutano a capire il contesto attuale nel quale abbiamo bisogno di questa profezia che non è astratta perché l’esperienza della guerra per Mazzolari è un’esperienza concreta dalla quale ne conclude che la tragedia della guerra la pagano gli ultimi».

È intervenuto, quindi, don Umberto Zanaboni il quale ha esordito ringraziando la direttrice Barbierato per l’aiuto e il supporto forniti nella ricerca del materiale raccolto durante la prima fase del processo di beatificazione.

 

Ascolta l’intervento di don Umberto Zanaboni

 

«Alcuni suoi temi cardine sono ormai entrati anche nel magistero della Chiesa – ha spiegato don Zanaboni – come il tema fondamentale  della fraternità: Mazzolari si trova a predicare di un Cristo che è morto per tutti, mentre la logica della guerra porta agli schieramenti».

Zanaboni ha quindi ricordato come un altro tema molto caro a don Primo riguarda il fermare la corsa agli armamenti: «Prima di tutto – ha osservato il sacerdote – la spesa per armarsi sottrae risorse alla spesa sociale, ad esempio agli investimenti per sanità e scuola, ma Mazzolari dice che armarsi crea i presupposti per la guerra. La guerra si alimenta con la creazione del nemico».

La riflessione è proseguita con un’analisi del pensiero di Mazzolari che vede nella guerra una bestemmia: «Tema importante è la paternità di Dio, che dona la misericordia all’umanità: nel libro Tu non uccidere Mazzolari arriva a dire che la guerra è deicidio perché dentro ogni uomo c’è l’immagine di Dio».

 

Ascolta l’intervento di Raffaella Barbierato

 

A concludere la presentazione del libro la riflessione della direttrice della biblioteca Raffaella Barbierato, la quale ha voluto evidenziare due diversi livelli di lettura di questo libro: «Possiamo leggere questo libro come una raccolta di scritti dal periodico Adesso dove ogni affermazione ha un suo riferimento storico o cronachistico, ma se riusciamo per un attimo a non leggere le date, a non andare a leggere le note storiche e ci estraniamo a leggere solo le parole di don Primo, riusciamo a vedere il continuo riferimento all’oggi».

La direttrice Barbierato ha anche voluto ricordare il fatto che è conservata presso la Biblioteca di Cremona la raccolta del periodico Adesso: «È anche orgoglio della Biblioteca avere conservato queste pagine perché è qualcosa che serve». A noi, oggi.

Casse rurali e Don Primo Mazzolari: sguardo sui poveri per cambiare economia e società

È stata la Sala civica di Bozzolo, nel Mantovano, a fare da sfondo all’incontro «Gli uomini hanno bisogno di pane», convegno dedicato alla figura di don Primo Mazzolari e alla storia delle casse rurali sul territorio diocesano.

L’evento, organizzato dalla sinergia tra la Banca di Credito Cooperativo cremasca e mantovana e la Fondazione don Primo Mazzolari, si è tenuto nella mattinata di sabato 17 settembre e si è aperto con l’introduzione della presidente della Fondazione, Paola Bignardi e con il saluto del vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, del vescovo di Crema, mons. Daniele Gianotti, di Francesco Giroletti, presidente della Bcc cremasca e mantovana e del sindaco di Bozzolo, Giuseppe Torchio.

I SALUTI INTRODUTTIVI

«Stiamo re-imparando a camminare insieme – ha esclamato il vescovo Napolioni nel suo saluto –. Il sinodo non è una cosa che abbiamo inventato noi, ma che esisteva già e che nasce dalla collaborazione tra comunità e territori». E la vita di don Primo Mazzolari ne è piena testimonianza.

Anche Banca di credito cooperativo, con i suoi principi di mutualità, cerca di offrire tramite il proprio operato e le relazioni sul territorio un segno di vicinanza ai più bisognosi, quella stessa vicinanza che era propria di Mazzolari. Principi che vengono sottolineati nelle parole del presidente Giroletti, che ha affermato: «Il nostro agire deve essere finalizzato al bene delle comunità in cui operiamo».

