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Lo stile di famiglia nel “motore” della comunità cristiana: si è svolto a Soresina l’incontro sinodale per gli operatori della Zona 2

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Con gli incontri svolti nella serata di venerdì 21 gennaio nelle parrocchie della Zona pastorale 2 e i laboratori che si sono tenuti a Soresina nella mattinata di sabato 22 si è avviata la seconda fase del cammino sinodale della Chiesa cremonese, che aveva visto il suo inizio nell’ottobre dello scorso anno.

Gli incontri di formazione zonale che si svolgeranno nei mesi di gennaio e febbraio anche nelle altre zone pastorali sono articolati in due momenti, per cercare di coinvolgere nel percorso di riflessione sul Sinodo un numero sempre più ampio di persone, soprattutto quelle che vivono la parrocchia nelle sue varie articolazioni. Lo scopo è quello di verificare e di arricchire l’idea di Chiesa come comunità cristiana confrontandosi con la realtà concreta e quotidiana della famiglia.

Nella serata di venerdì, dopo un momento di preghiera, è stata proposta la proiezione di un intervento registrato del vescovo di Modena – Nonantola, mons. Erio Castellucci, di una coppia di coniugi e di una coppia di fidanzati: tre contributi che hanno cercato di individuare le caratteristiche di quale Chiesa si vorrebbe essere. È seguito un rapido e concentrato scambio di opinioni sulle provocazioni fornite dal filmato, ma il lavoro di approfondimento e di proposta è stato rimandato ai laboratori di sabato mattina.

Gli incontri laboratoriali si sono tenuti a Soresina, divisi in due gruppi: uno all’oratorio Sirino, guidato da don Federico Celini, con gli operatori delle aree pastorali giovani e comunicazione e cultura, e l’altro presso la Scuola Immacolata, dove gli operatori delle aree pastorali famiglia e giovani hanno avuto la conduzione di don Francesco Fontana.

I due laboratori, dopo un momento di preghiera con letture che hanno focalizzato la riflessione sul senso della vita familiare nelle sue difficoltà, ma soprattutto sulle sue ricchezze, hanno lavorato divisi in gruppi di una dozzina di persone, unite da affinità ministeriali. I gruppi hanno dedicato un primo spazio a verificare su come lo stile di famiglia abbia ricadute positive sulla vita pastorale parrocchiale; a questo momento è seguito uno spazio di proposte concrete capaci di innervare la realtà ecclesiale.

I gruppi che si sono confrontati presso la Scuola Immacolata hanno individuato come obiettivo primario, sia pure con sfumature diverse, l’ascolto e l’accoglienza attenta di ogni persona, rivolgendo una particolare cura alla relazione anche attraverso percorsi di formazione specifici. Così, i partecipanti all’incontro all’oratorio Sirino hanno incentrato l’attenzione su diversi e approfonditi aspetti, sempre nell’intento di individuare in che cosa e come la famiglia – nella concretezza del suo vissuto, delle sue dinamiche, delle sue prospettive, delle sue potenzialità – possa rappresentare una realtà certa e dinamica a cui la Chiesa in cammino possa ispirarsi, anche e soprattutto alla luce della “Amoris Laetitia”.

Il frutto delle riflessioni sarà consegnato sia al vicario zonale sia al Vescovo: un ulteriore e prezioso contributo, anche questo, per il cammino sinodale che attende la Chiesa diocesana.

Il Papa apre il Sinodo: non è una convention ecclesiale ma un evento di grazia

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Si è disposti “all’avventura del cammino” condividendo le vicende dell’umanità o si preferisce rifugiarsi nelle scuse del “non serve” o del “si è fatto sempre così”? È la domanda che il Papa pone nella Messa di apertura del Sinodo sulla sinodalità, nella Basilica di San Pietro.  Presenti circa 3mila persone, fra cardinali, vescovi, sacerdoti, religiosi e laici. Incontrare, ascoltare, discernere sono i tre verbi che Francesco offre alla riflessione della Chiesa come bussola, all’inizio di questo percorso sinodale, ricordando che fare Sinodo significa camminare insieme sulla stessa strada. Lo sguardo è rivolto a Gesù che, nel Vangelo proposto dalla Liturgia di oggi, incontra l’uomo ricco, ascolta le sue domande e lo aiuta a discernere.

