Visita ad limina, mons. Napolioni e i vescovi lombardi a fine gennaio dal Papa

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Da lunedì 29 gennaio a venerdì 2 febbraio il vescovo Antonio Napolioni, insieme agli altri presuli lombardi, sarà in Vaticano per la Visita ad limina. Un momento di condivisione tra la Chiesa universale e le Chiese particolari che presenteranno la propria situazione negli incontri che i vescovi delle Chiese di Lombardia, guidati dal metropolita mons. Mario Delpini, avranno nei diversi Dicasteri vaticani e incontrando Papa Francesco.

La Visita ad limina apostolorum, nata come pellegrinaggio alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo, nei secoli si è consolidata come pellegrinaggio regolare dei vescovi di tutto il mondo sulla tomba di Pietro e come momento di confronto e condivisione con il Santo Padre.

«La Visita ad limina è – spiega mons. Massimo Calvi, vicario generale della Diocesi di Cremona – un’occasione di condivisione per le Diocesi di tutto il mondo che, in questa occasione, esprimono e rafforzano il loro senso di appartenenza alla Chiesa universale».

La Visita ad limina si vive solitamente ogni cinque anni, ma per le Chiese di Lombardia l’ultima risale al febbraio 2013. Nella settimana romana i vescovi lombardi incontreranno i 12 Dicasteri previsti dal protocollo, più tre a loro scelta: i vescovi che nella conferenza episcopale lombarda sono riferimento per l’ambito apriranno l’incontro con la “ponenza”, esponendo quanto riscontrato in questi anni rispetto a ogni settore, evidenziando le caratteristiche pastorali proprie della regione ecclesiastica lombarda, tra ricchezze, potenzialità e criticità. Il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, interverrà al Dicastero per i laici, la famiglia e la vita e alla Pontificia commissione per la tutela dei minori.

Punto di partenza sono le relazioni che tutte le Diocesi hanno compilato nelle scorse settimane e già presentato in Vaticano. «In occasione delle Visita ad limina le Diocesi sono invitate a predisporre un’ampia relazione sul loro stato di vita – precisa a questo riguardo mons. Calvi – cercando di illustrare ciò che esse hanno impostato, sotto i vari punti di vista, negli anni trascorsi dal precedente incontro con il Santo Padre. Naturalmente anche la Diocesi di Cremona ha preparato questa relazione, che cerca di descrivere ciò che è avvenuto, nel bene e nel male, in questo decennio». Una stesura avvenuta dopo un lungo processo cui hanno preso parte insieme al vescovo e ai suoi più stretti collaboratori, tutti i responsabili degli uffici di Curia sotto con il coordinamento proprio del vicario generale e del cancelliere don Paolo Carraro.

«Sicuramente la relazione presenta la vita della Diocesi in maniera articolata e complessa – racconta il vicario generale –. Mette in relazione le risorse umane e spirituali che la Chiesa locale vive, ma non nasconde le situazioni più problematiche». E aggiunge: «Si può dire che alcuni problemi che si affacciavano come iniziali, nel tempo hanno maturato un radicamento maggiore. Basta pensare alla decrescita della partecipazione alla vita liturgica. O a tutti i problemi che emergono nelle famiglie, che si trovano a procrastinare sempre di più il matrimonio, magari preferendo la convivenza. E un segnale di preoccupazione arriva anche rispetto alla denatalità, in crescita come il numero degli anziani, spesso soli. Anche la diminuzione del clero, pur se per il momento ancora contenuta, è un altro elemento di cui si evidenzia il fenomeno, che noteremo sempre di più in futuro».

Un decremento della popolazione di circa 10 mila abitanti, dai 370.564 del 2013 ai 360.328 del 2023, con un calo anche dei fedeli cattolici, passati da 326.096 a circa 300 mila (quasi mille bambini battezzati di differenza tra le due annate, 2.031 nel 2013 e 1.215 nel 2023). Come sottolineato dal vicario generale, il calo riguarda anche i presbiteri diocesani, che nel 2013 erano 328, mentre ora “solo” 269. Controtendenza rispetto a questi dati, invece, il numero dei seminaristi diocesani: in 7 frequentavano il Seminario vescovile di Cremona nel periodo dell’ultima Visita (su un totale di 15, compresi i seminaristi provenienti da altre diocesi), mentre attualmente sono 10.

Tuttavia, non mancano elementi positivi «che fanno ben sperare». «Penso alla crescita di consapevolezza del ruolo dei laici e della loro ministerialità, o all’impegno nel rinnovamento dell’iniziazione cristiana – sottolinea mons. Massimo Calvi –. La nostra Diocesi, inoltre, in questi anni è stata impegnata nel ripensamento della presenza sul territorio, con la revisione delle zone pastorale e la costituzione di unità pastorali, per aiutare le parrocchie a unire le forze e avere una presenza pastorale sempre più significativa». Segnali di vita cui si aggiungono i tanti segni di speranza, «come i giovani che intraprendono il cammino della vita presbiterale e consacrata con grande generosità, o che semplicemente vivono con impegno la vita dei nostri oratori e della nostra pastorale giovanile».

La Visita ad limina sarà certo l’occasione per un bilancio della vita delle Chiese locali, ma anche l’invito a non rinchiudersi nell’ambito diocesano senza respirare quel senso di appartenenza alla Chiesa universale che continua a camminare verso il futuro ispirata dallo Spirito Santo.

 

A Roma dopo 11 anni

Durante l’ultima Visita ad limina dei vescovi della Lombardia, avvenuta nel febbraio 2013, fu monsignor Dante Lafranconi, allora vescovo di Cremona, a presentare la situazione diocesana agli occhi di Papa Benedetto XVI. A guidare la delegazione dei vescovi lombardi a Roma l’allora arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola. Nella sua breve relazione riguardante la Chiesa cremonese, il vescovo Lafranconi illustrò al Pontefice in particolare la visita pastorale effettuata, tra il 2005 e il 2011, in tutte le parrocchie della diocesi. Oltre a questo, furono messi in luce in particolare due significativi temi: l’impegno di evangelizzazione dei più «lontani» dalla Chiesa e il processo di rinnovamento dei percorsi dell’iniziazione cristiana nelle parrocchie. Papa Benedetto XVI, nel 2013, ribadì la necessità della Lombardia di riconoscersi sempre di più come «cuore credente dell’Europa». Una Chiesa, quella lombarda, che il Santo Padre aveva già definito «viva, ricca di dinamismo della fede e di spirito missionario» nella precedente Visita ad limina, quella del 2008. In quel caso, a guidare i vescovi della Lombardia, era stato il cardinale Dionigi Tettamanzi.