Dopo i saluti iniziali, le quattro relazioni: Vita contadina e sviluppo delle casse rurali in Italia tra la fine dell’Ottocento e gli anni Cinquanta, del professor Pietro Cafaro, Don Primo Mazzolari e i problemi sociali del suo tempo del professor Giorgio Vecchio, Le casse rurali di Bozzolo e nel Mantovano dalla “Rerum novarum” al fascismo, di don Giovanni Telò, storico e membro del Consigli di amministrazione della Fondazione Mazzolari, e, come conclusione, L’ispirazione di don Primo Mazzolari e i problemi sociali odierni del professor Matteo Truffelli, perito, assieme a Giorgio Vecchio, per la causa di beatificazione di Mazzolari.

La relazione di Cafaro presentato un excursus storico, volto a ripercorrere la storia delle casse rurali, istituzioni antenate delle attuali Banche di credito cooperativo, nate nella Germania protestante nella seconda metà del 1800, dopo la crisi agricola, e arrivate per la prima volta in Italia nel 1893. Una vita difficile quella delle casse rurali, inizialmente ostacolate dalla diffidenza della Chiesa cattolica, poi finalmente accettate e sviluppate per poi essere di nuovo ostacolate dalle normative contro l’autoregolamentazione delle banche. Casse rurali che hanno poi visto il loro completamento definitivo solo pochi decenni fa, con la riforma bancaria del 1993 e la nascita delle Bcc, un ritorno, come aveva già anticipato Mazzolari, «ai loro principi originali».

LA RELAZIONE DI PIETRO CAFFARO

 

La riflessione di Giorgio Vecchio si è concentrata, invece sulla figura di Mazzolari e sul suo rapporto con la società del suo tempo; un sacerdote che operava per ciò che era, «senza voler essere un teologo, un esegeta, un politico o un analista politico». Da qui l’appello del professor Vecchio: «Diffidate dunque dall’abuso dell’appellativo di “profeta”». Mazzolari operava per i poveri, poiché vedeva la miseria attorno a lui, nei suoi compagni di studi, ma anche negli emigrati rientranti in Italia allo scoppio della Grande Guerra. E qui sorge la grande somiglianza con il periodo attuale e la situazione ucraina. «Ma chi sono i poveri? – ha domandato il professor Vecchio, dando un’immediata risposta – Sono tutti coloro che vengono sfruttati, che non dispongono di mezzi per il sostentamento, ma soprattutto coloro che vivono in condizioni umilianti». E, citando Mazzolari, in riferimento non solo alla vita materiale, ma anche a quella spirituale, ha concluso: «I poveri sono i figli di Dio, che lui chiama beati. Il povero sono io. Ogni uomo è povero».

LA RELAZIONE DI GIORGIO VECCHIO

 

Mazzolari che non ha vissuto la nascita e l’arrivo in Italia delle prime casse rurali, ma che ha assistito al loro sviluppo, nei territori delle Diocesi di Cremona e Mantova. Ha infatti spiegato don Giovanni Telò come, storicamente, dopo l’enciclica di Leone XIII, Rerum novarum, anche senza espliciti riferimenti ad essa, le Diocesi di Cremona e Mantova, guidate dai vescovi Bonomelli e Sarto, che sarebbe poi diventato Papa Pio X, abbiano visto la diffusione delle casse rurali, spesso incardinate nelle parrocchie, soprattutto nei territori dell’alto Mantovano e della bassa Bergamasca. «Nelle parrocchie – ha spiegato Telò – nasce una nuova figura, quella del parroco sociale, che non sta più solo sull’altare, ma che guarda anche alla società». Casse rurali che vedranno poi concretizzarsi il loro declino con l’avvento del fascismo, che arrivò ad ostacolarne l’operato anche attraverso veri e propri attentati.

LA RELAZIONE DI DON GIOVANNI TELÓ

 

Infine la relazione di Matteo Truffelli, un parallelismo tra le opere di Mazzolari e la vita contemporanea, un parallelismo tra gli insegnamenti di Mazzolari e i pensieri di Papa Francesco: «Don Primo fu essenzialmente un provocatore, ma nel senso educativo del termine. Amava far prendere conoscenza della situazione, spingeva i suoi interlocutori a mettersi in gioco, a confrontarsi con la realtà». Il relatore ha però invitato a non estrapolare la vita del sacerdote dal suo contesto, a farla riflettere sul presente con cautela. «È però innegabile – ha proseguito Truffelli – che le parole di Mazzolari continuano a parlare alla Chiesa e alla società: continuano a pro-vocare». «Anche al giorno d’oggi – ha concluso – economia e politica sono sopraffatte da diversità e ingiustizie». «La mia convinzione è che tanto la politica quanto l’economia e la cultura assumono valore se funzionali a difendere i più deboli e non a incrementare la potenza dei più forti». Sulla scia delle più che mai attuali parole di Papa Francesco: «Solo un’economia giusta non porta al conflitto e alla distruzione».