La Parola ci apre al discernimento e lo illumina. Essa orienta il Sinodo perché non sia una “convention”, una convention ecclesiale, un convegno di studi o un congresso politico, perché non sia un parlamento ma un evento di grazia, un processo di guarigione condotto dallo Spirito. In questi giorni Gesù ci chiama, come fece con l’uomo ricco del Vangelo, a svuotarci, a liberarci di ciò che è mondano, e anche delle nostre chiusure e dei nostri modelli pastorali ripetitivi; a interrogarci su cosa ci vuole dire Dio in questo tempo e verso quale direzione vuole condurci.

Non maschere di circostanza ma esperti nell’arte dell’incontro

Come Gesù, senza esserne infastidito, si è lasciato interpellare dall’inquietudine dell’uomo ricco, che chiedeva cosa fare per avere la vita eterna, i cristiani sono chiamati a “diventare esperti nell’arte dell’incontro”, non nell’organizzare “eventi” o nel fare “una riflessione teorica sui problemi”. Gesù – aggiunge a braccio –  non andava di fretta, ma era sempre al servizio della persona che incontrava per ascoltarla. Bisogna, quindi, dare spazio alla preghiera, all’adorazione, all’incontro col Signore, a quello che lo Spirito vuol dire alla Chiesa per lasciarsi, poi, interpellare dalla storia dell’altro. Invece di “ripararci in rapporti formali o indossare maschere di circostanza”, l’incontro suggerisce nuove vie da seguire facendoci uscire da “abitudini stanche” per essere capaci di “veri incontri con Lui e tra di noi”, “senza trucco”.

Oggi, dopo l’Angelus, riceverò un bel gruppo di persone di strada che semplicemente si sono radunate perché c’è un gruppo di gente che va ad ascoltarle, soltanto ad ascoltarle. E dall’ascolto sono riusciti a incominciare a camminare.

Non insonorizzare il cuore

I cristiani sono chiamati, dunque, a ascoltare con il cuore, tutto il tempo necessario, in modo che l’altro si senta non giudicato ma libero di raccontare il proprio vissuto. Gesù con l’uomo ricco non ha offerto “una soluzione preconfezionata” ma ha ascoltato con il cuore permettendogli, così, di parlare di sé con libertà. “Con sincerità in questo itinerario sinodale, chiediamoci: come stiamo con l’ascolto?” è la domanda di Papa Francesco. Fare Sinodo è infatti seguire le tracce di Gesù:

È scoprire con stupore che lo Spirito Santo soffia in modo sempre sorprendente, per suggerire percorsi e linguaggi nuovi. È un esercizio lento, forse faticoso, per imparare ad ascoltarci a vicenda – vescovi, preti, religiosi e laici, tutti, tutti i battezzati – evitando risposte artificiali e superficiali, risposte prêt-à-porter: no. Lo Spirito ci chiede di metterci in ascolto delle domande, degli affanni, delle speranze di ogni Chiesa, di ogni popolo e nazione. E anche in ascolto del mondo, delle sfide e dei cambiamenti che ci mette davanti. Non insonorizziamo il cuore, non blindiamoci dentro le nostre certezze. Le certezze tante volte ci chiudono.

Un cammino di discernimento spirituale

Nel dialogo con l’uomo ricco, Gesù, poi, lo aiuta a discernere. Intuisce che è un uomo buono che pratica i comandamenti, ma vuole condurlo oltre l’osservanza dei precetti, facendogli capire a cosa il suo cuore sia davvero attaccato, “per poi scoprire che il suo bene non è aggiungere altri atti religiosi, ma, al contrario, svuotarsi di sé: vendere ciò che occupa il suo cuore per fare spazio a Dio”. Un’indicazione preziosa, nota il Papa. Il Sinodo, infatti, è “un cammino di discernimento spirituale, di discernimento ecclesiale, che si fa nell’adorazione, nella preghiera, a contatto con la Parola di Dio”.

