Veglia della vita, a Caravaggio in scena la storia di Oscar e le sue lettere a Dio

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Caro Dio, mi chiamo Oscar, ho dieci anni, ho appiccato il fuoco al gatto, al cane, alla casa (credo persino di aver arrostito i pesci rossi) ed è la prima lettera che ti mando perché finora, a causa dei miei studi, non ho avuto tempo. Ti avverto subito: detesto scrivere. Bisogna davvero che ci sia obbligato. Perché scrivere è soltanto una bugia che abbellisce la realtà. Una cosa da adulti. La prova? Per esempio, prendi l’inizio della mia lettera: avrei potuto esordire dicendo: «Mi chiamano Testa d’uovo, dimostro sette anni, vivo all’ospedale a causa del cancro e non ti ho mai rivolto la parola perché non credo nemmeno che tu esista». Ma se ti scrivo una roba del genere, fa un brutto effetto e ti interesseresti meno a me. E io ho bisogno che t’interessi.

Inizia così un piccolo prezioso libricino dal titolo Oscar e la dama in rosa, dello scrittore drammaturgo francese Éric-Emmanuel Schmitt, del 2002. Racconta la storia di un bambino di dieci anni ricoverato in ospedale per un forma  grave di leucemia e di una volontaria dolcissima, che per lui e solo per lui, è nonna Rosa. Oscar scopre casualmente che per lui non c’è più possibilità di cura e trova in nonna Rosa una compagna di strada per quelli che saranno gli ultimi giorni della sua vita.

Che cosa c’entra il libro di un autore francese con la Giornata della vita? Tutto parte da un gioco che nonna Rosa propone a Oscar: quello di scrivere a Dio delle lettere immaginando di vivere, ogni giorno, dieci anni della sua vita. Nonna Rosa forza un pochino Oscar in questo gioco perché lui dice, come i suoi genitori, di non credere in Dio, ma Oscar si fida e si affida a Nonna Rosa assecondandola in questo gioco fino ad arrivare a chiedere a Dio di venire a trovarlo. Nasce così un racconto intenso dolcissimo e commovente, ma anche a tratti divertente e scanzonato nei racconti di Oscar delle sue avventure in ospedale o nelle storie, inventate, di nonna Rosa.

Percorrere le pagine di questo  testo equivale a fare un viaggio attraverso tutte le età della vita, dalla giovinezza all’età adulta fino alla vecchiaia, dall’adolescenza con la fase dell’innamoramento (Oscar si innamora di una bellissima bambina ricoverata in ospedale), al rapporto con gli amici, con l’amore, con i genitori, con la malattia, con Dio e con le gioie e i dolori che ogni fase della vita porta in sé.

In questo viaggio nonna Rosa accompagna Oscar a recuperare il rapporto con i suoi genitori, a scoprire che Dio è molto più vicino di quello che pensa, a capire che la vita è degna di essere vissuta a pieno e fino in fondo in ogni sua fase.

Ecco, era proprio questa l’idea immaginata quando la commissioni Catechesi e Pastorale giovanile della Zona pastorale 1 hanno ipotizzato, insieme, come proporre una riflessione in occasione della Giornata della vita e cioè mettere in evidenza come ciascuna fase della vita è degna e meritevole di essere sostenuta, valutata, apprezzata, da quando inizia a quando si spegne.

È nata così l’idea di mettere in scena questo testo come una occasione di riflettere ascoltando, vedendo, vivendo una esperienza. Ne è nato uno spettacolo bello, dolce e commovente, dove le voci dei lettori che impersonavano Oscar e nonna Rosa si intrecciavano ai movimenti in scena dei personaggi di Oscar e nonna Rosa, alle immagini proiettate e ad alcune “provocazioni”.

Un racconto che si conclude con l’ultima lettera a Dio che non è di Oscar, perché lui se n’è andato, ma di nonna Rosa:

Grazie di avermi fatto conoscere Oscar. Grazie a lui ero divertente, inventavo delle leggende. Grazie a lui ho riso e ho conosciuto la gioia. Mi ha aiutata a credere in te. Sono piena di un amore ardente, me ne ha dato tanto che ne ho per tutti gli anni a venire“.

E aggiunge:

“P.S. Negli ultimi tre giorni, Oscar aveva posato un biglietto sul suo comodino. Credo che ti riguardi, Ci aveva scritto: SOLO DIO HA IL DIRITTO DI SVEGLIARMI”.

Lo spettacolo è andato in scena sabato 3 febbraio nell’auditorium del Centro di spiritualità del Santuario di Caravaggio. La serata si è conclusa con una raccolta di offerte che sono state destinate al Comitato Maria Letizia Verga per la cura delle leucemie infantili.

Mary Tomasi

 

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