LA RELAZIONE DI MATTEO TRUFFELLI

A chiudere il convegno ha preso di nuovo la parola Paola Bignardi, che ci ha tenuto a ringraziare tutti i presenti, dando appuntamento al secondo incontro che avrà luogo a Crema nel mese di ottobre.

«Gli uomini hanno bisogno di pane»: l’attualità di Mazzolari per il lavoro in tema di lavoro
Pandemia, cambiamento e crisi i temi de "Il lavoro e la dignità dell'uomo, oggi", convegno tenutosi il 27 maggio a Bozzolo

Erano un’ottantina le persone che hanno preso parte al convegno “Il lavoro e la dignità dell’uomo, oggi”, organizzato a Bozzolo dall’associazione Amici del dialogo, insieme alla Fondazione don Primo Mazzolari, la sera di venerdì 27 maggio. Continue reading »

La voce del Vangelo nella vita di don Primo. Parole ed episodi inediti del «parroco d’Italia» a “Chiesa di Casa”

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Questa settimana “Chiesa di Casa” è luogo di dialogo sulla figura di don Primo Mazzolari, in prossimità dell’anniversario della sua morte, avvenuta a Bozzolo il 12 aprile del 1959. Al confronto con Riccardo Mancabelli, è stato presente in studio don Umberto Zanaboni, vicepostulatore della causa di beatificazione di don Mazzolari. In collegamento, invece, Paola Bignardi, presidentessa della Fondazione Mazzolari di Bozzolo.

Definito da Papa Francesco «il parroco d’Italia», nella visita del pontefice alla tomba nel 2017, don Mazzolari è stato per 27 anni a Bozzolo, dopo 10 anni a Cicognara. Come spiega don Umberto: «Nel processo di beatificazione non servono libri famosi o grandi omelie, ma bisogna portare come prove i fatti concreti. Io ho avuto la fortuna di andare a conoscere chi l’ha conosciuto. È stato un parroco in mezzo alla sua gente. Tutti insistevano su questo: “Don Primo c’era” “Su don Primo io e la mia famiglia potevamo contare”».

È la Fondazione don Primo Mazzolari ad occuparsi della catalogazione delle carte e alla trasmissione dell’esperienza di don Primo, come spiega la presidentessa Paola Bignardi: «La sfida è fare in modo che conservare le carte di don Primo non significhi fare un monumento al passato, ma custodire una memoria alla quale attingere per affrontare le domande che l’oggi ci pone. Ancora più grande è la sfida di farlo conoscere e apprezzare ai giovani».

Dunque, carte contenenti un’eredità da cogliere e da far riscoprire soprattutto ai ragazzi: «Se non intercetta il mondo giovanile – chiarisce Bignardi – è destinata perdersi. Poco fa abbiamo coinvolto una classe del liceo Vida dando loro il compito di leggere e presentare a un pubblico uno scritto di don Primo Mazzolari, Diario di una Primavera… ne sono stati affascinati. Dobbiamo darlo in mano ai giovani – ha poi sottolineato con convinzione – che possono renderlo attuale, ri-esprimerlo».

Il rapporto con i giovani, per altro, a don Mazzolari era particolarmente chiaro, come racconta don Umberto raccontando alcuni episodi inediti del ministero di don Mazzolari: «Dopo aver pregato con le persone le preghiere della sera, lo raggiungevano dei giovani, dieci o venti giovani, che andavano con lui a passeggiare nei campi e lì parlavano di tematiche sociali, di fede, attualità. Oppure li portava con sé a comizi, conferenze… c’era sempre qualcuno in macchina con lui».