Infine, un gruppo di 25 persone rappresentanti tutto il popolo di Dio e i diversi continenti si avvicinano davanti all’altare della confessione. Il gruppo è composto da una persona ipovedente e il suo accompagnatore; due religiosi, due giovani della pastorale giovanile, una famiglia congolese con i due figli che vivono a Roma; un diacono permanente con la moglie e i due figli, un giovane della comunità romena di rito latino e uno della comunità indiana di rito siro-malabarese, un cappellano libanese maronita, una coppia di fidanzati e altre due coppie, un giovane sacerdote.

 

Sinodo, Papa Francesco: “Non bisogna fare un’altra Chiesa, bisogna fare una Chiesa diversa”

Sabato 16 ottobre a Cremona la Veglia diocesana per l’avvio del Sinodo: inizio suddivisi per zone pastorali in tre chiese della città e conclusione comunitaria con il vescovo in Cattedrale

Nuova tappa del cammino sinodale: ascolto e confronto all’ombra del Torrazzo

Nella serata di venerdì 19 e nella mattinata di sabato 20 novembre presso la parrocchia della Beata Vergine di Caravaggio, nella periferia della città di Cremona, si è svolta la prima riunione sinodale della zona pastorale 3. La struttura della due giorni è stata quella già rodata nei due incontri precedenti di Mozzanica, per la zona 1, e di Soresina, per la zona 2.

L’assemblea riunita ha avuto modo di esprimersi attraverso l’utilizzo di diversi linguaggi e partendo da spunti di diversa portata, da quello musicale a quello più classicamente dialogato, fino a quello illustrativo.

Dallo spunto musicale l’assemblea ha raccolto spunti di tenerezza, di una presenza altra da sé che non trova il suo fondamento nell’egoismo, ma nella relazione che è coralità, presenza di chi ti conduce con amorevolezza, lascandoti sempre libero di poter orientare il cammino ma che non ti lascia solo; è, quindi, libertà che non prevarica, che sa captare le esigenze, le sa accogliere e le sa accompagnare. Si può ricavare l’immagine di un “io” che in sé ha la sua struttura, ma che vive orientato all’altro in un rapporto che vive del rapporto che il Signore ha con ogni uomo.

Attraverso il linguaggio dell’immagine l’assemblea divisa in piccoli gruppi ha avuto la possibilità di esprimere quale sia la percezione di Chiesa che attualmente viene percepita o, anche, in quale modo venga vissuto il rapporto dei cristiani stessi con la Chiesa. Dopo un rapido momento per la produzione di uno schizzo durante il dialogo all’interno del gruppo, il vescovo Antonio ha riletto le immagini che sono state prodotte condividendole con l’intera assemblea. Nonostante il poco tempo a disposizione, le immagini hanno espresso stili molto diversi e anche visioni di Chiesa e appartenenza ad essa molto diverse. Infatti, spesso è stata rappresentata attraverso l’edifico chiesa caratterizzato talvolta da un’apertura volta all’incontro con l’altro e alla testimonianza, talvolta da una chiusura in se stessa da alti recinti o gruppi chiusi, esclusivi. Eloquenti e che aprono a molti interrogativi sono stati anche le rappresentazioni della vecchia stampella, del bambino incatenato a una grossa palla interpretabile come il mondo, o dall’ambulanza che si dirige verso una fitta nebbia oltre la quale si trova la croce del Signore Gesù.

Il dialogo all’interno dei gruppi di confronto è stato guidato prima dal testo biblico di Giosuè e poi dai dieci nuclei tematici nei quali verrà suddivisa la discussione sinodale. Dal confronto nei gruppi emerge come il cambiamento possa fare paura, ma che, allo stesso tempo, la storia della salvezza dipenda anche dalle scelte di ognuno, in quanto assume le tante facce che incontriamo e che non sempre siamo in grado di apprezzare. Quindi il desiderio di un rinnovato affidamento allo Spirito per affidare il proprio agire e la Chiesa al Signore, da cui viene l’agire di ognuno che è chiamato a operare per quello che è, dove si trova. Così nasce e si rinsalda la spinta verso un incontro anche nei confronti di chi è vicino ma che, a volte non conosciamo, capaci di ascolto, approfondimento e di approvvigionamento alla sorgente. Un ascolto che deve essere attento, capace di incontrare tutti, anche con linguaggi diversi da quelli a cui siamo abituati “da sempre” e che porti a una partecipazione attiva, una testimonianza incarnata. Tutto questo non può essere Chiesa se, però, si trascura il fatto che la diversità e anche la possibile contraddittorietà di questi aspetti ha un punto di unione al suo vertice che è Gesù Cristo.

