«Mi auguro che il beato Carlo Acutis possa proteggere il nostro paese al fine di donarci fede e salute». Con questo auspicio il sindaco di Barbata Vincenzo Trapattoni ha inaugurato nella mattinata di domenica 27 aprile la cappella votiva dedicata a Carlo Acutis. La cerimonia pubblica era stata pensata in coincidenza con quella religiosa che in San Pietro avrebbe dovuto sancire la canonizzazione del giovane di origini brianzole, evento rimandato a seguito della morte di Papa Francesco.
Realizzata dal Comune di Barbata nel parcheggio pubblico San Paolo VI, la cappella è stata offerta da Angelo Valaperta, imprenditore originario di Barbata oggi residente a Caravaggio. Sua la donazione al Comune, in ricordo di papà Abele e di mamma Maria, dei fondi necessari alla realizzazione e all’arredo della cappella, progettata (gratuitamente) dall’ingegnere barbatese Pietro Neotti e costruita dalla ditta Edil Due di Pumemengo. A dargli lo spunto è stato lo stesso Vincenzo Trapattoni, che alla figura di Carlo Acutis si è avvicinato in maniera particolare partecipando al pellegrinaggio che la parrocchia di Barbata e Isso hanno effettuato lo scorso anno ad Assisi.
Il 27 aprile la mattinata è iniziata con la Messa solenne nella chiesa parrocchiale, presieduta dal parroco don Angelo Rossi, e durante la quale è stata benedetta la statua di Carlo Acutis poi posata all’interno della cappella votiva.
Al termine della celebrazione, in processione con l’accompagnamento musicale del corpo bandistico di Fontanella, autorità e cittadini hanno raggiunto in corteo la cappella che è stata benedetta dal parroco, che nella breve riflessione ha auspicato che Carlo Acutis «possa aiutare anche a noi ad alzare lo sguardo al Cielo per vedere la via percorsa dai santi per arrivare a Cristo».
«A volte – ha detto il sindaco nel suo discorso – la vita può essere breve, segnata dalle difficoltà ed è per tutti fragile, ma Carlo era intimamente convinto che essa andava vissuta nella sua pienezza, senza mai sprecarla. Non aveva paura di andare controcorrente, senza calcoli ma con spontaneità. Aveva capito che bisogna sapere dove indirizzare lo sguardo, che deve essere sempre rivolto verso l’alto». E ancora: «Carlo non smise mai di camminare e di seguire il Signore. La sua è stata un’esistenza breve come il volo di una farfalla ma questo suo breve volo ha squarciato la notte come fanno i raggi del sole, raggi capaci di scaldare il cuore e di ridestare l’entusiasmo e di scuotere dal torpore. E la vita di Carlo è stata davvero come uno di questi raggi di sole».