Oltre al pellegrinaggio del Santo Padre sulla tomba di don Primo, anche la conferenza del 2018 all’UNESCO è stata dedicata alla sua figura, particolarmente pertinente all’attualità, tutto immerso nelle questioni del suo tempo e con le persone di quel tempo. Così, infatti, ha concluso Paola, nel suo intervento: «Faceva parlare il Vangelo, non una dottrina, testimoniava una Chiesa vicina alla gente».

La disumanità della guerra secondo don Primo. A 70 anni da “Tu non uccidere”
In un articolo sull'Osservatore Romano don Bruno Bignami mette in luce la drammatica attualità del pensiero pacifista di Mazzolari

Sono passati 70 anni dalla stesura di “Tu non uccidere”, il volume con cui nel 1952 , dopo aver vissuto le due guerre mondiali, don Primo Mazzolari raccoglieva il suo pensiero pacifista per trasmetterlo ai giovani del suo tempo.

Il contenuto di quel libro – che fu poi pubblicato anonimo nel 1955 – è ripreso oggi da don Bruno Bignami in un articolo apparso sull’edizione del 9 marzo dell’Osservatore Romano, che ne evidenzia la “luminosa, persino profetica” attualità alla luce dei drammatici fatti di questi giorni.

Nel suo editoriale intitolato “La pace come ostinazione” il sacerdote cremonese, direttore dell’Ufficio nazionale della Cei per i problemi sociali e il lavoro, già presidente della Fondazione Mazzolari e curatore di numerose pubblicazioni degli scritti parroco di Bozzolo, riprende in particolare tre temi del pensiero pacifista di don Primo: l’assurdità della corsa agli armamenti, la certezza che “ogni guerra è fratricidio” e il ribadire che la guerra va sempre a scapito dei poveri.

«E nel frattempo, — scriveva Mazzolari in un passaggio ripreso da don Bignami — sempre nuovi ordigni e sempre più micidiali vengono inventati, esperimentati e conservati per la giusta guerra di domani». «Chi pretende di difendere, con la guerra, la libertà – si legge ancora in “Tu non uccidere” si troverà in un mondo senza nessuna libertà. Chi pensa di difendere, con la guerra, la giustizia, si troverà con un mondo che avrà perduto perfino l’idea e la passione della giustizia». L’unica arma di difesa, per Mazzolari, «è la giustizia sociale più che l’atomica»

Profonda poi la sottolineatura sulla “negazione della fraternità” rappresentata dalla guerra: “Se la guerra è negazione della fraternità – riflette don Bignami riprendendo passaggi dal testo di don Primo che toccano da vicino i comportamenti sociali, la scelta di stili morali di ciascuno oggi come 70 anni fa -, essa comincia con stili accondiscendenti verso la violenza, verso gli investimenti in armi, verso le forme di ingiustizia e di povertà: «il tacere, il non muoversi, o il muoversi lentamente, è nostro; ed è uno dei segni della nostra decadenza, che poi ci fa chiusi, lamentosi e sterili oppositori delle iniziative altrui». La guerra non è solo quella degli esplosivi, ma nasce col trattare «il fratello come utensile, materialisticamente».

«E quelli che ci lasciano la vita – scriveva don Primo – coloro che cadono, a migliaia, sono sempre gli umili, gli anonimi, il popolo che non ha mai voluto le guerre, che non le ha mai capite; mentre desiderava unicamente vivere libero e in pace». “La gente comune – commenta Bignami – è costretta a fuggire, le città diventano inferno, i civili subiscono massacri. E quando i poveri vengono lasciati nella tentazione di spargere sangue in difesa del pane e della dignità, la pace non godrà mai di buona salute”.

Da questi passaggi che così tremendamente riportano indietro le lancette della storia, la conclusione che non c’è niente di tanto disumano quanto la guerra: “La guerra – conclude l’articolo dell’Osservatore Romano – è ritorno allo stadio animale. Invocarla a soluzione dei conflitti appare inutile, aggiunge sofferenze a sofferenze e non risponde più alle esigenze del bene comune. Crimine contro l’umanità. Don Primo ricorda che «l’animalità fa il male per star bene», ma finisce per svuotare la fiducia in Dio e nell’uomo. La pace, invece, è l’unica ostinazione da perseguire. Tuttavia, diventare costruttori di pace significa non essere mai in pace. Parole che non passano”