L’ascolto diventa quella dimensione che ogni cristiano, ogni uomo, deve recuperare. È un metodo, ma anche la nostra identità, è cura di un corpo, di una Persona con cui si cammina e si vive.

Per esercitare questo ascolto, due sono gli appuntamenti che coinvolgeranno ogni parrocchia o unità pastorale entro febbraio 2022. Un primo momento da vivere in stile sinodale all’interno del consiglio pastorale o di un gruppo parrocchiale e un secondo più di frontiera, che rappresenti un aspetto non ordinario della parrocchia in cui ci si possa confrontare su almeno uno dei dieci nuclei tematici proposti.

Un’ulteriore anticipazione rivolta dal vescovo alla città è stato il pensiero alla visita pastorale che dal prossimo gennaio ne coinvolgerà in modo particolare parrocchie e unità pastorali. Il compito affidato dal vescovo ai presenti e alle loro comunità è quello di iniziare a ripensarsi per poter diventare una Chiesa di città. Una Chiesa che possa riunire i diversi “tipi” presenti sul territorio, individuati in cinque categorie: le parrocchie, i movimenti e le associazioni, i religiosi, il vescovo e le organizzazioni diocesane e i singoli, affinché possano guardare insieme al futuro senza trascurare nessun pezzo di vita pensando che se ne occupi qualcun altro. L’invito che ne nasce è quello di ritrovarsi, terminata la visita pastorale in tutta la città, per condividere questi pensieri e iniziare a intuire un percorso da seguire per vivere sempre meglio la comunione e la missione.

Gli incontri zonali del Sinodo guidati dal vescovo proseguono venerdì 26 novembre e sabato 27 a Sospiro per la Zona pastorale 3.

A Mozzanica prima tappa del cammino Sinodale nelle Zone. Il Vescovo illustra i temi e le domande per il cambiamento

 

«In questo tempo, in questa nostra Chiesa c’è qualcosa che mi fa vibrare?». Con questa domanda il vescovo Antonio apre la serata di riflessione lasciando lo spazio, nel silenzio alle risposte spontanee delle persone presenti nella sala dell’oratorio di Mozzanica, dove – tra venerdì 22 e sabato 23 ottobre – inizia il cammino sinodale della diocesi di Cremona.

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A Soresina un altro passo del cammino sinodale

Dal pomeriggio di venerdì 29 alla mattina di sabato 30 ottobre, la Scuola Immacolata di Soresina, in luogo dei giochi e delle attività dei bambini, ha lasciato spazio all’incontro della seconda tappa del cammino sinodale della diocesi di Cremona con i rappresentanti della Zona pastorale 2. Anche se il fine settimana presentava delle contingenze non favorevoli come il lungo ponte in concomitanza del ricordo dei defunti, occasioni per visite ai cimiteri e di impegni ecclesiali, un buon numero di laici e di sacerdoti ha risposto all’invito del vescovo, spinti dalla consapevolezza, forse non completamente chiara, della necessità di camminare insieme per un desiderio di cambiamento. Continue reading »

Sinodo, Papa Francesco: “Non bisogna fare un’altra Chiesa, bisogna fare una Chiesa diversa”
Sabato 9 ottobre Papa Francesco ha aperto il momento di riflessione sul percorso sinodale con un discorso a 360 gradi, al centro del quale c'è l'identità di una "Chiesa di vicinanza", che parta dall'ascolto e dalla partecipazione di tutto il popolo di Dio. L'auspicio è che possa essere un Sinodo con la partecipazione di tutti, in cui lo Spirito sia il protagonista

“Non bisogna fare un’altra Chiesa, bisogna fare una Chiesa diversa”. Per concludere il suo discorso durante il momento di riflessione sul percorso sinodale, la mattina di sabato 9 ottobre nell’Aula nuova del Sinodo, il Papa ha preso in prestito una frase di padre Yves Congar: “E questa è la sfida”, ha aggiunto sintetizzando gli obiettivi del Sinodo sulla sinodalità, che inaugurerà ufficialmente domenica 10 ottobre con la Messa nella basilica di San Pietro.

