Chiesa di casa, l’intelligenza artificiale tra frontiere e sfide

image_pdfimage_print
Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

 

AI Act. Così i Paesi dell’Unione europea hanno definito il primo testo di legge al mondo per la regolamentazione dell’intelligenza artificiale. Il 2 febbraio scorso, i ventisette Paesi hanno approvato all’unanimità l’accordo, che sarà votato in forma definitiva nel mese di aprile. Un passaggio importante, che fornisce un’indicazione ben precisa: se esiste una necessità di regolamentazione e di governo, significa che l’intelligenza artificiale sta assumendo un ruolo sempre più rilevante nella società e nella vita delle persone.

A questa tematica è stata dedicata la nuova puntata di Chiesa di casa, il talk di approfondimento della diocesi di Cremona oggi alle 12.15 in tv su Cremona1 e già disponibile sul web. A introdurre il tema, don Maurizio Compiani, docente e assistente pastorale della sede cremonese dell’Università Cattolica del Sacro Cuore: «L’intelligenza artificiale è un insieme di sistemi che rispondono in modo autonomo a problemi che noi poniamo».

A ben guardare, non si tratta di una novità assoluta. Il vero cambiamento, e il clamore che esso ha suscitato, è arrivato con l’estrema pervasività che ha contraddistinto la diffusione dell’intelligenza artificiale negli ultimi tempi. «Ormai è entrata nella vita di tutti – ha raccontato il prorettore della sede di Cremona del Politecnico di Milano Gianni Ferretti – e non solo in quella degli addetti ai lavori. Fino ad ora si usava per indagare situazioni complesse. Il salto è stato fatto con l’intelligenza artificiale generativa, perché è capace di generare contenuti senza la necessità di essere programmata in modo specifico prima di farlo».

Oltre a un grande cambiamento sociale, è assai rilevante l’impatto che una tecnologia come questa può avere sul mondo del lavoro. Sono stati condotti numerosi studi sul tema, e molti hanno previsto una progressiva perdita di posti di lavoro a causa dell’introduzione dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, Carolina Cortellini, cofondatrice di Microdata e presidente Crit (Crescita relazione innovazione territorio) si è dimostrata decisamente ottimista: «Molto probabilmente i lavori ripetitivi ed estremamente meccanici saranno sostituiti dall’intelligenza artificiale. Ed è meglio così, perché ci saranno opportunità nuove in ambiti differenti e più stimolanti. Esse, però, andranno presidiate in modo specifico, con competenze adeguate. A proposito di questo, un’attenzione particolare dovrà essere posta anche da parte di chi è già nel mondo del lavoro: non deve considerarsi troppo diverso da chi ci si affaccia per la prima volta, imparando a formarsi di nuovo e continuamente. In tutti i settori, infatti, cambierà il modo di lavorare».

Con questi presupposti è facile farsi prendere dal panico o dal timore del cambiamento. Un cambiamento che spesso è molto rapido, e rende difficile riuscire a tenerne il passo. La sfida, in questo senso, è certamente sociale, ma riguarda anche l’ambito scolastico e educativo. «Non bisogna dimenticare che lo strumento cambia il nostro modo di percepire il mondo – ha ricordato don Compiani – e, di conseguenza, cambia anche noi. Ci stiamo abituando ad avere risposte precise e rapide. Ma nelle relazioni non sempre ci sono risposte. A volte servono spazi e tempi per maturare una risposta. Su questo punto dello sviluppo dell’intelligenza artificiale, a livello formativo, dovremmo imparare a rapportarci con l’impatto che esso porta nella vita di ciascuno».

L’aspetto relazionale è indubbiamente imprescindibile per la vita di ciascuno. E non può essere trascurato nemmeno in ambito lavorativo. Le soft skills a cui oggi si fa tanto riferimento, molto spesso, riguardano proprio la capacità di collaborare all’interno di un team. «In questo senso – continua Cortellini – la contaminazione positiva che c’è tra mondo della formazione universitaria e mondo del lavoro è davvero preziosa. Dall’altro lato, però, vedo la necessità di migliorare il rapporto tra aziende e scuole secondarie di secondo grado, ovvero i luoghi dove ragazze e ragazzi iniziano a diventare donne e uomini».

Ed è poi questo anche il parere del professor Ferretti: «Il futuro della formazione si giocherà sulla creazione di ambienti in cui i ragazzi possano vivere insieme. Diversamente, non ci si forma, non si apprende davvero».

Scoprire e utilizzare sempre più l’intelligenza artificiale significa allora non semplicemente arrendersi a un cambiamento inevitabile, ma imparare ad accoglierlo, entrare in relazione con esso per tentare di coglierne gli aspetti più positivi e stimolanti. Per questo motivo in Università Cattolica, a Cremona, partirà dal 20 febbraio un ciclo di incontri che avrà come punto fondamentale la riflessione sulla relazione tra gli uomini e questa incredibile tecnologia.

 

Intelligenza artificiale, chi sei? Dal 20 febbraio a Santa Monica cinque incontri. Evento conclusivo con padre Benanti