“Il Sinodo non è un Parlamento”,

ha esordito Francesco a braccio. “Nell’unico Popolo di Dio, camminiamo insieme, per fare l’esperienza di una Chiesa che riceve e vive il dono dell’unità e si apre alla voce dello Spirito”, l’esortazione di Francesco, che si è soffermato sulle tre parole-chiave del Sinodo: comunione, partecipazione, missione. E ha messo in guardia da tre rischi: il formalismo, l’intellettualismo e l’immobilismo, che “è un veleno nella vita della Chiesa”.

“Se non arriveremo a questa Chiesa di vicinanza, con compassione e tenerezza, non saremo la Chiesa del Signore”,la mèta verso la quale tendere. “Sia questo Sinodo un tempo abitato dallo Spirito!”, l’auspicio finale, per preservarci dal pericolo di “diventare una Chiesa da museo, bella ma muta, con tanto passato e poco avvenire”.

“Comunione e missione sono espressioni teologiche che designano il mistero della Chiesa e di cui è bene fare memoria”, ha spiegato il Papa, ricordando il Concilio Vaticano II e citando Paolo VI. “Partecipare tutti: è un impegno ecclesiale irrinunciabile!”, ha esclamato Francesco, menzionando la visione di Giovanni Paolo II della Chiesa come “koinonia” e lanciando un monito preciso, a partire dal battesimo come la nostra carta di identità: “Celebrare un Sinodo è sempre bello e importante, ma è veramente proficuo se diventa espressione viva dell’essere Chiesa, di un agire caratterizzato da una partecipazione vera. E questo non per esigenze di stile, ma di fede”.

“Se manca una reale partecipazione di tutto il Popolo di Dio, i discorsi sulla comunione rischiano di restare pie intenzioni”, la denuncia: “Su questo aspetto abbiamo fatto dei passi in avanti, ma si fa ancora una certa fatica e siamo costretti a registrare il disagio e la sofferenza di tanti operatori pastorali, degli organismi di partecipazione delle diocesi e delle parrocchie, delle donne che spesso sono ancora ai margini”.  

“Si può ridurre un Sinodo a un evento straordinario, ma di facciata, proprio come se si restasse a guardare una bella facciata di una chiesa senza mai mettervi piede dentro”, il monito per scongiurare il rischio del formalismo: “Se parliamo di una Chiesa sinodale non possiamo accontentarci della forma, ma abbiamo anche bisogno di sostanza, di strumenti e strutture che favoriscano il dialogo e l’interazione nel Popolo di Dio, soprattutto tra sacerdoti e laici”.

“Ciò richiede di trasformare certe visioni verticiste, distorte e parziali sulla Chiesa, sul ministero presbiterale, sul ruolo dei laici, sulle responsabilità ecclesiali, sui ruoli di governo e così via”,

la ricetta del Papa.

 

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Un secondo rischio è quello dell’intellettualismo: “far diventare il Sinodo una specie di gruppo di studio, con interventi colti ma astratti sui problemi della Chiesa e sui mali del mondo; una sorta di ‘parlarci addosso’, dove si procede in modo superficiale e mondano, finendo per ricadere nelle solite sterili classificazioni ideologiche e partitiche e staccandosi dalla realtà del Popolo santo di Dio, dalla vita concreta delle comunità sparse per il mondo”. Infine, per Francesco, “ci può essere la tentazione dell’immobilismo: siccome ‘si è sempre fatto così’, è meglio non cambiare”. “Chi si muove in questo orizzonte, anche senza accorgersene, cade nell’errore di non prendere sul serio il tempo che abitiamo”, la tesi del Papa:

“Il rischio è che alla fine si adottino soluzioni vecchie per problemi nuovi: un rattoppo di stoffa grezza, che alla fine crea uno strappo peggiore. Per questo è importante che il Sinodo sia veramente tale, sia un processo in divenire; coinvolga, in fasi diverse e a partire dal basso, le Chiese locali, in un lavoro appassionato e incarnato, che imprima uno stile di comunione e partecipazione improntato alla missione”.

“Un luogo aperto, una Chiesa dell’ascolto, una Chiesa della vicinanza”, le tre opportunità che il Sinodo deve cogliere per tornare “allo stile di Dio, che è vicinanza, compassione e tenerezza”, l’invito: “Se non arriveremo a questa Chiesa di vicinanza, con compassione e tenerezza, non saremo la Chiesa del Signore”.  “Una Chiesa che non solo a parole, ma con la presenza, stabilisca maggiori legami di amicizia con la società e il mondo”, il ritratto di Francesco: “una Chiesa che non si separa dalla vita, ma si fa carico delle fragilità e delle povertà del nostro tempo, curando le ferite e risanando i cuori affranti con il balsamo di Dio”.  La prima opportunità da cogliere con il Sinodo, per il Papa, è “quella di incamminarci non occasionalmente ma strutturalmente verso una Chiesa sinodale: un luogo aperto, dove tutti si sentano a casa e possano partecipare”. Il Sinodo, inoltre, “ci offre l’opportunità di diventare una Chiesa dell’ascolto: di prenderci una pausa dai nostri ritmi, di arrestare le nostre ansie pastorali per fermarci ad ascoltare. Ascoltare i fratelli e le sorelle sulle speranze e le crisi della fede nelle diverse zone del mondo, sulle urgenze di rinnovamento della vita pastorale, sui segnali che provengono dalle realtà locali”.

Sinodo, incontro in Zona 5: «È Gesù la “dinamite” che cambia le cose e ci salva dal buio»
Il vescovo ha guidato gli incontri delle comunità zonali a Rivarolo Mantovano

È una Chiesa in cammino quella che si è incontrata venerdì sera presso il Centro Parrocchiale di Rivarolo Mantovano, per il primo incontro di formazione per il cammino sinodale della zona 5.

Alla presenza del vescovo Antonio Napolioni, anche gli operatori pastorali e i rappresentanti delle comunità del territorio, come precedentemente le altre zone, si sono ritrovati a riflettere sul senso dell’essere Chiesa oggi.

Dopo aver ascoltato la cantata sacra “Letizia d’amore, stelle e precipizio”, composta da Federico Mantovani su testo poetico di Davide Rondoni ispirato all’esortazione apostolica di Papa Francesco “Amoris Laetitia”, l’assemblea riunita ha riflettuto insieme al Vescovo sul momento storico attuale e sulle prospettive di cambiamento che si aprono: «Abbiamo percepito la gravità del momento in cui viviamo – ha detto Mons. Napolioni – Quante volte lo Spirito, però, ha determinato una nuova nascita».

E, ricordando la figura del cardinal Martini, ha proseguito riflettendo su come «la Chiesa si è come seduta nell’epoca della cristianità e deve ora ri-imparare a dialogare con il mondo per essere sacramento».

Il riferimento è al Concilio Vaticano II, da Papa Giovanni XXIII a Papa Paolo VI, e ai documenti di Lumen Gentium, Sacrosanctum Concilium, Ecclesiam Suam. «Prima di metterci in cammino insieme, dovremmo riconoscere che siamo stati salvati dal caos del buio». E ha concluso esortando i presenti: «Dobbiamo essere più vicini alla gente che si sente schiava, lontano dai moralismi. La gente vuole la “dinamite” che cambia le cose e questa “dinamite” si chiama Gesù».

La riflessione è proseguita sabato mattina con dei lavori di gruppo preceduti da un momento di preghiera comunitaria.

Diffuso il Documento preparatorio del Sinodo, che il Papa aprirà ufficialmente il 10 ottobre
L'evento proseguirà poi nelle diocesi il 17 ottobre per culminare nella XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (ottobre 2023), a cui farà seguito la fase attuativa, che coinvolgerà nuovamente le Chiese particolari

Uno strumento “per favorire la prima fase di ascolto e consultazione del Popolo di Dio nelle Chiese particolari (ottobre 2021 – aprile 2022), nella speranza di contribuire a mettere in moto le idee, le energie e la creatività di tutti coloro che prenderanno parte all’itinerario, e facilitare la condivisione dei frutti del loro impegno”. È il documento preparatorio del Sinodo, dal titolo “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”, che Papa Francesco aprirà ufficialmente il 10 ottobre. Continue reading »